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La vittoria degli “uomini ombra”

L’ergastolo ostativo viola l’art. 3 della Convenzione: divieto di trattamenti inumani e degradanti. Con la sentenza “Viola contro Italia”, il 13 giugno del 2019, la Corte europea per i diritti dell’uomo ha sancito che il fine pena mai senza possibilità di revisione alcuna è un trattamento inumano e degradante.

 “La Corte ha sottolineato l’incompatibilità con la DIGNITA’ UMANA, che è la vera essenza della Convenzione stessa.” Sentenza e data storiche per chi negli ultimi 15 anni ha dovuto fare i conti con l’inammissibilità di qualsiasi richiesta perché “ostativo ai benefici”. E questa straordinaria sentenza chiarisce anche alcuni aspetti affatto scontati in merito ai capisaldi del 4 bis e della lotta ai fenomeni criminali: 1) non sempre la pretesa collaborazione può essere resa in sicurezza; 2) non sempre alla collaborazione con la giustizia corrisponde un ravvedimento interiore e ad un distaccamento reale dalle organizzazioni; 3) si deve tener conto dell’evoluzione e del cambiamento interiore intervenuti nella persona a distanza di tanti anni dal compimento del reato.

Infine la Corte invita il legislatore italiano a rimediare a tale violazione adeguando la legge penitenziaria affinché la possibilità di accedere ai benefici non sia vincolata esclusivamente alla collaborazione con la giustizia. Teoricamente questo sarebbe già possibile attraverso l’istituto dell’inesigibilità della collaborazione se non fosse per l’ampio margine di discrezionalità interpretativa rimessa completamente all’arbitrio dei giudici non sempre costituzionalmente orientato. Riteniamo improbabile che l’attuale governo, nonostante l’art. 10 della costituzione imponga l’adeguamento dell’ordinamento giuridico alle norme del diritto internazionale, adeguerà spontaneamente l’ordinamento penitenziario alla sentenza della Corte europea visto e considerato l’affondo operato sulla timida riforma del precedente governo che, sebbene distante dall’odierna sentenza, presentava un minimo di apertura sugli automatismi delle preclusioni vincolanti del 4 bis. È, invece, plausibile e auspicabile, che sarà proprio la Corte Costituzionale, il prossimo ottobre a sancire l’incostituzionalità del 4 bis.

 Quella odierna non è solo la vittoria di Marcello Viola ma è la vittoria di tutti gli uomini ombra, gli uomini senza speranza, condannati alla pena di morte in vita, gli ergastolani ostativi. Circa 1500 uomini, da oltre 20 anni in carcere, che all’epoca dell’arresto erano poco più che ragazzi, spesso colpevoli inconsapevoli. Una sentenza che arriva dopo 15 anni di lotte, scioperi della fame, denunce, raccolte firme e interrogazioni parlamentari che riapre, concretamente, la speranza. Lotte che inizialmente hanno visto ben pochi ergastolani protagonisti.

 Persone come Carmelo Musumeci, Pasquale e Giuseppe Zagari, Alessandro Greco, Salvatore Torre, Claudio Conte, Pasquale de Feo, Mario Trudu, Giuseppe Grassonelli, Marcello dell’Anna, Gaetano Puzzanghero, Vito Baglio, Alfredo Sole, Tommaso Romeo, Antonino Albanese, Girolamo Costanzo e tanti altri che avevano compreso la portata dell’ostatività interrogando le leggi su come fare per dimostrare il cambiamento interiore senza mettere qualcun altro al proprio posto. Ognuna di queste storie ha scritto una pagina della sentenza odierna, ha ispirato docufilm, libri, tesi di laurea. Spes contra spem altro non è che la richiesta continua di un gruppo di ergastolani che a Milano Opera chiedeva alla direzione di dargli la possibilità di dimostrare il cambiamento e la presa di distanze dalle organizzazioni anche in assenza della collaborazione. Una richiesta che inizialmente veniva dal solo Pasquale Zagari (libero, ed oggi “socialmente prezioso” nella lotta alla cultura criminale, grazie all’altro tassello verso lo stato di diritto posto dalla Corte europea che è la sentenza Scoppola) a cui molti aderirono “mettendoci la faccia” a voler avere la possibilità di dimostrare il cambiamento.

Oggi la sentenza Viola va finalmente a sancire la legittimità di quelle richieste, quelle urla a bassa voce, provenienti dagli infernali gironi differenziati a cui in questi anni in tanti abbiamo cercato di dare voce, forti delle ragioni del Diritto che vanno oltre le pulsioni emergenzialistiche e securitarie. Una sentenza che si aspettava carichi di speranze e che ancor di più ci da la forza di proseguire.

 Associazione Yairaiha Onlus

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