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I movimenti sociali lanciano l’assalto ai Decreti Sicurezza

Si è tenuta a Roma la due-giorni di assemblee e tavoli tematici “Energie in Movimento”. Le due giornate hanno messo al centro della discussione i campi di lotta e di convergenza nel complesso e mutato quadro politico italiano stretto tra guerra ai poveri e chiusura degli spazi democratici e di solidarietà.

Non è stato un caso che le due giornate abbiano trovato ospitalità nei due spazi minacciati dall’imminente rischio di sgombero: l’occupazione abitativa in Via del Caravaggio, il cui sgombero era stato appena sospeso e proprio domenica è stato ricalendarizzato per fine ottobre; e la casa delle donne Lucha Y Siesta.

Doveva essere proprio domenica 15 settembre, infatti, il giorno programmato per il distacco delle utenze e il conseguente sgombero della Casa delle Donne Lucha Y Siesta, uno spazio di resistenza femminista che in quasi dodici anni di attività ha dato accoglienza e sostegno a 1200 donne. La campagna Lucha alla città lanciata lo scorso 7 settembre ha saputo parlare molti linguaggi e mobilitare intorno a sé una pluralità di soggetti, attraverso la costituzione di un Comitato di Difesa – presieduto dalla docente femminista Federica Giardini – e il lancio dell’azionariato popolare per l’acquisto dello stabile, compreso nel concordato preventivo di Atac. L’attivazione immediata e trasversale per Lucha Y Siesta è riuscita per il momento a rimandare il distacco.

Alcune centinaia di attivisti e attiviste provenienti da ogni parte d’Italia si sono confrontati in due assemblee plenarie e sette tavoli tematici, che spaziavano dalla libertà di movimento al contrasto delle frontiere interne ed esterne, dalla condizione giovanile a quella lavorativa, dagli spazi sociali al diritto alla città, dalle lotte sul lavoro alle problematiche legate al reddito e al salario minimo, dalle politiche di welfare a quelle sull’abitare, fino alla lotta ai cambiamenti climatici.

L’ampiezza dei temi su cui si è discusso durante la giornata di sabato hanno poi trovato precipitazione nel corso dell’assemblea plenaria conclusiva, con la condivisione di un programma di mobilitazioni e rivendicazioni puntuali per il prossimo autunno.

Al centro della discussione, il ruolo dei movimenti sociali nel nuovo scenario politico italiano che vede al governo il Partito Democratico insieme al Movimento Cinque Stelle. Più che come il mero cambio di colore della formazione governativa, la “svolta” italiana è stata interpretata da più interventi come l’indicatore di un riassetto complessivo degli equilibri politici in Europa e come il tentativo in extremis di trovare una nuova forma di stabilizzazione e legittimazione alle politiche neoliberali europee, di fronte alla crescita dei neo-sovranismi in molti paesi e alla minaccia di una prossima e probabile recessione globale. La sbandierata volontà delle istituzioni europee di rivedere le politiche di austerity costituirà un nuovo terreno dove ridislocare l’azione dei movimenti sociali. Lanciata mesi fa, quando ancora era in carica il governo giallo-verde, la due-giorni romana si è dunque interrogata su come ridefinire l’iniziativa politica dei movimenti.

Oltre al rilancio degli appuntamenti già presenti nell’agenda (il 12 ottobre a Milano per la protesta contro il Cpr, il Centro per i Rimpatri, la manifestazione che si terrà il 18 ottobre a Roma al Ministero delle Infrastrutture per “il diritto all’abitare e le mobilitazione di Fridays for future che porteranno allo sciopero globale per il clima del prossimo 27 settembre) l’assemblea plenaria ha lanciato una mobilitazione nazionale per l’abrogazione immediata dei due Decreti Sicurezza, con l’ipotesi di una manifestazione nazionale a Roma tra le fine di ottobre e l’inizio del mese di novembre.

Proprio lo stesso giorno in cui a Pontida Matteo Salvini prometteva battaglia e minacciava il ricorso a un referendum popolare contro i tentativi di modifica delle due leggi, a Roma si elaborava l’avvio di una campagna politica di mobilitazione sui territori per la loro completa cancellazione. Già dai report dei tavoli (di prossima pubblicazione) emerge chiaramente come la stretta securitaria contenuta nelle due leggi non sia affatto circoscritta alla limitazione del diritto alla protezione internazionale dei migranti e alla criminalizzazione delle forme della solidarietà in mare ma tagli trasversalmente tutti i temi sollevati: ad essere in gioco sono gli stessi spazi di agibilità democratica per i movimenti sociali, una forma di repressione preventiva che dal diritto alla mobilità per i migranti arriva fino alle nuove forme di lotta e allo stesso diritto al dissenso. Inoltre, se da più parti è stata ribadita la necessità di rimuovere i lasciti più reazionari dell’ultimo governo, d’altra parte forte è stata l’intenzione di superare i confini stretti dell’anti-salvinismo: la torsione autoritaria che attraversa oggi l’Europa non si limita affatto ai governi a esplicita vocazione sovranista (basti vedere il neoliberalismo autoritario messo in campo da Macron in Francia, l’”anti-sovranista” per eccellenza), così come nel nostro stesso paese le politiche securitarie e di restrizione della libertà vantano una storia ben più lunga della parentesi salviniana e rischiano di prolungarsi e ratificarsi anche nel prossimo futuro.

Oggi i movimenti sociali hanno scelto di ripartire da qui, dalla messa in discussione radicale dei dispositivi di legge che sotto l’ombrello della “sicurezza” stanno minando le nostre libertà fondamentali, senza tuttavia limitarsi a questo: l’idea, è quella di convocare nuovamente a dicembre l’appuntamento assembleare per dare continuità a quell’elaborazione collettiva di analisi e rivendicazioni politiche su cui la due-giorni appena trascorsa ha solo posto le basi. Nuove campagne che si snoderanno a partire da molteplici campi di intervento: dal salario, al reddito, al welfare e al diritto all’abitare, fino a investire la questione ecologica, le politiche urbane e quelle migratorie.

Si tratta dunque di dotarsi di strumenti e proposte per aggredire una nuova fase politica fatta di contraddizioni del tutto aperte. Perché se è vero, com’è stato più volte rimarcato negli interventi, che la galassia dei movimenti sociali italiani non ha “governi amici” è anche vero che le diverse congiunture politiche devono aprire strade nuove e nuovi modi di attraversarle. La scala è gettata verso l’autunno.

Audio e video della due giorni a cura di RadioSonar.net

da DinamoPress

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