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La vostra vergogna, la nostra disobbedienza

Il decreto Salvini bis passa anche al Senato

Il Senato  ha approvato la legge di conversione del “Decreto Sicurezza Bis”, provvedimento puramente repressivo attorno al quale sono cresciute le tensioni interne alla maggioranza giallo-verde. L’esito del voto spazza via ogni illusione di crepe o disomogeneità: il governo aveva posto la questione di fiducia, la maggioranza si è dimostrata solida e compatta e il quorum è stato ampiamente superato. I 160 favorevoli sono ben più dei 119 voti minimi necessari, grazie a quel blocco di destra che di fatto rappresenta qualcosa in più di una stampella in questa crisi governativa perennemente simulata.

Non resta ora che la firma di Mattarella, che appare scontata e che il Presidente apporrà nei prossimi giorni incorporando così definitivamente nel corpus giuridico italiano uno dei peggiori strumenti di repressione e criminalizzazione della storia della Repubblica.

Il decreto, al momento della presentazione prevedeva 18 articoli e, oltre al tema della chiusura dei porti e del contrasto all’immigrazione clandestina, introduceva alcune nuove norme sulla gestione dell’ordine pubblico durante le manifestazioni di protesta e sportive, con una previsione di stanziamento di fondi per le forze dell’ordine.
Un iter complesso quello di cui stiamo scrivendo – per le tensioni all’interno delle forze di governo – che ha avuto e ha subito diverse modifiche, sia prima dell’approvazione da parte del Consiglio dei ministri che durante il passaggio parlamentare.

All’articolo 1 il provvedimento stabilisce che il ministro dell’Interno «può limitare o vietare l’ingresso il transito o la sosta di navi nel mare territoriale» per ragioni di ordine e sicurezza, cioè quando si presuppone che sia stato violato il testo unico sull’immigrazione.

L’articolo 2 prevede una sanzione da un minimo di 150mila euro a un massimo di un milione di euro per il comandante della nave «in caso di violazione del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane». Inoltre, come sanzione aggiuntiva, è stabilito anche il sequestro della nave.

L’articolo 3 va a modificare l’articolo 51 comma 3-bis del codice di procedura penale e stabilisce che la procura distrettuale diventi competente per tutte le indagini che riguardano il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Con l’articolo 4 vengono stanziati 500 mila euro per il 2019, un milione di euro per il 2020 e un milione e mezzo per il 2021 per il contrasto al reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per operazioni di polizia sotto copertura. Queste disposizioni sono un’auto-attribuzione di competenze. Il Ministro dell’Interno è responsabile della tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica ed è autorità nazionale di pubblica sicurezza, e che l’immigrazione è, da sé, geneticamente e naturalmente, percepita ed intesa dal Ministro quale problema di sicurezza, ne deriverà in maniera inappuntabile che il Ministro dell’Interno potrà occuparsi del controllo delle frontiere.

Dall’articolo 6 all’articolo 18, il decreto Sicurezza bis, ormai legge, introduce nuove norme e reati in merito alla gestione dell’ordine pubblico durante le manifestazioni di protesta e sportive. In particolare, si introduce «una nuova fattispecie delittuosa, che punisce chiunque, nel corso di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, utilizzi – in modo da creare concreto pericolo a persone o cose – razzi, fuochi artificiali, petardi od oggetti simili, nonché facendo ricorso a mazze, bastoni o altri oggetti contundenti o comunque atti ad offendere».

Inoltre, il provvedimento prevede che «qualora i reati siano commessi nel corso di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico» il fatto costituisca un’aggravante. L’uso dei «caschi o di qualsiasi altro dispositivo che renda irriconoscibile una persona», nelle manifestazione di questo tipo, è vietato.

L’articolo 7 dà il via a un inasprimento delle pene per chi compie una serie di reati: «violenza o minaccia a un pubblico ufficiale», «resistenza a un pubblico ufficiale», «violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario o ai suoi singoli componenti», «devastazione e saccheggio», «interruzione di ufficio o servizio pubblico o di pubblica necessità».

Questa legge è un atto di guerra al dissenso e all’opposizione sociale, sia che essi si manifestino nelle piazze, sia che si manifestino sui mari attraversati dai migranti.

Tutte queste misure sono state pensate per spaventare e distruggere, con l’arma del terrore poliziesco, tutte quelle lotte sociali che nonostante tutto continuano a resistere in questo Paese. Il decreto sicurezza bis si configura come un vero e proprio colpo basso con cui il governo giallo-verde prova a domare tutti quei pezzi di società che non si fanno ammaliare dalle sirene del “cambiamento”.

In questa nuova legge c’è un evidente attacco al diritto alla vita delle persone vulnerabili, c’è un attacco alla povertà che non viene così “combattuta” ma ulteriormente celata, colpisce, inoltre, la scelta di intervenire su norme del codice penale e del codice di procedura penale. L’aumento a dismisura della repressione di alcuni reati, come quelli contro i pubblici ufficiali, soprattutto se posti in essere durante manifestazioni pubbliche, arrivano pericolosamente ad incidere sui diritti di manifestazione del dissenso in occasioni come manifestazioni pubbliche, scioperi, riunioni pubbliche.

Una Legge che reprime. Che fa della repressione il suo orizzonte politico e culturale. Sarebbe sbagliato, però, iscrivere questa legge solo nell’attuale congiuntura politica nazionale. Non possiamo dimenticare che chi ieri faceva opposizione nei banchi parlamentari, solo due anni fa sosteneva orgogliosamente i decreti Minniti e Minniti-Orlando, che già tracciavano le linee approfondite da Salvini. E oggi invia le “ruspe democratiche” per lo sgombero di Xm-24 a Bologna.

La torsione autoritaria di cui queste norme si fanno portatrici è parte di un processo più ampio, quantomeno europeo. Basti pensare a quanto sta accadendo nella Francia di Macron, leader tanto osannato dalla “sinistra” nostrana.

Anche per queste ragioni queste leggi vanno combattute, con ogni mezzo necessario, con nuove forme, fantasia e ingegno che la passione che solo chi ancora si batte contro le ingiustizie sapranno mettere in campo. L’autunno dei movimenti sociali ha già un’indicazione di programma ben definita.

da GlobalProject

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