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La dottoressa torturatrice della caserma di Bolzaneto indagata per le violenze al carcere di Marassi

Rinviato a giudizio Dario Pinchera, un agente di polizia penitenziaria di 30 anni accusato di avere picchiato al carcere genovese “ Marassi” un detenuto e di avere mentito sulla vicenda. E sullo sfondo appare una figura inquietante: una dottoressa già condannata per le sevizie a Bolzaneto, quelle dopo il G8 del 2001 che indignarono tutto il mondo.

Il fatto risale ad aprile del 2015. Il detenuto si chiama Ferdinando Boccia, un 37enne recluso per reati legati alla droga. Era in terapia psichiatrica e riabilitativa dalla tossicodipendenza. Stava aspettando il metadone in cella e al momento della distribuzione, siccome si stava lavando i denti, aveva chiesto che la pastiglia gli venisse lasciata. Una pratica non consentita dal regolamento e, per questo motivo, non gli venne consegnata. Se ne lamentò con Dario Pinchera, chiedendo la somministrazione della terapia, ma la discussione degenerò. Boccia venne fatto uscire dalla stanza per andare a prendere le pastiglie al piano di sotto, ma nel tragitto l’agente – così risulta dalla denuncia del detenuto – lo “ aspetta sulle scale” per “ dargli una lezione”. Le scale che collegano i due piani sono riparate dalla quasi onnipresente videosorveglianza, che dovrebbe rendere Marassi “ una casa di vetro”: Il racconto del detenuto è drammatico: « Mi ha colpito con uno schiaffo, indossava guanti neri. Ha continuato a colpirmi mentre ero a terra e urlavo: “ Aiuto, basta! ”. Perdevo sangue dalla testa. Sono riuscito a scendere le scale e a raggiungere l’infermeria, ma gli agenti hanno impedito di farmi soccorrere. C’erano due infermiere che distribuivano metadone, erano molto spaventate, io urlavo. In una stanza ho visto don Paolo ( il cappellacisione no ndr.), era insieme a un detenuto e non può non avermi visto. Mi hanno riportato in cella. Poi è venuta un’altra guardia e mi ha detto: “ Facciamo finta che non è successo niente” » .

Ferdinando Boccia, pieno di lividi e ferite, venne visitato dopo 48 ore. Ad accorgersi delle evidenti ferite al capo, al torace, alle braccia e al dorso, fu la psichiatra Silvia Oldrati, che scrisse il giorno stesso ai suoi superiori e al personale medico interno gestito dalla dottoressa Marilena Zaccardi. Anche lei è sotto indagine e si attende la decisione del pm sul suo eventuale rinvio a giudizio.

Ma chi è Marilena Zaccardi? È stata la “ seviziatrice” della caserma di Bolzaneto durante i giorni del G8, tra venerdì 20 e domenica 22 luglio 2001. Assolta in primo grado e poi condannata in appello per abuso d’ufficio pluriaggravato e ingiuria pluriaggravata “ per aver consentito o effettuato controlli di triage e di visita sottoponendo le persone a trattamento inumano e in violazione della dignità”; “ costringendo persone di sesso femminile a stazionare nude in presenza di uomini oltre il tempo necessario e quindi sottoponendole a umiliazione fisica e morale”; “ per aver ingiuriato le persone visitate con espressioni di disprezzo e di scherno”; “ per aver omesso o consentito l’omissione circa la visita di primo ingresso sull’individuazione di lesioni presenti sulle persone”; “ per aver omesso o consentito l’omissione di intervento sulle condizioni di sofferenza delle persone ristrette in condizioni di minorata difesa”. Le accuse sono state confermate in Cassazione nel 2013, ma prescritte, mentre è stata riconosciuta la sua responsabilità civile.

Sul pestaggio di Ferdinando Boccia sono finiti sotto inchiesta cinque sanitari per omesso referto e sei colleghi di Dario Pinchera ( tra i quali anche Massimo Di Bisceglie, comandante delle guardie di Marassi) per omessa denuncia, favoreggiamento e falso. Pinchera in un primo momento raccontò che il detenuto si era fatto male cadendo da solo, poi di essere stato aggredito e di averlo colpito per quello. L’agente non è nuovo a fatti di cronaca: era stato arrestato nel 2007 a Cassino con l’accusa di aver gambizzato due persone. I feriti erano due suoi amici, sospettati insieme a Pinchera di avere lanciato un masso di 41 chili sull’autostrada A1, in provincia di Frosinone, uccidendo una persona.

Damiano Aliprandi da il dubbio

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