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Lettera ai deputati da un detenuto in regime di 41bis

 Insigni Deputati Italiani

Chi vi scrive non possiede l’intelletto sopraffino di Voltaire né quello eccelso di C. Beccaria; non si può vantare della arguta e romantica facondia di A. Manzoni e men che meno della sublime ed aulica eloquenza di V. Hugo.

Chi vi scrive altro non è che un comune detenuto prigioniero delle carceri nostrane ( ed ancor prima un anonimo cittadino di questo stato ), che oggi-forse perché preda della più ingenua illusione-ha l’ardire di chiedervi l’impossibile.

Da oltre due lustri vivo in galera; da oltre due lustri sono rinchiuso nel famigerato carcere duro ( Art. 41 BIS O.P. ) ; da quattro anni ormai sono ergastolano ( ergastolo,del tipo ostativo ) . per la legge sono un omicida ed uno ‘ndranghetista.

Ora, a queste ultime frasi alcuni di voi esclameranno sdegnati: << a che titolo parla questo criminale ed assassino! >> ; << come può essere consentito ad un componente della peggiore risma di esternare il suo aberrante pensiero! >> . ed ancora : << questo tizio , che è sozzo di due tra i terribili reati, dico di quali fregi si ammanta; quali virtù elevano tale delinquente per avanzare a noi, massima classe dirigente, una richiesta! >>. La risposta a queste e ad altre è : lotto per la mia vita. Questo mi dà il diritto ed il coraggio di rivolgermi a voi che siete il più alto consesso, l’organo vitale che conserva questa nazione ed ogni individuo che sul suo suolo poggia il piede.

Questa lettera è rivolta a voi benemeriti Politici Italiani – qualsiasi sia la vostra posizione o credo politico o fede religiosa – , a voi che siete miei connazionali ; a voi, donne ed uomini , che avete l’onore e l’onore di guidare e custodire una nazione apprezzata ed elogiata non solo per gli ottimi alimenti che produce prima e poi trasforma con maestria in fantastici piatti , o per la sbalorditiva bellezza di luoghi colmi di arte magnifica e di cultura di ogni tempo , che con sincero orgoglio ostentiamo dinanzi al mondo intero , ma anche e soprattutto per quella bontà , onesta e cortese , dei suoi cittadini , che scaturisce da cuori miti e dolci come il clima di questo nostro paese.

Eppure , ahimè , il nostro sistema giuridico/penale , a dispetto di questa reale liberalità , prevede delle condanne – per chi viola la legge , e troppo spesso anche per chi la legge rispetta – a dir poco assurde e di una durezza diamantina ; condanne scritte su delle sentenze emesse da integerrimi magistrati in nome del popolo italiano , in nome vostro e mio e di tutte le donne e gli uomini possessori di questo stupendo aggettivo : “Italiani” . Ripeto : in nostro nome! Ogni giorno di detenzione , ogni ora di prigionia , ogni istante di segregazione , sono inflitti – giustamente o ingiustamente – in nome degli italiani ; tutta la sofferenza e la drammaticità che scaturiscono dal vivere al centro delle quattro mura di quell’erebo che è la cella di un carcere , sono l’aspro succo di sentenze applicate in nome degli italiani , tutti gli italiani , nessuno escluso.

Ogni cittadino italiano , e con parte maggiore se pratica l’inclita e vetusta arte delle politica , è responsabile quanto il giudice di ogni condanna , di ogni privazione delle libertà , di ogni angoscia.

Ora , scopro le mie carte. È la condanna all’ergastolo che qui voglio demonizzare ; è del “fine pena mai” che vi invito a ragionare ; è dell’afflizione perpetua che chiedo l’abolizione . ergastolo : ha inizio con una sentenza e termina con un certificato di morte .

Ebbene, brutalmente e senza preamboli , vi chiedo : “siete disposti ad essere carcerieri di un uomo per tutta la sua esistenza? “ ; “ vestire i panni di terribile e spietati torturatori di un individuo e dei suoi cari vita natural durante? “ ; ricordati come equivalente mondano di quei fustigatori , tanto temuti, dell’Ade? “ . o piuttosto , come io credo , desiderate prima punire , com’è giusto, ed in seguito recuperare il vostro simile? Quel vostro simile che le vicessitudini o , peggio , l’ignoranza hanno spinto su quella via lastricata di pochi piaceri ed infiniti affanni . un vostro simile divenuto criminale , ma non generato tale.

A siffatte domande replichi il vostro intelletto , ma solo dopo aver letto quanto segue.

