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Minniti minacccia le Ong: polizia a bordo o chiudo i porti

La linea dura del ministro contro le associazioni che non hanno sottoscritto il Codice. Inchiesta sulla nave Iuventa, Famiglia cristiana svela: «Legami tra Imi Security Sevice e Generazione identitaria, l’anti-Ong della C-Star»

«Medici senza frontiere non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dalla procura di Trapani né da altre procure in merito alla presunta inchiesta sulla nostra attività di soccorso in mare». Con un comunicato ieri mattina la Ong, che non ha voluto firmare il codice di comportamento voluto dal Viminale, ha smentito le indiscrezioni apparse su alcuni quotidiani, secondo i quali ci sarebbe anche Msf nel mirino dei pm per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, dopo i tedeschi di Jugend Rettet. Nel testo si fa riferimento a un «clima cupo» calato sui volontari impegnati nel Mediterraneo, del resto anche per gli attivisti tedeschi fermati sulla Iuventa le accusa vanno ancora provate: «Non c’è stato nessun contatto con i trafficanti – ha insistito ieri il portavoce, Julian Phalke, al quotidiano Bild -. Il nostro unico obiettivo è tornare in mare».

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IL MINISTRO degli Interni, Marco Minniti, ieri sul Fatto ha confermato la linea dura: «La polizia a bordo è necessaria oppure bloccheremo le navi. Chi non ha firmato non potrà far parte del sistema di salvataggio che risponde all’Italia, fermo restando il rispetto della legge del mare e dei trattati internazionali». E ancora: «Auspico una piena assunzione di responsabilità da parte di tutti, compresa Msf: nessuno può far finta di non vedere quanto è emerso dalla procura di Trapani». Il Corsera, ieri, era tra i quotidiani che citavano Medici senza frontiere tra le Ong nel mirino degli inquirenti. La prova sarebbe l’interrogatorio del 27 febbraio di Cristian Ricci, titolare della Imi Security Service, la società che si occupava della sicurezza sulla Vos Hestia di Save the Children. Proprio due suoi dipendenti avrebbero dato avvio alle indagini con dichiarazioni spontanee alla procura. Ricci mette a verbale: «La nave Iuventa fungeva da piattaforma e quindi si limitava a soccorrere i migranti per poi trasbordarli. Era sempre necessario l’intervento di una nave più grande». Tra le imbarcazioni più grandi ci sarebbe anche la Prudence di Msf che avrebbe effettuato i trasbordi senza essere stata allertata dalla Guardia costiera. Sarebbero anche accusati di «sconfinamenti ripetuti» nelle acque libiche.

IL FASCICOLO poggia sul lavoro di un ufficiale dello Sco sotto copertura sulla Vos Hestia e su i due dipendenti della Imi, imbarcati sulla stessa nave. Ieri Famiglia cristiana ha rivelato però i forti contatti tra la società di sicurezza e il gruppo di destra Generazione identitaria, imbarcato sulla C-Star per operazioni di contrasto alle Ong. Ieri la C-Star si è messa in scia alla Aquarius, gestita da Sos Méditerranée con l’aiuto di Mdf. «Il contatto della Imi di Cristian Ricci è con l’ex ufficiale della Marina militare Gian Marco Concas, uno dei portavoce di Generazione identitariascrive il settimanale -. Esperto di navigazione, Concas è stato definito come il direttore tecnico dell’operazione navale della rete europea antimigranti, che in queste ora sta muovendo la C-Star nella zona Search and rescue davanti alle acque libiche».

IL NOME DI CONCAS, spiega ancora Famiglia Cristiana, è inserito nel gruppo social ufficiale dell’Imi che, nell’ottobre dello scorso anno, «inviò prima all’Aise (Servizio segreto che si occupa di estero ndr) e poi alla squadra mobile di Trapani la segnalazione sui movimenti “sospetti” della nave dell’Ong tedesca, sequestrata dal gip di Trapani. L’elenco degli iscritti al gruppo è consultabile ed è composto da diversi contractor, molti dei quali con esperienze militari attive nel curriculum. In sostanza si tratta dello stesso contesto di provenienza della società di mercenari inglese che ha fornito a Generazione identitaria la nave C-Star».

LA PROCURA di Trapani mette nel mirino la Iuventa, scrive il gip: «In particolare, Montanino Lucio e Gallo Pietro, operatori a bordo della motonave Vos Hestia assunti temporaneamente dall’agenzia Imi Security Service, hanno dato origine al presente procedimento penale». Sottolinea il settimanale: «Quello che sorprende è la convergenza tra quella prima denuncia e il piano di azione di Generazione identitaria. Su Facebook il gruppo il 3 agosto scrive: «Il lavoro di intelligence di Gian Marco Concas, capitano di Defend Europe, comincia a dare i suoi frutti. La C-Star deve ancora arrivare alla meta, ma abbiamo già colto la Open Arms e la Golfo Azzurro con le mani nel sacco mentre operano nelle acque territoriali libiche”». Il post è correlato dal tracciato delle navi ma, secondo Famiglia cristiana, «il trasponder della nave Open Arms era stato manipolato, hanno confermato i tecnici, da ignoti hacker. Gli stessi esperti hanno spiegato come attraverso software sia fattibile un attacco più sofisticato, in grado di sabotare i sistemi di navigazione a distanza».

Adriana Pollice

da il manifesto

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