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L’attrazione fatale della sinistra per le leggi speciali

Breve storie dei “pacchetti sicurezza” dal 1999 ad oggi

La ministra degli Interni si presentò a palazzo Chigi, di fronte al Consiglio dei ministri, armata di dati e tabelle. Con la vocetta stridula che la aveva resa universalmente nota già dai tempi della vecchia sinistra Dc dimostrò che nell’Italia del 1999 la criminalità era in calo e il Paese era più sicuro di quanto non fosse stato nel passato ma anche di quanto non fossero gli stimati vicini europei. Diminuivano gli omicidi, calavano le rapine, a mano armata e non. Il presidente del consiglio Massimo D’Alema la gelò: ‘ Devi capire che uno scippo a Milano crea più allarme di tre omicidi in Sicilia’. Il guardasigilli Olivero Diliberto, comunista cossuttiano, non ci trovò nulla da obiettare. Nasce così il ‘ pacchetto sicurezza’ che sarebbe stato approvato dal Parlamento un anno più tardi, e l’evento è a modo suo storico. Di leggi speciali ce n’erano state in precedenza. Ma si trattava di leggi che, per quanto discutibili, rispondevano almeno a emergenze reali. Così era stato negli anni 70 per la legge Reale e poi per le leggi antiterrorismo. Così era stato per le leggi anti- mafia del ‘ 92, dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, alle quali tuttavia il Pds di Achille Occhetto si era nonostante tutto opposto. Nel ‘ 99 no. Non c’era nessuna emergenza reale, nessuna impennata della criminalità se non sulle pagine dei giornali. Nessuno, leggendo quelle cronache quotidiane intrise di pura e di allarmismo, direbbe oggi che parlavano di un’Italia più e non meno sicura di prima.

A’ la guerre comme à la guerre. Se il panico era mediatico, fomentato ad arte e poi cavalcato dalla destra di Berlusconi, Fini e Bossi, il centrosinistra di Massimo D’Alema non si sarebbe tirato indietro. Avrebbe risposto con misure dello stesso stampo: fatte apposta per campeggiare sulle prime pagine, competitive sul piano della passione forcaiola con la destra. Dunque stretta sulle misure alternative per i detenuti, anche se i dati dimostravano che la percentuale di recidiva tra i detenuti in misure alternative era minima e la situazione nelle carceri, dove prima della Gozzini fioccavano omicidi ed esecuzioni, si era trasformata. Ma ‘ la gente’ reclamava certezza della pena e qualcosa bisognava pur dare in pasto agli imminenti elettori. Poi, anzi soprattutto, irrigidimenti draconiani sui crimini di serie C: gli scippi, i piccoli furti. Erano quei delittucoli a destare l’allarme generale e infatti la parola di moda sui media a sirene spiegate era ‘ microcriminalità’.

I partiti ‘ di sinistra’ che appoggiavano il governo e dunque anche il pacchetto spiegavano che tanto quei provvedimenti a effetto sarebbero rimasti per lo più lettera morta. In parte avevano anche ragione, ma non vedevano che il danno sarebbe stato comunque enorme. Per la prima volta in maniera tanto esplicita e senza più alcuna riserva il primo partito di centrosinistra sdoganava e faceva propria la temperie culturale di destra, accettava di giocare la partita del consenso tutta e solo sul tavolo di quella stessa destra.

L’occasione per la nuova levata di scudi ‘ law and order’ del medesimo partito, ma sul punto di cambiare nome per ribattezzarsi Pd, arrivò con una tragedia vera. Nell’ottobre 2007 una donna, Giovanna Reggiani, appena scesa dal treno alla stazione di Tor di Quinto fu aggredita e uccisa da un giovane rumeno. Il sindaco di Roma Walter Veltroni, che già da un anno si muoveva pensando molto più alle sorti del partito di cui era segretario che non a quelle della città eterna, convocò seduta stante una conferenza stampa nei giardinetti limitrofi al luogo dell’aggressione e ordinò al governo di varare ad horas leggi speciali.

L’allarme rispetto ai tempi di D’Alema premier era cambiato. L’incubo non era più la microcriminalità: erano gli immigrati e in particolar modo i rumeni ( preceduti in realtà dagli ‘ albanesi’ che avevano incarnato per primi lo spauracchio). Veltroni ci andò giù pesante, non voleva dover invidiare nulla neppure ai più truculenti fra i leghisti: «Prima dell’ingresso della Romania nella Ue Roma era la città più sicura d’Europa. Non si possono aprire i boccaporti e mandare migliaia di persone da un Paese europeo all’altro».

Prodi obbedì. La sera stessa varò una legge che facilitava le espulsioni dei rumeni, con l’immancabile codazzo di irrigidimenti e nuove norme. La destra naturalmente non s’accontentò affatto. Invece di votare come Prodi e Veltroni immaginavano a favore urlarono che non era abbastanza. Governo e Pd persero quel po’ di faccia che gli restava sul fronte sinistro senza guadagnare niente tra i patiti del patibolo.

Una storia che si sta ripetendo. Nel gennaio 2006, poco prima di lasciare per appena una ventina di mesi il governo, Berlusconi e il ministro Castelli vararono la loro brava legge ‘ rassicurante’. Permetteva di sparare ai ladri in casa e a bottega, non solo in caso di pericolo per la propria incolumità ma anche per i propri beni mobili. Ma si sa che, Minniti dixit, ‘ la sicurezza è pane per i denti della sinistra’. Quei principianti dei fascio- forzo- leghisti avevano lasciato una falla. Tra offesa e difesa doveva esserci misura, in caso di ‘ desistenza’, o fuga che dir si voglia, la situazione sarebbe cambiata. Incredibile ma vero: sparare alle spalle del malvivente in fuga restava illegittimo!

Fortuna che adesso è arrivata la sinistra. La legge è stata appena riveduta, corretta e irrigidita, anche a fronte del solito calo della criminalità e pur essendo l’Italia paese tra i più sicuri d’Europa. Ma alla destra è ovvio che non basti, che accusi la legge di essere smidollata. Dal momento che a legittimarne le smanie forcaiole ci sono quelli che dovrebbero fare il contrario, avrà gioco facile. Come al solito.

Paolo Delgado da il dubbio

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