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Napoli 17 giugno 1975 – Iolanda Palladino ferita a morte dai fascisti

“Il 17 giugno del 1975 faceva un gran caldo a Napoli. Faceva caldo anche se era sera ma l’aria non ne voleva sapere di rinfrescare. Era il giorno in cui si ultimava lo spoglio delle schede elettorali e per la prima volta a vinceva un sindaco del Partito Comunista.

C’era grande euforia in città, la gente cominciava a scendere in strada per festeggiare. In poco tempo il centro storico si riempì di auto e il traffico si fece intenso. Tra quelle auto c’era anche una 500 guidata da una ragazza di vent’anni. Bellissima. Iolanda Palladino si chiamava, abitava a Porta Nolana, era la figlia del cuoco di Mimì alla ferrovia. Uscita per andare a telefonare al suo ragazzo, si ritrovò imbottigliata nel traffico a Via Foria. Non poteva sapere che, nascosto dietro le scalinate di Via Tenore, un gruppo di fascisti aveva deciso di dare una lezione a chi osasse festeggiare la vittoria del Pci.

Al civico 169 c’era infatti (e purtroppo c’è ancora) la sezione “Berta” dei fascisti di Michele Florino, che in quelle elezioni venne eletto consigliere comunale e che in negli anni a venire siederà in senato per diverse legislature. Da quel portone uscirono i fascisti per lanciare una molotov nella 500 di Iolanda. La ragazza uscì dall’auto in fiamme gridando e implorando aiuto. Alcuni passanti la accompagnarono all’ospedale, agli incurabili. Di lì sarà trasferita al centro grandi ustioni a Roma. Urla. Urla di un dolore immenso perché ha ustioni di terzo grado su tutto il corpo. Eppure resta lucida e sveglia per tutti i quattro giorni di un’agonia straziante. Morirà il 21 giugno.
A preparare e a partecipare all’agguato furono in molti. Ma ad assumersi la responsabilità furono in tre: Umberto Fiore, Giuseppe Torsi e Bruno Torsi. Vennero condannati a delle pene irrisorie per un omicidio, al termine delle quali alcuni di loro diverranno terroristi dei Nar. Michele Florino, ovviamente, fu assolto. Lui, il capo della sezione, il primo fascista, era a casa a mangiare la pizza. D’altronde anche quando il pentito Giuliano lo accuserà, molti anni più tardi di essere il mandante di un triplice omicidio, verrà assolto. Non si condanna un senatore della repubblica per omicidio.

I funerali di Iolanda si svolsero il 24 giugno. Tremila persone le resero omaggio, sfilando silenziosi dietro la bara e poi dirigendosi in corteo verso Via Foria. Ad attenderli, uno spiegamento di forze dell’ordine enorme, disposto a difesa della sezione Berta. I fascisti, evidentemente per nulla pentiti di quanto fatto quattro giorni prima, esposero uno striscione recante la scritta “Solo dio può fermare la volontà fascista, gli uomini e le cose no”. E’ questa la provocazione di fronte al dolore della famiglia, dei compagni e di una città intera che si stringe attorno a Iolanda e alza la testa. Combatte il corteo contro la polizia, a lungo. La polizia carica brutalmente anche chi cerca solo di porre una corona di fiori nel luogo in cui Iolanda è stata uccisa.

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