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Messico, i 43 e non solo

Il 26 settembre del 2014, l’azione congiunta di polizia e narcotrafficanti ha attaccato gli studenti della Normal Rural di Ayotzinapa, portando alla scomparsa di 43 ragazzi. A due anni dall’episodio, famigliari degli scomparsi e movimenti hanno organizzato in Venezuela iniziative di denuncia insieme a famigliari e sopravvissuti delle “guarimbas”, le violenze di piazza organizzate dalle destre nel 2014 contro il governo di Nicolas Maduro.

Come mai – hanno chiesto i movimenti – il signor Almagro, Segretario dell’Osa, che tuona a sproposito contro il Venezuela, non dice una sola parola sulla terribile situazione dei diritti umani esistente in Messico? Il caso dei 43 ha portato all’attenzione dei media la feroce realtà delle fosse comuni, scoperte durante la ricerca degli studenti. Nelle caserme militari e in quelle di polizia si tortura e si uccide in tutta impunità.

Le manifestazioni popolari contro le privatizzazioni selvagge decise dal governo di Henrique Pena Nieto vengono sistematicamente represse. E le organizzazioni per i diritti umani avanzano un’altra pesantissima denuncia contro Nieto. Riguarda un caso di torture, psicologiche e sessuali compiuto contro decine di donne oltre dieci anni fa, a seguito di una brutale repressione poliziesca.

I fatti sono accaduti a San Salvador di Atenco, a 40 km dalla capitale messicana, il 3 e il 4 maggio del 2006, quando l’attuale presidente era governatore dello stato. Fu lui a ordinare la repressione e a insabbiare le indagini – accusano le organizzazioni umanitarie, e chiedono la riapertura dell’inchiesta. Obiettivo di Nieto, allora, fu quello di porre fine a un movimento di protesta che si opponeva alla costruzione di un nuovo aeroporto nella zona. Due persone morirono, decine di donne furono violentate e oltre 200 persone risultarono ferite.

Geraldina Colotti da il manifesto

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