Da ora , tutto quello che scorre via dalla mia mente e qui , su questi semplici fogli , si materializza grazie ad una altrettanto modesta bic , avrà come fine precipuo una vostra riflessione su di un tema che colpisce pochi ( all’in circa 1700 tra donne ed uomini ) ma riguarda tutti come il carcere a vita ; ed inoltre sospingere , con la dolcezza che è propria della ragione , verso una risoluzione di questo annoso problema . serve un cambiamento epocale , che renderà la nostra Repubblica più proba e la nostra democrazia più equa. Bisogna abrogare l’articolo 22 del codice penale.

Ma questa richiesta, e ne sono sicuro , susciterà contrapposizioni del tipo : “di cosa parliamo; è una follia cancellare questo deterrente e riconcedere cosi la libertà a quei soggetti che hanno imbrattate le mani di sangue. Assassini precoci , pluriomicida impenitenti , cinici stragisti . No! Tanto sangue non può essere asciugato da pene temperate e temporanee.

Non possono essere riabilitati , perché chi ha ucciso una volta può benissimo rifarlo . No! La vostra società deve essere tutelata , e loro devono rimanere chiusi , sigillati a vita. E non importa se la morte li estirperà da quegli antri reconditi dove hanno messo radici . Lo stato non può e non deve cancellare la pena dell’ergastolo “.

Magari fosse frutto della mia immaginazione l’erroneo discorso appena compiuto , ma , disgraziatamente , è molto più comune di quanto si pensi.

Chi propugna tale linea di pensiero – badate bene – non è sincero sostenitore della giustizia né giustizia invoca , ma cerca invero rivalse e rappresaglie . Ed ancor più vero e concreto è il suo desiderio di gustare il dolore e la sofferenza di chi è già sottoposto alla garrota . è la vita del reprobo che vuole stringere nel pugno , per conculcarla ferocemente , finchè non giungerà il trapasso del reo a svincolare entrambi : uno dal tormento , l’altro dall’ossessione .

Ma dico con schiettezza : si, tali sentimenti sono orribili ed esecrabili ma comprensibili , concessi ad un uomo sopraffatto dalle passioni , ma non ad uno stato . Lo stato deve essere scevro di sentimenti cosi rovinosi . Lo stato ha l’obbligo di deputare come suprema guida la ragione , ed a questa fornire come forze ausiliarie permanenti equità temperanza e ponderatezza . non gli necessita altro .

È ovvio che chi concepisce idee cosi estreme anela la vendetta . Ma se quel che vuole è la vendetta allora si sporchi le mani col sangue dell’offensore , imbratti la sua coscienza con l’inchiostro più indelebile ; acquisti delle armi e porga il contro a chi gli ha cagionato l’immane perdita e l’interminabile patimento ; affili attento la lama ottundata del coltellaccio per squarciare l’esofago ; saturi di veleno la bevanda di chi non è immune come Mitridate . ma sia chiaro : chiunque compirà azioni del genere non potrà dirsi diverso dalla sua vittima .

Omicida l’uno , omicida l’altro . Questo è il prezzo che deve corrispondere chi si fa soggiogare dalla vendetta . ma se è allo stato che si volge lo sguardo allora bisogna necessariamente liberarsi e ripulirsi dalle prime e più rabbiose passioni , ed accogliere con ragionevolezza il concetto che in uno stato liberale , civile e di diritto non è , e non può essere , praticata la regola del contrappasso . vendette , rivalse , ritorsioni , uno stato democratico e repubblicano e liberale le punisce non le attua.

E poi , quali sentimenti sono più stressanti e opprimenti e logoranti di quelli testè citati . Inoltre , se è vero che il mito è la prima forma di insegnamento che l’uomo ha conosciuto , come si può non menzionare il terrificante dramma – visto l’argomento – di Agamennone e di suo padre , Atreo , e di suo figlio , Oreste : tragedia con portare per antropofagi ed istituzioni di leggendari tribunali .

Il fine delle pene è la rieducazione , e non ce ne sono altri .

