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Le Forze di Polizia non regolate sono come gli incubi e il sonno della ragione: generano mostri.

Gravi problemi nelle forze di polizia in Italia denunciano delle anomalie torbide nella nostra democrazia.

Ci sono due fatti gravi: uno esploso sui mass media ed è la posizione del poliziotto Tortosa sulla vicenda della Diaz, l’altro imploso con un muro di silenzio e riguarda un caso grave di corruzione interforze tra carabinieri e agenti di polizia penitenziaria.

Cominciamo da quest’ultimo. Un solo quotidiano ne ha parlato, il Corriere della Sera. « L’ ex vicesindaco Sveva Belviso é iscritta (nel registro degli indagati) dalla pm Maria Letizia Golfieri, che sta facendo luce su ipotesi di reato connesse, stavolta, ad Artemisia. Una in particolare: abuso d’ufficio. L’avviso di garanzia risale allo scorso anno e, a quanto risulta, riguarda un atto di autorizzazione a firma della vicesindaco della giunta di Gianni Alemanno. Atto rilasciato nel 2013 poco prima che all’amministrazione di centrodestra subentrasse quella di Ignazio Marino.» La notizia sembra una vicenda piuttosto banale di un presumibile ”favore” a cui siamo abituati nelle vicende degli enti locali. Ma non è così, sul blog Crimeblog troviamo molto di più. “ Subito dopo il suo ritrovamento, Sveva Belviso, amica dell’imprenditrice e nota per la sua carica di vicesindaco nella giunta Alemanno, raccontò ai cronisti di aver incontrato la Giorlandino nel mese precedente al suo allontanamento da casa riferendo di averla vista “molto turbata, prostrata dalla sua dolorosa vicenda familiare e dal contenzioso col fratello che contro di lei aveva presentato una serie di denunce in merito a contese patrimoniali e permessi amministrativi “.

Secondo la Belviso a turbare la sua amica sarebbero state le continue denunce del fratello Claudio, noto medico ginecologo romano, insieme al quale fino al novembre 2011 gestiva la società Artemisia poi divisa, a causa di alcuni dissidi, in due attività distinte:

“Le ripetute denunce del fratello, che ai suoi occhi costituivano una sorta di stalking giudiziario, avevano gettato Mariastella in uno stato di profonda prostrazione, così come i continui controlli nelle sue strutture, e la presenza di sconosciuti che lei riteneva la seguissero minacciosamente per strada . Mi auguro anzitutto che lei sia viva e che stia bene, che nessuno le abbia fatto del male e che lei non ne abbia fatto a se stessa. Ma l’ultima volta che l’ho vista era davvero sconvolta”. A quanto pare Mariastella Giorlandino aveva ragione; effettivamente all’epoca veniva pedinata. A confermarlo sono stati il pm Mario Dovinola ed il procuratore aggiunto Nello Rossi che questa mattina hanno ordinato l’arresto del fratello Claudio Giorlandino e del cognato Carlo De Martino con l’accusa di stalking. La pubblica accusa ha disposto anche gli arresti di altre quattro persone coinvolte nella vicenda: Antonio Mercuri (dipendente della Regione Lazio distaccato al Comune di Roma) e tre appartenenti alle forze dell’ordine, tra i quali Biagio Di Mauro (brigadiere dei carabinieri capo scorta del Presidente del Copasir). Nell’ambito della stessa inchiesta risultano indagati anche due agenti della polizia penitenziaria, Pietro Pacillo e Fernando Mecchia, mentre è stato denunciato a piede libero un appuntato dei carabinieri, Antonio Cariello, in forza al nucleo operativo di Ostia. Secondo la Procura, Claudio Giorlandino e gli altri indagati avrebbero messo in atto una serie di condotte reiterate nel tempo al fine di disturbare la vita di Mariastella Giorlandino e di suo marito. I coniugi avrebbero subito minacce, molestie, pedinamenti ed appostamenti dal novembre 2011, quando venne sottoscritto l’accordo sull’utilizzo del logo Artemisia e sulla gestione dei laboratori d’analisi della società”.

L’avevamo già scritto pochi giorni fa: sono carenti per non dire inesistenti i controlli sulla piaga dei “secondi lavori”, illegali e in nero, di appartenenti alle forze di polizia. Nei paesi del terzo mondo avviene di frequente: in molti conoscono le mance da dare ai posti di blocco in Nigeria, chi è stato in Egitto sa che le piramidi non possono esser toccate e in effetti c’è una presenza massiccia di poliziotti che vigilano ma che ti chiedono 5 dollari per “consentire” una foto appoggiato alla Piramide di Cheope. Ma il caso Belviso/Artemisia non è quello di chi si fa dare 5 euro per toccare gli affreschi di Pompei o fare, per 50 euro, da autista con la pistola a un VIP; stiamo piuttosto parlando di uomini che minacciavano e presumibilmente stalkerizzavano una donna. Uno di questi stalkerizzatori era un sottufficiale particolare dei Carabinieri essendo il capo scorta del Presidente del Copasir, uno degli organi più delicati d’Italia. Dare un incarico del genere a una persona siffatta, senza controllare di continuo “il suo DNA”? Roba da Zimbabwe o da Burma! I suoi superiori e i suoi controllori ne dovrebbero rispondere oggettivamente con misure disciplinari gravi dell’Arma…Altrimenti chi non è corrotto nelle forze di polizia farà solo la figura del deficiente!

