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Lettera di un familiare di un detenuto positivo al Coronavirus nel carcere di Voghera

lettera inviata alla mail: emergenzacarcere@gmail.com

Le Associazioni Yairaiha Onlus, Bianca Guidetti Serra, Osservatorio Repressione, Legal Team Italia, attive nella difesa dei diritti dei detenuti alla salute e all’incolumità – così come previsti dalla Costituzione italiana e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo – mettono a disposizione un indirizzo unico per ricevere segnalazioni in merito all’attuale situazione igienico sanitaria nelle carceri, ed in particolare alle reali misure di prevenzione adottate a fronte dell’estendersi dell’epidemia di COVID-19. A tale indirizzo mail si possono segnalare abusi e trattamenti inumani e degradanti nei confronti dei detenuti , in particolare a seguito delle rivolte carcerarie dei giorni scorsi, e richiedere la relativa assistenza legale. emergenzacarcere@gmail.com

emergenza carcere

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Premetto di voler ringraziare anticipatamente l’ospedale San Paolo di Milano e ci tengo a precisare che non li’ riteniamo responsabili di nessun ingiustizia, anzi tanto di cappello per il lavoro che stanno facendo, sono gli unici che ci riferiscono qualche notizia su nostro padre.

Vi scrivo in merito al contagio da corona Virus presso la casa circondariale di Voghera, mio padre è risultato positivo e non siamo stati informati in nessun modo dell’accaduto (NEMMENO IL GIP ED IL GUP DI CATANZARO SAPEVANO, RESPONSABILI DELL’ORDINANZA E CUSTODIA CAUTELARE) e neanche del ricovero, senza tutelare il detenuto ed i componenti della sua famiglia, visto la pericolosità di questo virus.

Hanno divulgato notizie false dicendo di aver informato la famiglia e che fosse tutto sotto controllo, per questo ci eravamo tranquillizzati; mentre non siamo stati informati di nulla, solo dalle nostre paure e dalla nostra tenacia abbiamo ottenuto la conferma e ci è stato comunicato “SI TUO PADRE E’ RICOVERATO AL SAN PAOLO DI MILANO!”,  ad oggi non abbiamo avuto nessun colloquio con un medico che lo ha visitato e non sappiamo nulla sui sintomi che presenta, non abbiamo avuto nessun colloquio telefonico con il familiare e comprendiamo l’emergenza dell’istituto a dover affrontare questo virus.

Mio padre era da giorni che non stava bene, presentava febbre alta e difficoltà respiratorie, il medico della struttura si è rifiutato di visitarlo e dopo alcuni giorni che stabilizzavano la situazione con semplici tachipirine, è risultato positivo al virus COVID-19, di conseguenza ricoverato; la guardia carceriera in quel momento ha esposto una lettera di richiamo al dottore della struttura.

Hanno divulgato la notizia che il virus è stato contratto tramite colloquio con la famiglia il 27 Febbraio, quando noi non vediamo il nostro congiunto dal 15 Febbraio, nella videochiamata del 13 Marzo, ci comunicava ancora questi sintomi e ci aveva riferito di aver spedito una lettera di reclamo con tutto quello che era accaduto in modo dettagliato, da consegnare al nostro Avvocato perché stavano venendo meno i diritti dell’Uomo, questa lettera non è ancora arrivata, spedita circa 12 giorni fa.

Ad oggi mio padre è in isolamento e sotto osservazione presso l’ospedale, ci preme far sapere tutto l’accaduto perché è giusto che altre persone detenute insieme a mio padre tutelino la propria vita e vengano rispettate anche per loro le procedure imposte dal governo, GIUSTAMENTE, per salvaguardare la nostra vita.

Perché noi come famiglia stiamo tutti bene e non abbiamo avuto nessuna situazione di contagio, fortunatamente, ma semmai fosse un altro detenuto o altre persone che frequentano l’istituto penitenziario, è giusto che si riguardino e che si individua il primo portatore per far luce sulle sue frequentazioni, spostamenti e di conseguenza tutelare la vita di altre persone.