Ahi ! Mi pare di sentire qualcuno dire che in realtà in Italia l’ergastolo non esiste ; che tutti , chi prima e chi dopo , riacquistano la libertà , anche , più perniciosi . No , state a sentire il sottoscritto , non è assolutamente vero . Nel nostro paese , a causa di vari aggravanti , in molti devono terminare la loro esperienza terrena in un bugigattolo di ferro e cemento , al quale manca solo un coperchio in legno di abete . Di tali ostacoli , al momento insormontabili , l’articolo 4 bis. O.P. è quello più greve ( questo articolo rende inutilizzabile l’articolo 176 C.P. : l’unico che consente all’ergastolano di lasciare il carcere ) . non vado oltre , poiché sono sicuro che ognuno degli interessati è provvisto di agile intelletto e di mezzi confacenti a reperire il materiale per erudirsi di quella materia che è argomento e focus di questa missiva . per scavalcare l’obiezione , qualcun altro eccepirà a sua volta che “ l’ergastolo non è la pena capitale, e l’assassino è pur sempre vivo e tra i vivi consuma i suoi pasti . al contrario della sua povera vittima che è ricoperta da strati e strati di terra “ . quando siamo lontani dalla realtà ahimè . gli ergastolani non sono vivi , non più di quanto lo sia un uomo in stato vegetativo . e poi, la pena capitale annienta il corpo , la materia si dissolve , e tutto si conclude , e di quell’individuo non rimane nulla fuorchè il ricordo . l’ergastolano no , non ti decapita né ti appende o avvelena o fucila , anzi ti mantiene in vita il più possibile ; questa condanna uccide qualcos’altro : la speranza , ogni speranza . eppure la speranza è simile in tutto all’aria che respiriamo ; e due su tutte sono infatti le virtù in comune : entrambe sono prive di colore e consistenza , ma posseggono un sapore dolcissimo ; ambedue sono vitali per qualsiasi uomo : senza l’aria pregna di ossigeno il corpo muore , e in assenza è la mente che cessa di esistere . provate un poco a non respirare e poi provate un poco a non sperare , appurerete cosi l’uguaglianza delle sensazioni . un uomo privo di speranza , anche la più minuta e lontana , non è più un elemento vivo della società , ma un involucro di carne svuotato di ogni sentimento e ragione in apatica attesa di quell’istante che sancirà il liberatorio trasferimento . da un avello in superficie ad uno nel sottosuolo.

Andiamo avanti . chi sconta la pena perpetua vede i suoi cari crescere ed invecchiare sino a non riconoscerli quasi più : il suo ricordo è fermo all’ultimo giorno di libertà ; ed i colloqui in carcere non sono altro che brevi momenti direi quasi surreali .

L’ergastolano guarda il mondo mutare e divenire – ai suoi occhi sempre meno funzionanti e vigili – qualcosa che lui non è più capace di comprendere ; ed in quei pari attimi nei quali è conscio di ciò si sente completamente avulso da quella realtà esterna che si trasforma giorno dopo giorno . la sua esistenza è statica . ma la cosa peggiore è che non avverte la vecchiaia né bada alla canizie , per lui il tempo non fugge più : la consuetudine senza alcuna interruzione lo ha reso temporaneamente immortale . trascorsi i primi lustri non percepisce più neanche gli acciacchi , né fisici né psicologici , e dà importanza marginale finanche alle affezioni di chiara gravità : una mutazione è intervenuta e lo ha ricoperto di una ulteriore cute che lo rende refrattario ad ogni nocumento , a qualsiasi batterio . però questa corazza ha forma solo nella sua mente . ditemi : è il totale annichilimento che si rincorre a perdifiato ? è il suo corpo ed il suo cerebro che si è deciso di annientare ? non bisogna dimenticare che i peccati devono essere soppressi non i peccatori .

Con la presente non vi chiedo di genuflettervi dinanzi all’arroganza , ma di accogliere nella vostra mente ragionevoli inviti e corrette riflessioni ; vi chiedo di spalancare il cuore a gemiti e lacrime di tanti innocenti . le tante lacrime che scappano via dagli occhi gonfi di quei familiari che amano il proprio congiunto prigioniero a vita . le infinite gocce che rendono brillante il viso di quei cari che salutano il loro più amato consanguineo come fosse un malato terminale . quelle bocche con labbra tremolanti che emettono continui gemiti che nessuno ascolta .

Andate , vi prego , ad assistere ad un colloquio tra chi ha l’incessante pena ed i suoi parenti , e comprenderete con limpidezza qual è il vero peso del tormento e dell’angoscia ; vedrete come si piegano le membra di ogni uomo . e quando la visita finirà , perché giunta l’ora del congedo reciproco , proverete la stessa afflizione che vi colpirebbe se osservaste , in quel medesimo istante , lo smembramento forzato di una famiglia in un campo profughi . gli ergastolani , ci crediate o no , sonno esseri senzienti , come ogni altro essere umano .

Vi è qualcosa in più , qualcosa di cosi spregevole da essere quasi in da essere quasi inenarrabile . per la parte più vilipesa di questa categoria di carcerati vi è quest’altro aggravio : un vetro divisorio spesso tre dita . a chi possiede , suo malgrado , la punizione permanente ed è detenuto in regime di carcere duro ( articolo 41 bis O.P. ) non è concesso neppure di toccare i propri familiari , ma li guardano mesti da dietro un vetro blindato e comunicano per mezzo di un telefono ( quest’ultimo inventato per far sentire vicini coloro che erano distanti , e non …. ) . fidatevi , è atroce osservare una madre che tenta disperatamente di sfiorare quel figlio tanto vicino – eppure cosi intangibile  – , nel timore che sia l’ultima occasione per lei : l’età avanza ed il tempo è impietoso ; è terribile e sconvolgente mirare una bimba ( quanta retorica sulla tutela dei minori ) che protende le braccia in direzione del genitore ma viene crudelmente intralciata da quel composto minerale trasparente ed ingannevole . il legislatore pare aver trovato l’ispirazione nel mostruoso mito di Tantalo .

