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La tragedia dei ‘croceristi’ della Diciotti: tagliato un dito a un bimbo per ricattare i genitori

Storie terribili – che hanno trovato conferme – dei migranti ‘liberati’ dalla nave dopo l’intervento di Mattarella. Una donna violentata in Libia. E si scopre che i ‘dirottatori’ della Diciotti non avevano minacciato nessuno

Una storia di miseria e di disperazione che non merita la derisione dei razzisti nostrani arrivati al Viminale al seguito di un’ondata di odio, ai compromessi grillini e a una parte del Pd che ha ‘invocato’ un governo Lega.-M5s secondo la logica del tanto peggio tanto meglio: per convincere i genitori a dare altro denaro e proseguire il loro viaggio in Italia i trafficanti di uomini in Libia hanno rapito il figlio e gli hanno tagliato un dito. Col “trofeo” esibito per dimostrare di quali atrocità erano capaci sono andati dalla coppia che ha dato loro i soldi. E’ una delle “ordinarie” storie di violenza raccontate dai profughi arrivati ieri a Trapani a bordo della nave della Guardia Costiera Diciotti.
I mediatori culturali e gli investigatori, con l’ausilio degli interpreti, stanno raccogliendo le testimonianze dolorose dei 67 migranti partiti dalla Libia, soccorsi in mare dal rimorchiatore Vos Thalassa e poi trasferiti sulla Diciotti.
Una donna cinquantenne ha invece riferito di essere stata violentata più volte prima della partenza. La sua storia è stata confermata dai medici della Cisom di Malta e poi dai sanitari trapanesi che l’hanno visitata. Drammatiche le parole di un giovane che ha raccontato di aver visto morire la moglie: sarebbe stata assassinata a colpi di pistola nel campo profughi dai trafficanti.

L’equipaggio della Vos Thalassa aveva pensato che volessero tagliar loro la gola. In realtà, mentre erano disperati, mimavano cosa li avrebbe aspettati se rispediti in Libia

Dirottatori? No. Ma intanto basta alzare il volume della voce per aver ragione: dopo i primi accertamenti la Procura di Trapani ha ritenuto che uno solo dei tre reati ipotizzati in un primo momentoi era contestabile, la violenza privata aggravata, ma non l’appropriazione di nave e le minacce. Posizione che non è mutata. Ma questo non significa che l’inchiesta sia chiusa. Anzi si allarga, con apposite deleghe alla squadra mobile, allo Sco della polizia di Roma e al Nsi della guardia costiera. Si cercano, per esempio, anche eventuali scafisti del gommone, e, secondo quanto si è appreso ‘fari’ sono stati accesi su i due indagati in stato di libertà. Anche se in Procura si sottolinea che sono indagini di routine.

La Procura ha disposto indagini anche sulla ricostruzione del dopo salvataggio sulla Vos Thalassa. L’equipaggio avrebbe detto di essersi sentito minacciato gravemente quando i migranti hanno scoperto che la nave li stava riportando indietro. Avrebbero gridato “no Libia, Libia, sì Italia”, poi avrebbero circondato l’equipaggio, spintonando il primo ufficiale e mimato con la mano il gesto ‘ti accoltello alla gola’.

Così sono scattati i contatti con la sala operativa della capitaneria di porto di Roma, che ha inviato sul posto la Diciotti che ha effettuato il trasbordo.

I primi racconti dei migranti sarebbero diversi, avrebbero ‘supplicato’ con insistenza il comandante e l’equipaggio a non riportarli in Libia, pressandoli, e scambiando la loro paura con minacce. Erano i migranti ad aver paura di essere sgozzati se rimandati in Libia. Del resto a chi potevano tagliare la gola senza armi e coltelli?

Hanno detto di essere terrorizzati, di non volere tornare in Libia anche a costo di “morire gettandosi in mare”. “Non ci hanno capiti – hanno spiegato – perché nessuno parlava la nostra lingua. E infatti alcuni avevano capito che avrebbero minacciato di gettare in mare il comandante della nave.
Aggressione? Nessuna, hanno frainteso il nostro stato d’animo di persone terrorizzate”. Tanto che, hanno sottolineato, tutto “è durato non più di 10 minuti”.

Potrebbe essere questa la discriminante determinante dell’inchiesta della Procura di Trapani. Paura e minacce reali o percezione accentuata anche dall’inferiorità numerica? Per fare chiarezza in fretta gli investigatori stanno ‘accelerando’ gli interrogatori, con l’assistenza di mediatori e interpreti, dei 67 migranti, che sono ospitati nell’hotspot di contrada Milo, per tentare di ‘cristallizzare’ i fatti e presentare un rapporto dettagliato alla Procura che potrebbe, di fronte a fatti nuovi, cambiare posizione e fare valutazioni diverse. Possibilità che al momento, è stato ribadito, è esclusa. Intanto su nave Diciotti, da ieri ormeggiata nel porto di Trapani, sono in corso i lavori di rimessaggio e di rifornimento prima di rompere gli ormeggi e potere così riprendere il suo servizio in mare.

da Globalist

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