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Lettera aperta dei detenuti di San Gimignano

Pubblichiamo la lettera aperta,  che i detenuti del carcere di San Gimignano  hanno fatto recapitare all’Associazione Yairaiha Onlus  attraverso i propri familiari con il timore che diversamente non sarebbe arrivata e che l’associazione Yairaiha ha già inoltrato a tutti i destinatari. Da diverso tempo attraverso questa pagina vengono denunciate diverse violazioni in merito alla gestione del carcere di via Ranza, da ultimo le violenze ai danni di un detenuto nella sezione di isolamento a cui seguirono altri episodi di violenza e trasferimenti punitivi a carico dei detenuti che hanno assistito, impotenti, al pestaggio documentato dalle telecamere di sorveglianza e che oggi sono al vaglio degli inquirenti. In questa lettera chiedono un incontro mediato dai garanti locali e nazionali con la direzione affinché possano essere ristabiliti gli spazi minimi di vivibilità e dignità.

Al Provveditore della Regione Toscana

al Magistrato di Sorveglianza di Siena

al Garante Nazionale dei detenuti – dott. Mauro Palma

al Garante regionale – dott. Corleone

al Garante cittadino

alla direzione della C.R. San Gimignano

all’On. Eleonora Forenza

all’Associazione Yairaiha Onlus

Oggetto: Richiesta di incontro

I sottoscritti detenuti della Casa di reclusione di San Gimignano dal giorno 8.1.2019 stiamo attuando uno sciopero pacifico avverso quelli che noi riteniamo atti vessatori nei nostri confronti. Come da istanza allegata, la nuova direzione ha ritenuto opportuno apportare delle modifiche ai regolamenti vigenti in questa struttura che altre direzioni precedenti avevano, invece, ritenuto concedere. Fermo restando che nessuno chiede la libertà, riteniamo che se la precedente direzione ha concesso qualche agevolazione di sicuro era permessa dal regolamento penitenziario e dalle leggi vigenti. Non sono andate, pertanto, contro la legge bensì hanno applicato la normativa tenendo conto dell’aspetto rieducativo e trattamentale per le persone private della libertà che scontano la pena in una casa di reclusione.

Chi è qui da tempo aspetta una direzione fissa e non il solito direttore/trice in missione che modifica il regolamento interno a proprio piacimento restringendo ulteriormente le concessioni dei predecessori, anzi, fino ad ora, tutti i direttori si sono prodigati affinché, nei limiti del possibile e del consentito, le persone che versano in condizioni particolarmente precarie venissero agevolate (svincolo del peculio, telefonate supplementari a chi, per motivi che non è necessario spiegare, non effettua regolarmente colloqui visivi, agevolando quello che è previsto dal trattamento rieducativo o, semplicemente, umano che ci sentiamo propinare ogni volta che si parla di carcere in tv o sui giornali.

La nostra protesta pacifica voleva solo creare i presupposti per aprire un dialogo civile tra noi detenuti e la direzione. Molti di noi, nonostante la miriade di domandine presentate per poter avere un colloquio con la nuova direttrice, lo hanno ottenuto solo dopo che abbiamo iniziato la protesta. Capiamo benissimo che la direttrice ha molteplici impegni (che non deve certo rendicontare a noi!) ma sarebbe bastata mezz’ora del suo preziosissimo tempo per passare dalle sezioni per evitare una montagna di domandine mod. 393 e di istanze che rimangono inevase.

Visto il prosieguo dell’iniziativa di protesta, da parte della direzione pervengono minacce più o meno velate di ripercussioni sulla liberazione anticipata (art. 54 O.P.) oltre ad altre restrizioni sui diritti e benefici già concessi. È normale che noi non vogliamo fare un braccio di ferro con la direzione, perderemmo perché, a lungo andare, con lo sciopero della fame, molti di noi dovranno essere ricoverati. Ma perderà anche lo Stato che impegna tante risorse per far si che centinaia di persone private della libertà per aver commesso reati, invece di continuare il percorso rieducativo e di reinserimento, si sentono vessati dal modo di gestire una struttura come una casa di reclusione. In virtù di tutto ciò, chiediamo alle SS.VV. un incontro da tenersi nella sala polifunzionale, alla presenza delle autorità avvisate, affinché si possa avere un confronto civile con la direzione grazie alla vostra mediazione, sempre che ciò sia consentito da questa direzione.

Con osservanza

Tutti i detenuti della C.R. di San Gimignano

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