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La legge Minniti fa la prima vittima. Muore un senegalese nel corso di una retata dei vigili a Roma

Un lavoratore senegalese è morto a seguito di una retata della Polizia Locale sul Lungotevere contro i venditori ambulanti. Una vera e propria caccia all’uomo per le strade del centro della città. Dopo Milano anche a Roma si scatena la caccia all’uomo voluta dal Ministero degli Interni.

In mattinata a Trastevere degli agenti della guardia di finanza, con il pretesto di comprare un paio di scarpe da alcuni venditori ambulanti, avevano dato avvio a un’operazione contro gli abusivi della zona. Commercianti ma soprattutto persone abusive. La retata si è presto trasformata in caccia all’uomo per Trastevere, un altro rastrellamento come quello che ieri ha interessato la stazione centrale di Milano, voluto, preparato e organizzato dalla regia politica del ministero degli Interni e dai dispositivi da questo predisposti con le leggi Minniti-Orlando.

Nel primo pomeriggio Magat, un lavoratore senegalese, preso dal panico, si è dato alla fuga. Braccato da alcuni agenti della polizia di Roma Capitale è stato da questi raggiunto, sgambettato, e fatto rovinare al suolo. Cadendo Magat ha battuto la testa è morto in una pozza di sangue in via Beatrice Cenci come raccontano i suoi amici. Dopo poche ore la rabbia dei lavoratori senegalesi è cresciuta. Per lungo tempo il lungotevere è  rimasto bloccato all’altezza di via Arenula da una cinquantina di ragazzi, fratelli di Magat, lavoratori oggetto del rastrellamento.

IL NEGOZIANTE che lo ha visto attraverso la vetrata accasciarsi riverso a terra con le braccia in avanti dice di aver pensato inizialmente a uno svenimento. Una passante ha chiamato il 118 e gli infermieri hanno provato in tutti i modi a rianimarlo, inutilmente. Quando Nian è stato alla fine coperto da un telo dorato, del tutto simile a quelli dati ai migranti salvati in mare, gli altri venditori senegalesi fuggiti nelle stradine attorno, si sono radunati e hanno inscenato un mini corteo di protesta. Sono stati dispersi dalla celere a colpi di manganello nel giro di pochi minuti. È probabile che nei prossimi giorni la comunità senegalese di Roma organizzi una manifestazione per chiedere verità e giustizia.

GLI UOMINI DELLA POLIZIA cittadina, poi, hanno anche portato in centrale un ragazzo senegalese che, pur non essendo un testimone oculare, stava riportando ai cronisti le voci sull’inseguimento tra i vigili in moto e Nian. Gli uomini della polizia locale l’hanno interrotto a metà racconto, intimandogli in maniera perentoria di seguirlo in commissariato per mettere agli atti la sua versione. A trattare sul punto sono arrivati anche due giovani avvocati, che, dovesse essercene il bisogno, proveranno a prendere in carico il caso.

Il sostituto procuratore Francesco Paolo Marinaro ha aperto un fascicolo d’inchiesta, per ora senza ipotesi di reato né indagati, in attesa delle informative della municipale e, soprattutto, dei risultati dell’autopsia che è stata disposta sul corpo di Maguette.

I RAGAZZI DELLA COMUNITÀ senegalese raccontano che Nian era in Italia da trent’anni, viveva sulla Prenestina e cercava di sfamare la sua famiglia vendendo borse per le strade della Capitale, riuscendoci peraltro a stento. «Era un uomo buono che lavorava davvero per un pezzo di pane – racconta Diop, 35 anni, prima di essere portato in commissariato –, non riusciva nemmeno a mandare i soldi in Senegal, dove ha un altro figlio. Cercava di tornarci spesso, l’ultima volta sarà stato due o tre mesi fa».

I VIGILI, per bocca del vice comandante Antonio Di Maggio, negano ogni addebito: «Non esiste alcun coinvolgimento diretto tra l’operazione antiabusivismo e il decesso del cittadino senegalese».

Intanto, sulla pagina Fb del corpo di polizia locale di Roma Capitale si esulta per il successo del blitz: sequestri e multe per trentamila euro, somme che verosimilmente non verranno mai pagate. Con l’aggiunta della foto della catasta di borsoni di merce requisita, si rileva come la presenza dei venditori abusivi risultasse «dannosa anche dal punto di vista del decoro urbano in un sito sottoposto a vincolo paesaggistico». Nemmeno un accenno a Nian Maguette, morto di decoro.


 

 

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