Eccellenti signore ed egregi signori , fornite , ancora una volta , prova della vostra ponderatezza ; dimostrate di nuovo che la vostra mente ed il vostro cuore non sono inclini all’odio ma alla clemenza .

Imponete alla pena dell’ergastolo un fine certo : l’Europa ce lo chiede ; Strasburgo ce lo ordina .

Negli ultimi anni , sempre più spesso , la CEDU ha vergato sentenze che obbligano sempre più stati membri a rendere più umane le carceri e le pene che in esse conducono ; ed in modo particolare ingiunge di ridare speranza a chi la pena perenne l’ha tolta . manifestate la vostra civiltà , la vostra liberalità , la nostra proba ed equa giustizia .

Obliterate dal codice penale il “ fine pena mai , ed anticipate un mortificante comando che presto giungerà dall’illuminata Strasburgo . redigete un testo di legge , oppure riproponete uno dei tanti che giacciono inerti nelle commissioni giustizia di ambo le camere . Dimostriamoci di nuovo esempio da seguire ; poniamo termine al biasimo e alle contumelie , che sempre saturano i commenti rivolti al nostro paese quando il focus del discorso è la giustizia .

Non delegate ad altri , Pregiatissimi Onorevoli , ciò che è di vostra competenza . Siete voi i veri giudici , voi eletti democraticamente dal popolo sovrano . l’obbligo etico ed istituzionale è vostro e vostro soltanto.

L’ergastolo non è una pena utile , perché non espleta la sua prima e fondamentale funzione : stornare l’uomo da qui delitti che portano veloci alla pena diuturna .

È una pena carica di sofferenze ed afflizioni e per giunta inefficace . questa pena deve essere un esempio , allora si consenta al condannato di uscire e di testimoniare col fisico e con la mente la durezza di lustri e lustri di prigionia . infatti , chi invoca la cancellazione di questa punizione non pretende affatto l’impunità né pene risibili , ma solo un fine pena sicuro ed una speranza di riacciuffare un giorno l’ambita libertà ( in molti stati l’ergastolo è 26 anni , in altri ancora meno ) .

Concludo riallacciandomi all’ incipit . V. Hugo sosteneva che “ la vendetta è un atto dell’uomo , punire appartiene a Dio . e la società sta fra i due . il castigo è al di sopra di essa , la vendetta al di sotto : nulla di cosi grande e cosi piccolo le si adatta “ . E concludeva il concetto dichiarando questo :

<< la società non deve punire per vendicarsi , deve correggere per migliorare >> .

Scegliete voi se essere Giacobini o Girondini .

Con sincero ossequio .

Salvatore Ritorto.

 

 

 

 

Comments ( 2 )

  • Antonio Perucatti

    Caro Salvatore,
    ho letto con attenzione quello che hai scritto e per l’ennesima volta mi sono imbattuto in situazioni che potrebbero dare luogo ad una detenzione in linea con l’art.27 della Costituzione. Io sono figlio di un direttore che ha combattuto da sempre il concetto della pena perpetua, pur di fronte ai peggiori crimini commessi. Mio padre trasformò il carcere di S. Stefano in una prigione dove si usciva dalle celle a prima mattina per occuparsi di varie situazioni, come gli impianti idraulici o la centrale elettrica. In celle strettissime tutti rientravano al tramonto ed avevano solo la forza di andare finalmente a dormire. Ti assicuro, caro Salvatore, che ognuno di loro poteva rifiutarsi di uscire dalle celle, ma grande era la soddisfazione di contribuire a migliorare la situazione dell’isola,negli interventi spesso faticosi, nella coltivazione delle terre, nel funzionamento della centrale elettrica, gestita da ergastolani. Senza omettere che anche la loro cultura migliorava grazie alle scuole elementari e medie, l’analfabetismo era quasi sparito. Io ed altri delle associazioni pro detenuti abbiamo sempre ribadito che il carcere chiuso, sbarrato non serve a nulla e vìola la Costituzione. L’Italia è l’unico Stato al mondo che ha due ERGASTOLI, quello ordinario e quello OSTATIVO. Ti assicuro che aumenteremo gli sforzi per migliorare gradualmente le condizioni di pena,Ti abbraccio

  • Giovanna

    Sono contrariamente alla pena di morte viva come la definita papa Francesco… siamo in un paese civile così dicono .. ma i politici lo stata si macchia di un reato ancor più grave di quello commesso del detenuto.. col tempo la persona cambia ha maggior ragione dopo 35 anni di carcere.. sono favorevole all’abolizione dell’ergastolo ostativo … ciao salvatore ..

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