 

E’ difficile parlare del caso Tortosa con pacatezza e riflessione, tanta è la rabbia per le parole di odio cieco scritte. La parole sono pietre, anzi, come diceva Caramagna le parole si parlano, i silenzi si toccano: anzi atri e oscuri silenzi pluriennali. Eppure bisogna riflettere con freddezza. Questo ha scritto il poliziotto Fabio Tortosa, tra l’altro sindacalista nazionale del sindacato Consap, su facebook: « Io sono uno degli 80 del VII NUCLEO. Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte». « Quello che volevamo era contrapporci con forza, con giovane vigoria, con entusiasmo cameratesco a chi aveva, impunemente, dichiarato guerra all’Italia, il mio paese, un paese che mi ha tradito ma che non tradirò. Per quanto riguarda tutti voi; tranquilli, non vogliamo la pietas di nessuno. Sappiamo che siamo quelli ignoranti, scampati alla disoccupazione, lontani dai vostri salotti radical chic, dal vostro perbenismo becero, dal vostro politically correct. Siamo quelli che dopo un servizio di 10 ore dove abbiamo respirato odio, siamo pronti a rientrare nelle nostre case a dare amore ai nostri figli e alle nostre mogli. Ci troverai con una Ceres in mano, ti odieremo perchè non hai la nostra tuta da OP, ma non te lo faremo sapere. Saremo sempre al tuo servizio, anche se quando ti rubano in casa, meriteresti, e sarebbe più coerente, che chiamassi Batman».“Esistono due verità – ha scritto – …la verità processuale si è conclusa con una condanna di alcuni vertici della polizia e del mio fratello Massimo Nucera….la verità processuale è stata delineata da tale Zucca (il Pm dei processi, ndr) e i suoi sgherri che tengo a sottolineare non essere infallibili, basti vedere la loro storia”. E poi esiste, aggiunge Tortosa, “la verità, quella con tutte le lettere maiuscole. Quella che solo io e i miei fratelli sappiamo, quella che solo noi che eravamo lì quella notte sappiamo. Una verità che non abbiamo mai preteso che venisse a galla”. “Tranquilli, non vogliamo la pietas di nessuno sappiamo che siamo quelli ignoranti, scampati alla disoccupazione, lontani dai vostri salotti radical chic, dal vostro perbenismo becero, dal vosto politically correct”. “Carlo Giuliani fa schifo e fa schifo anche ai vermi sottoterra”.

Fabio Tortosa in queste frasi ingiuriose ha detto molto e su molte cose.

1) Esisterebbe una struttura di non ben precisati “fratelli” nella PS, di cui fa parte Massimo Nucera: di quale fraternity parla? E’ una organizzazione sotto traccia nella PS o una loggia massonica coperta (da cui il nome fratelli), da perseguire per la legge Anselmi?

2) Chi aveva dichiarato guerra all’Italia? Cosa dice il Tortosa, o forse qualcuno dei suoi superiori parlò di guerra all’Italia, magari dall’allora sala Situazione di Genova? Chi nell’Italia ha tradito Tortosa e quelli come lui e per quale vicenda? Quella che solo io e i miei fratelli sappiamo, quella che solo noi che eravamo lì quella notte sappiamo. Una verità che non abbiamo mai preteso che venisse a galla: chi attacca in codice Tortosa? Quale è la verità che non deve venire a galla? Una prova di Golpe, poi non riuscito?

3) Tortosa non conosce la pietas. Strano, i veri eroi guerrieri non quelli di cartapesta la conoscono invece bene: dal mitico Enea alla medaglia d’oro Giovanni Pesce che in tanti di noi abbiamo avuto l’onore di conoscere, che non esprimeva mai un insulto di vilipendio verso i cadaveri delle decine di fascisti che uccise nella guerra di Liberazione.

4) Per Tortosa i PM sono sgherri; cosa orrenda a sentirsi visto che migliaia di agenti di PS sono funzionari di Polizia Giudiziaria, sottoposti per Costituzione ai PM. Ma Tortosa sindacalista della potente CONSAP forse non vuole i PM ma la Polizia lasciata a se stessa, tutti con l’orgoglio della divisa di OP. Tutti come i bravi di Don Rodrigo.

5) Tortosa si vanta della propria ignoranza ed evidentemente dei suoi fratres. Eppure in PS abbiamo incontrato spesso agenti e sottufficiali intelligenti, che hanno proprietà di linguaggio e argomentazioni razionali: vuole ridurre tutti i suoi colleghi al proprio livello bestiale? La truppa delle migliaia di SS era solita vantarsi della propria ignoranza crassa….

6) l’ordine pubblico si gestisce col cervello e con la mente fredda e i superiori devono dare l’esempio; ricordo un giorno di una carica eccesiva e non proporzionata a Roma quando l’allora capo della Digos di Roma si interpose a una manganellata di troppo a un ragazzo inerme interponendo il proprio corpo e rimediando così da un agente della Celere una vistosa contusione a un braccio. Ricordo qualche mese fa l’estremo equilibrio con cui fu gestita Piazza di Spagna, in preda alle pazzie dei tifosi fascistoidi di Rotterdam. Dove non ci furono cariche. Questi esempi, al contrario del caso delle macellerie di Genova, sono quelli che ci aspettiamo dalle forze di polizia. Invece il modello della Gestapo e della Polizia di Pinochet, della polizia cioè che si “ contrappone con forza, con giovane vigoria, con entusiasmo cameratesco” ci fa ribrezzo eticamente, la combatteremo sempre politicamente, la lasciamo agli psichiatri patologicamente.

E’ora pertanto di avere una Commissione parlamentare d’indagine sui fatto oscuri del G8 di Genova; portano a questa conclusione anche le sgangherate parole dell’assessore capitolino Sabella che auspica di essere denunciato quasi per poter parlare di allora, dopo aver riferito di una volontà dirigente che a Genova voleva il morto; quel Sabella che allora “era” a Genova il DAP per tutto il periodo del G8.

Mephisto

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