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Massacri e minacce paramilitari nei Caraibi Colombiani

Gli abitanti della località di El Salado, situata nel dipartimento di Bolívar, nella regione Montes de María della costa dei Caraibi, fronteggiano il rischio imminente di un nuovo massacro, dopo aver vissuto uno degli episodi più dolorosi e crudeli della storia del paese

In questo territorio, ventuno anni fa, circa seicento paramilitari occuparono il paese sostenuti da elicotteri armati in volo: in pieno giorno, nella piazza principale, nello stadio e in Chiesa, hanno sequestrato, torturato, violentato, distrutto le case ed i negozi, assassinato e seviziato in modo brutale. Tutto questo avvenne durante vari giorni, davanti alla comunità terrorizzata, senza alcuna risposta da parte della forza pubblica. Il sociologo colombiano  Alfredo Molano Bravo scrisse in quel momento che «l’esercito presentò questi fatti come uno scontro armato tra paramilitari e guerriglia, se non fosse stato per il Procuratore, che ha ricostruito  la versione corretta dei fatti, la cosa sarebbe rimasta nascosta».

 

Secondo le informazioni diffuse dal Procuratore, circa cento persone furono assassinate e altre 4000 fuggirono terrorizzate, nell’ambito di un vero e proprio sfollamento forzato verso i paesi vicini e le grandi città della Costa dei Caraibi.

 

Dopo aver espulso gli abitanti, i terreni furono acquistati da varie famiglie ed imprese per essere destinati alla monocoltura di palma da olio, che ha causato aridità e inquinamento delle falde acquifere. Questo territorio rappresenta inoltre una via privilegiata per il narcotraffico, per cui si intensificano i conflitti tra gruppi illegali per l’appropriazione.

Una settimana fa, lo scorso 20 gennaio, la Commissione Colombiana dei Giuristi ha emesso un comunicato denunciando come la popolazione di El Salado sta soffrendo nuovi atti di intimidazione da diversi mesi, con messaggi ai cellulari, lettere e scritte sui muri con cui i paramilitari che operano sul territorio minacciano lo sfollamento forzato dei leader e attivisti sociali minacciandoli di morte, annunciando coprifuoco e minacciando di ripetere il massacro avvenuto nel 2000. La Commissione informa inoltre che «la località di El Salado non ha avuto forniture di elettricità durante varie notti, creando una situazione di incomunicabilità per i suoi abitanti nel pieno di una situazione di preoccupazione e di paura».

La preoccupazione di fronte alle minacce è aumentata quando è arrivata la notizia dell’assassinio di varie persone tra il 15 e il 18 gennaio nel Municipio di Zambrano, a circa quaranta minuti da El Salado, i cui presunti autori sono membri del gruppo paramilitare di estrema destra delle AGC – Autodefensas Gaitanistas de Colombia.

Nonostante questo, la risposta delle autorità si è limitata alla copertura delle scritte intimidatorie sui muri e a una riunione realizzata il 18 gennaio tra il Procuratore e un rappresentante del Municipio, in cui non sono stati presi impegni né azioni finalizzate alla protezione delle persone né garanzie rispetto alla vita e all’integrità dei leader e delle leader della comunità, denuncia la Commissione Colombiana dei Giuristi presente sul territorio.

 

La realtà che vive El Salado non è un caso isolato, ma è parte della violenza sistematica dispiegata contro attivisti sociali, popoli indigeni, organizzazioni contadine, afrodiscendenti, difensori dei diritti umani e dell’ambiente, ex guerriglieri e guerrigliere che hanno firmato gli accordi di Pace dell’Avana.

A meno di un mese dall’inizio del 2021, Indepaz (Istituto di Studio per lo Sviluppo e la Pace) ha denunciato l’assassinio di dodici leader sociali e cinque massacri, che il Ministero della Difesa ha eufemisticamente rinominato «omicidi collettivi». Nonostante la retorica sulla lotta contro i gruppi armati illegali e l’avanzata del narcotraffico, il governo del presidente Iván Duque continua a ignorare la preoccupate crisi umanitaria in cui è immersa la Colombia. Fino ad ora, non sono state adottate misure urgenti di emergenza efficaci per smantellare le strutture paramilitari che operano al servizio del narcotraffico in diversi territori del paese.

 

Organizzazioni sociali e comunità locali denunciano l’inattività statale, l’impunità garantita a queste strutture e la connivenza tra Stato e paramilitari.

 

L’assenza di volontà politica da parte del governo nel combattere il paramilitarismo è relazionata con il timore che i comandanti di questi gruppi si mettano a disposizione della Giustizia e dichiarino le responsabilità di politici, gruppi economici e imprenditoriali in relazione a queste strutture, afferma Alberto Yepes, coordinatore dell’Osservatorio dei Diritti Umani di Coeuropa, in una intervista a Contagio Radio, media indipendente che denuncia le violazioni dei diritti umani. Inoltre, continua Yepes nella stessa intervista, la cooptazione da parte del Governo nazionale e del suo partito politico ha messo l’apparato statale, incluse le forze militari,  a disposizione e protezione degli interessi delle élites politiche invece di garantire la promozione dei diritti umani e le necessità dei settori popolari.

La Commissione per i diritti umani della ONU ha reso noto che nel 2020 vi sono stati 66 massacri con 255 morti nel paese, il doppio del 2019. Ha anche documentato l’assassinio di 244 tra ex guerriglieri ed ex guerrigliere dopo la firma della pace, nel pieno del ritorno della violenza nel paese.

In base a questo stesso ragionamento, diverse organizzazioni sociali denunciano come nemmeno il Procuratore Generale nazionale abbia agito in modo coerente con la necessità di trovare e condannare i colpevoli dei massacri. Al contrario, si allinea con i deputati e i senatori del partito di governo, che stigmatizzano i massacri ed insistono nella direzione della distruzione degli Accordi di Pace firmato dallo Stato con la ex guerriglia delle FARC-EP, fino ad affermare che la maggior parte dei reclami di quelli che chiedono risarcimenti e giustizia in base alla Legge per le Vittime e la Restituzione delle terre (legge 1448 del 2011) siano falsi, tra cui anche i reclami degli abitanti di El Salado.

A fronte della gravità della situazione, facciamo appello a sostenere e abbracciare la comunità di El Salado ed esigere al governo colombiano che riconosca e si impegni a smantellare le strutture paramilitari, implementando immediatamente un piano che garantisca il diritto alla vita, ad abitare i territori liberi da violenze e in condizioni degne, a poter esercitare attivismo sui territori e nelle comunità «in virtù delle garanzie di non ripetizione previste nella sentenza dei Tribunali di Giustizia e Pace emesso a sostegno delle vittime dei massacri di El Salado» (CCJ, 2021). Affinché questo sanguinoso capitolo della storia colombiana non si ripeta mai più, né a El Salado né in nessun altro territorio del paese.

Articolo pubblicato in spagnolo e portoghese su Revista Amazonas. Traduzione in italiano di Alioscia Castronovo per DINAMOpress.

 

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