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Nicoletta Dosio è a casa, il carcere resta

Nicoletta è a casa, sta bene e vi saluta. I domiciliari a cui è sottoposta sono più rigidi di quelli imposti dal coronavirus, perché prevedono per i restanti nove mesi il divieto di comunicazioni e di incontri. In compenso, sto ricevendo per lei tanti, affettuosi messaggi di saluto, che ricambia con un ringraziamento ed un abbraccio a tutte e tutti. Anche se a volte sembra di mordere il granito, la resistenza continua.

Nessuno può conoscere davvero il carcere, se non chi lo vive. Nessuno può immaginare le storie degli ultimi, la desolazione delle esistenze recluse, le violenze subite nel tempo, che diventano colpa per chi si ribella, e prigione.

Nessuno immagina le vite senza nome costrette in questi momenti ad aspettare in catene l’epidemia che,  nel silenzio e nell’indifferenza generale, si è già insinuata oltre le mura e tra poco farà strage.

In carcere tanti continuano ad entrare (anche malati, ai quali non vengono praticati controlli sanitari), e pochissimi escono. Il sovraffollamento delle prigioni – anche a Torino- è insostenibile, vergognosa violazione di qualsiasi diritto, di ogni principio minimamente umano.

Nelle sezioni c’è angoscia e richiesta di aiuto, volutamente ignorata da una classe politica cieca e sorda. Il recente decreto, che di per sé è pochissima  cosa, non trova alcuna applicazione e si rivela per quello che è: uno specchietto per le allodole, la foglia di fico di un potere inetto e vendicativo.

I detenuti chiedono aiuto, giustizia, umanità, possibilità di mettersi in salvo, respirare aria libera, rivedere le persone care, prima che sia troppo tardi: è questo il messaggio che lasciano a chi esce.

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Nicoletta Dosio, compagna No Tav della Val di Susa in carcere a Torino dal 30 dicembre 2019, è uscita da Le Vallette nel tardo pomeriggio di lunedì 30 marzo per andare a scontare l’ingiusta pena che le è stata inflitta ai domiciliari, il massimo delle restrizioni possibili, compreso l’ingiusto divieto di comunicare.

Nicoletta fa sapere tramite il suo compagno, di vita e di lotta, Silvano che “la situazione dentro è pesantissima, e invece che scarcerare, al contrario continuano a tradurre in carcere persone, anche con la febbre. E’ dimagrita molto perché mangiare in carcere è difficile per tutte, ma è orgogliosa delle sue compagne di detenzione che si sono sostenute a vicenda in questo periodo e uscire da sola le crea rabbia.

Rabbia per persone a cui hanno concesso le videochiamate al posto dei colloqui, ma è un diritto mai esercitato dalle tante che non hanno parenti con uno smartphone o anziani non capaci di utilizzare la tecnologia. Il carcere è un luogo dove la normalità non esiste per chi fa la guardia, anzi l’arroganza è l’unica vera normalità. L’indulto e l’amnistia sono assolutamente necessarie!”

L’intervista a Silvano, compagno di vita e di lotta di Nicoletta Dosio, ai microfoni di Radio Onda d’Urto nella mattinata di martedì 31 marzo. Ascolta o scarica

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