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L’Ue comanda, Salvini esegue. Vogliono abolire la protezione umanitaria

Al di là delle chiacchiere e della propaganda questo governo è il mastino dell’Unione Europea. Salvini alla Fortezza Europa fa più che comodo.

Sì, è vero, il ministro Salvini ha perfettamente ragione. L’Italia riconosce massicce quantità di “protezioni umanitarie” anche a chi non arriva da Paesi “formalmente” in guerra. E per fortuna è così. Sono le persone a scappare, ognuno con la sua storia. Di paura, persecuzione, insicurezza per la propria vita. È evidente che a chi, come i siriani, fugge da una “guerra riconosciuta internazionalmente” va riconosciuto lo status di rifugiato politico, ma siamo certi di non poter dire altrettanto per un iracheno, un afgano, un iraniano o un nigeriano? Come la mettiamo con chi arriva dalla Nigeria di Boko Haram, se la Nigeria è uno di quei paesi ritenuti “sicuri” dall’Ue? Per non parlare di Paesi come il Marocco, che vengono persino elogiati dall’Unione europea e su cui – grazie a David Tozzo e Gilberto Mastromatteo – abbiamo pubblicato un intero ebook per spiegare che non è così. Potete, se ne avete voglia, scaricarlo gratuitamente qui: Morocco filter bubble.

La stretta – se non lo stop – sui permessi di soggiorno per motivi umanitari è dunque l’ultima uscita del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Non solo a parole, anche stavolta. Il ministro ha inviato ai prefetti, alla commissione per il diritto d’asilo e ai presidenti delle sezioni territoriali per il riconoscimento della protezione umanitaria una circolare con le nuove restrizioni.

Secondo il capo del Viminale, il rapporto tra permessi umanitari e rifugiati è di 4 a 1: solo nell’ultimo anno si registra una percentuale del 28% di permessi contro quasi il 7% di status di asilo. Anche qui ha ragione Salvini. Più che un’impennata dei permessi umanitari, però, assistiamo da mesi all’aumento smodato di dinieghi. E cioè sempre più richiedenti asilo si vedono negata la protezione e – grazie al decreto del ministro “di sinistra” Orlando – non possono più nemmeno fare ricorso, e quindi esercitare il diritto di avere un grado di giudizio in più. Ancora una volta, le disastrose politiche del governo di larghe intese – meglio noto come centrosinistra – sono il terreno comodo per le politiche scellerate dei legastellati.

La lista dei Paesi sicuri e non sicuri.

È stata la cancelliera Angela Merkel a insistere sulla “lista”. Una lista sulla cui base le commissioni territoriali dovrebbero poi giudicare se una persona ha il diritto o meno di ricevere protezione. Tutti uguali, quindi. Tutti identificati dal paese di appartenenza. Come se ogni persona non avesse la sua vita, la sua storia.

E tutto per far cosa? Per velocizzare, ovviamente. Immaginate, adesso, una commissione che davanti a un essere umano appena sbarcato dopo un viaggio infernale non lo guardi nemmeno in faccia, ma si limiti a chiedergli il suo paese di provenienza e a guardare, poi, sulla “lista” se quel paese è giudicato sicuro oppure no. Una scena degna di Brazil (film che se non avete visto vi consiglio di vedere).

Ma non dovrebbe, quella commissione, ascoltare le ragioni che hanno spinto queste persone a imbarcarsi (in tutti i sensi) fin qui? Ascoltare ognuna di quelle storie. Inclusoe quelle di chi, partito in cerca di un futuro migliore –  migranti economici li chiamano i burocratici e i fascisti – è finito nella trappola di campi e torture, violenze di ogni tipo, situazioni al limite dell’umano dentro la stiva di un barcone?

Il permesso per motivi umanitari

Il permesso di soggiorno per motivi umanitari è un titolo di soggiorno previsto dall’ordinamento giuridico italiano. A differenza della protezione internazionale, non ha un proprio esplicito fondamento nell’obbligo di adeguamento a norme internazionali o dell’Unione europea. Qualcosa di simile è rintracciabile, seppur con differenti specificità, negli ordinamenti interni di taluni altri Stati membri. Questo istituto prevede la tutela delle situazioni concrete che non trovano compiuta corrispondenza in quelle astratte previste dal Testo Unico dell’Immigrazione. Una «clausola di salvaguardia», la chiamano i giuristi.

Grazie al permesso umanitario, quindi, le commissioni o in seconda battuta il magistrato, possono valutare che pur non essendoci pericolo di vita nel Paese di provenienza di una persona questa abbia comunque diritto a una forma di protezione. Quindi, stando al nuovo gergo europeo, pur non essendo il suo paese incluso nella “lista dei paesi non sicuri”, questa persona ha diritto a essere accolta. Immaginate donne incinte, persone malate o, appunto, persone che nel loro viaggio hanno subito torture e violenze di ogni tipo. Quelle fragilità non bastano a meritare di essere accolti, a prescindere dalla burocrazia?

Se consideriamo le persone per quel che sono, e cioè persone e non numeri o carte d’identità, il castello di falsità che tiene in piedi grazie alla burocrazia, crolla.

Come temevamo, nelle politiche migratorie Salvini esegue alla perfezione il suo ruolo di mastino dell’Unione europea. Uno xenofobo al governo in una delle porte d’Europa fa sempre comodo,  dicevamo non troppo tempo fa.  E non è un caso che, il ministro dell’Interno abbia approfittato dell’occasione per annunciare di aver spostato 42 milioni dall’accoglienza ai rimpatri volontari. Dalle Riace ai Cie, per intenderci. Come Unione europea comanda. Ma questa è un’altra storia. O forse no.

Tiziana Barillà

da il Salto

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