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Messina – Processati per direttissima: cercavano di impedire il TSO a una senza fissa dimora

Il 31 agosto due compagni del Teatro Pinelli occupato di Messina sono stati posti posti in stato di fermo in attesa di processo per direttissima  per aver difeso la dignità di una senza casa, da quasi due settimane accampata in un’aiuola con una tenda. Se la risposta delle istituzioni cittadine e della questura é stata quella dello sgombero e della psichiatrizzazione coatta di una signora ammalata di “mancanza di tetto”, la difesa della sua dignità e la complicità da parte degli occupanti della Foscolo non poteva che subire la stessa brutale arroganza poliziesca.

Di seguito i due comunicati del Teatro Pinelli

CI VORREBBERO RINCHIUSI, CI AVRANNO PER LE STRADE * Irene e Sergio Liberi! * 
Comunicato 03/09/15

Queste ore hanno in tutti noi prodotto sconcerto e tanta rabbia, amplificata adesso dalla conferma degli arresti domiciliari per Sergio e l’obbligo di firma per Irene in attesa dell’udienza del 18 settembre. I due compagni sono stati arrestati ed accusati di lesioni aggravate, resistenza ed oltraggio a pubblico ufficiale. Ciò è avvenuto in occasione di un presidio in risposta alle farneticanti dichiarazioni di un consigliere comunale che, con il pretesto del decoro urbano – inneggiando alla repressione, agli sgomberi, al ricorso alla psichiatria – criminalizzava ogni forma di disagio sociale, marginalità, e opposizione.
Da parte nostra la mobilitazione non si ferma: attraverseremo la città, piazze e quartieri in un percorso che vogliamo collettivo, determinato e fortemente comunicativo. Perché il 18 intendiamo portare davanti al tribunale tutta lo sdegno e la determinazione di chi ha deciso di ribellarsi ad ingiustizie e deliri fascistoidi.
Sappiamo infatti che Irene e Sergio sono sotto processo non per quello che (non) hanno fatto, ma per quello che sono. Pagano la colpa di appartenere a due realtà occupate ed autogestite, di essersi battuti per i senzatetto, di aver solidarizzato con i migranti, di aver partecipato alle mobilitazioni contro il Muos e di aver contestato la presenza della base americana in Sicilia.
Se l’incredibile misura degli arresti è la cifra del dispositivo repressivo scattato contro il movimento antagonista e la sua agibilità politica, le polemiche intorno al presidio sono l’emblema della pochezza degli schemi interpretativi che questa città utilizza per la narrazione di se stessa e delle contraddizioni sociali che l’attraversano.
Non è possibile tacere sul ruolo che in questa, come in altre vicende, ha svolto la “Gazzetta del Sud”. Il quotidiano locale ha lanciato in questi giorni una vera e propria crociata nei confronti degli “antagonisti”. Il culmine di questa campagna denigratoria, che fa leva su perbenismi ed ipocrisie, è stato raggiunto dall’articolo di ieri del giornalista (…?) Lucio D’amico, che semplifica in modo rozzo e terroristico quanto non capisce o fa finta, colpevolmente, di non capire.
Questa rappresentazione stigmatizza chi lotta per creare spazi, percorsi di libertà e di emancipazione collettiva come persone prive di ogni “buonsenso” e consapevolezza del “vivere civile”, portatori e fomentatori di degrado.
Ma il degrado non è quello rappresentato da una tenda in un’aiuola davanti al rettorato. Il degrado è la povertà dilagante – quella che non si vede e non turba le pupille sensibili della gente.
Il degrado che vediamo noi è innanzitutto un degrado antropologico, fatto di rapporti umani relegati tra la paura e la diffidenza generalizzata; di una pace sociale in cui l’individuo si vorrebbe costretto e rassegnato alla solitudine, all’indifferenza, al menefreghismo del quieto vivere borghese; il degrado culturale, di una comunicazione e un pensiero continuamente soppressi, costretti in un universo di discorso limitato.
Siamo proprio noi a batterci contro il degrado: il degrado di una città che, sfregiata dalla cementificazione, non riesce ad assicurare un tetto a centinaia di famiglie, pur contando diecimila case vuote; quello di più generazioni stritolate dalla crisi, impossibilitate ad autodeterminare il proprio percorso di vita; quello dei poveri, dei precari, degli sfruttati, a cui i custodi del decoro di aiuole e muretti non hanno davvero nulla da dire né da offrire.

SERGIO E IRENE LIBERI !
Teatro Pinelli Occupato

 

SUI FATTI DI IERI, SULLA REPRESSIONE E SULL’URGENZA DI APRIRE NUOVI SPAZI DI LIBERTÀ

Comunicato 01/09/15

La sequenza dei fatti accaduti ieri e l’arresto di due compagni, attualmente ai domiciliari, mostrano con chiarezza quale sia il quadro securitario dentro cui ci muoviamo. Al massimo controllo sui deboli (migranti, sfrattati, disoccupati,”pazzi”) e su chiunque si opponga allo stato di cose presenti, corrisponde la totale deregolamentazione per imprese, lobby e speculatori.
Con la questione del decoro urbano, in questa vicenda, si vorrebbe celare un’incapacità di fondo ad affrontare questioni sostanziali come ad esempio il problema abitativo, quello degli abusi psichiatrici e più in generale quello di un’opposizione sociale sempre più slegata dai dispositivi istituzionali. 
Al netto delle falsità raccontate sulla dinamica dei fatti, le misure sproporzionate adottate verso chi partecipava ad un presidio contro la criminalizzazione della miseria e del disagio, sono chiaramente un atto di repressione nei confronti di militanti impegnati in un percorso di mobilitazione contro una “governance autoritaria” non certo confinata nella città dello stretto.
Le paranoie di un consigliere comunale, nostalgico del ventennio, ingastrito alla vista di una tenda, diventano scenario di criminalizzazione e repressione di tutte le forme di dissenso e di conflittualità eccedenti lo spazio – sempre più asfittico e sclerotico – del discorso politico dominante. Non a caso la compagna arrestata è anche una militante del Movimento NOMUOS.
Complici e solidali con Irene e Sergio ne pretendiamo la immediata liberazione. 
Per questo chiediamo a tutte e tutti di essere al Tribunale Mercoledì 2 settembre alle 9, per dire ancora una volta che rifiutiamo una organizzazione della società che produce solo povertà, paure e solitudini.

TEATRO PINELLI

Comments ( 1 )

  • […] c’è vendemmia, qui non devi venire”   Osservatorio Repressione, 3 settembre Messina – Processati per direttissima: cercavano di impedire il TSO a una senza fissa dimora “Il 31 agosto due compagni del Teatro Pinelli occupato di Messina sono stati posti posti in […]

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