Ps: PER MIO PADRE ANCORA NON E’ INIZIATA NEANCHE LA FASE PRELIMINARE DI PROCESSO.

Salve sono l’avvocato Giuseppe Alfì del foro di Perugia e vorrei fare, tramite voi, un appello al ministro della giustizia in ordine alla possibilità, in questo momento di emergenza, di concedere gli arresti domiciliari alle persone che sono sottoposta a misure cautelari dentro le carceri. Infatti un mio cliente, sottoposto a misura cautelare nel carcere di Voghera è stato, nella giornata di ieri, ricoverato presso l’ospedale San Paolo di Milano per covid 19. Le carceri sono sovraffollate e la probabilità che possano verificarsi casi di contagio all’interno degli istituti penitenziari è elevata ed è da evitare in tutti i modi, anche perché si rischia di farli diventare dei Lazzaretti. La cosa però più vergognosa da denunciare è che, questo mio cliente è stato male per due giorni con febbre altra e problemi respiratori senza essere preso in cura dal personale medico del carcere. Guardie carcerarie avrebbero fornito al cliente della semplice tachipirina e dopo 4 giorni in queste condizioni sarebbe stato ricoverato presso l’ospedale San Paolo di Milano. A questo punto mi domando come è possibile che in un carcere dove i detenuti sono tenuti lontano dalla società sia stato possibile un contagio. soprattutto considerando che il detenuto non vedeva i propri parenti dal 15 di febbraio. Le carceri così affollate non sono sicure e soprattutto, in tempi come questi, è vergognoso pensare che una persona ristretta con misura inframuraria possa essere lasciata senza cure mediche per 4 giorni.

Infine il cliente è stato ricoverato senza avvertire familiari e gli avvocati.

I familiari hanno avuto notizia del ricovero solo perché, preoccupati di non aver ricevuto la telefonata programmata del proprio parente hanno chiamato il carcere e dopo aver insistito per avere informazioni sono stati notiziati del ricovero.

Quindi rivolgo al ministro della giustizia ed presidente del consiglio l’appello affinché nell’ottica di evitare possibili contagi si evitino gli affollamenti negli istituti penitenziari concedendo gli arresti domiciliari ed assicurando una forte presenza di cure ed assistenza medica ai detenuti.

lettera firmata

 

Comments ( 7 )

  • Catia

    Anche noi avevamo una videochiamata programmata per il 18 marzo, non abbiamo ricevuto nulla, ne chiamata ne notizie. Abbiamo telefonato più volte per avere notizie e la loro risposta è stata che i detenuti sono tanti e che quindi le linee telefoniche erano tutte intasate. Ad oggi ancora nessuna notizia. Abbiamo anche mandato delle mail pregando di darci notizie, abbiamo chiesto al nostro avvocato di contattarli ma anche questa volta senza ottenere nulla. Non possono trattare così le persone.

  • Vero

    Il mio compagno è di Pavia abbiamo contattato chiunque. Non ricevo una sua chiamata dal 8 marzo. Dicono di star ripristinando i telefoni, mi sembra disumano visto la situazione non avere nessun tipo di comunicazione. Ne videochiamata ne chiamata. Lui è lì. Ho già contattato il garante di Pavia. Quello ragionale e quello nazionale, ci sono già dei contagi anche a Pavia, sta venendo sottovalutata la situazione non devono essere sempre gli ultimi della lista

  • Paolo

    Mi dispiace tantissimo per quello che e’ accaduto Mio padre e’ morto il 2/1/2020 sempre detenuto al carcere di Voghera ed e stato tenuto una quindicina di giorni in uno stato semivegetativo e curato solo con Tachipirina. A mio padre lo hanno portato in ospedale solo dopo il nostro arrivo da Palermo e abbiamo avuto spiegazioni solo dopo aver creato un po’ di caos. Mi auguro solo che i responsabili paghino per quello che hanno fatto e spero che la notte non riescano a dormire

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