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La destra nera stringe l’Europa, in Italia c’è un rischio autoritario

smuragliaIl presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia: i fascismi sono piantati in terreno fertile, non bastano le manifestazioni per fermarli. La nostra associazione non deve porsi oggi il problema della continuità, lo ha già risolto da dieci anni. Generazioni diverse portano avanti gli stessi valori e obiettivi, la prossima guida sarà affidata a un non partigiano

Tra le ragioni per le quali l’Associazione nazionale partigiani ha organizzato un incontro pubblico oggi a Roma (in Campidoglio, dalle 15) c’è quella di «farci conoscere meglio». Il che per un’associazione che da oltre settant’anni «incarna la storia e la tradizione dei gruppi partigiani» (citiamo una sentenza della Cassazione) può apparire superfluo. E invece, spiega il presidente Carlo Smuraglia, «sentiamo di frequente dire che l’Anpi, adesso che stanno venendo meno i partigiani, ha esaurito la sua funzione».

Lo ha detto di recente anche un sindaco del Pd, sindaco non di un comune qualsiasi: Predappio.

Polemizzava con me perché mi ero espresso contro il progetto di riaccendere quel faro che, negli anni del fascismo, segnalava la presenza di Mussolini in Romagna. Ma, diavolo, pensano che sia questo il modo di attirare i turisti? Non dovrebbero aspirare a processioni di nostalgici, pensino invece a valorizzare le bellezze del posto.

E allora, l’Anpi come va avanti?

Tra chi ce lo chiede non mancano quelli in mala fede: ci hanno già attaccato durante la campagna per il referendum per la nostra scelta di votare no. Ma c’è anche chi è in buona fede, evidentemente non ci hanno seguito o non siamo stati bravi noi a spiegarci. Il problema della continuità non ce lo poniamo oggi, lo abbiamo affrontato oltre dieci anni fa, nel congresso del 2006. Quando abbiamo deciso di cambiare lo statuto per accogliere le iscrizioni degli antifascisti non partigiani. Abbiamo iscritti di tutte le età, interverranno oggi in Campidoglio. Generazioni diverse che portano avanti gli stessi obiettivi riassunti dal trinomio Resistenza, Costituzione, Antifascismo.

Arriverà il giorno in cui a guidare l’associazione ci sarà un non partigiano?

Certamente. Dovrà avvenire non dico in modo indolore, ma naturale sì. Sta accadendo già in molte sedi territoriali. Quando terminerò il mio mandato come presidente toccherà a chi non è stato partigiano, senza che questo rappresenti una rottura. Vogliamo che sia molto chiaro all’esterno e a noi stessi. Del resto non siamo mica gli unici e nemmeno i primi. Tra le tante associazioni riconosciute e finanziate dal ministero della difesa ci sono ad esempio i garibaldini: mi pare difficile che siano quelli di Quarto.

Recentemente l’Anpi, con l’istituto Cervi, ha chiesto alle istituzioni di far rispettare le leggi Scelba e Mancino impedendo le manifestazioni che si richiamano al fascismo. Non teme così di regalare un po’ di attenzione a piccoli gruppi?

Il nostro antifascismo non si può ridurre a questo. Ma non vedo perché non si debba far rispettare la legge di fronte a chi esibisce il saluto romano. Questo paese ha troppo sofferto per gli antifascisti in galera, i partigiani trucidati, la guerra e i patimenti imposti ai civili per sopportare questi simboli di morte portati in giro per le strade.

Di recente ha chiesto anche di vietare la manifestazione di Salvini a Verona il 25 aprile.

È cosa diversa perché parliamo comunque del capo di un partito, ma quella convocazione ci è sembrata una provocazione che non dovrebbe essere consentita nel giorno della festività nazionale. Mi dicono che si tratta di una manifestazione per la legittima difesa, non vedo cosa c’entri con il 25 aprile. Adesso pare che la faranno lontano dal centro e in un posto chiuso. Ma, insisto, non ci interessa solo guardare al passato.
Il razzismo è pienamente nel discorso politico contemporaneo, non solo in piazza ma anche in parlamento.

In Italia e in Europa c’è una spinta verso una destra razzista e autoritaria, una destra nera assai diversa dalla destra liberale. È in corsa per le presidenziali in Francia, ha sfiorato la vittoria in Austria e Olanda, è al governo altrove e già nega la libertà di stampa e di opposizione. Una destra assai più pericolosa dei nostalgici che fanno il saluto romano, una destra che non si ferma con le manifestazioni.

La definirebbe fascista?

Non mi interessano tanto le definizioni, forse fascismo è una parola che non basta più. Mi importa tenere alta la guardia contro l’affermazione di questi istinti razzisti, anche perché affondano le radici in terreno fertile: i cittadini temono di perdere il lavoro o di vedere crescere la criminalità. Sulle paure sono stati costruiti il fascismo e il nazismo.

Che risposta immagina?

Comincerei dal chiedermi come mai questo tipo di proposta autoritaria esercita un fascino sui giovani, che normalmente sono quelli più libertari. E cercherei di combattere a fondo le cause, innanzitutto economiche, che alimentano le paure e gli egoismi. La battaglia per l’attuazione della nostra Costituzione sarebbe di per sé un potente antidoto. Al contrario il discorso antipolitico corrente favorisce il rischio autoritario.

Andrea Fabozzi da il manifesto

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