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La democrazia secondo il procuratore Caselli

Apprendiamo dalle agenzie di stampa che il procuratore Caselli ha definito, dietro il paravento del “sembra”, non democratico il fatto che gli si dia del boia contestandolo. Come capita nei media, il procuratore dovrebbe saperlo, il “sembra” nei titoli è scomparso. Ma conta l’effetto: chi gli dà del boia appare, nel Caselli pensiero, non democratico.
Il procuratore, nelle sue affermazioni, è confortato dal consenso della totalità dei media italiani. Tutta questa totalità ha molto poco di democratico ma a questo Caselli sembra non badare.
Come sembra non badare ad un dettaglio. Se la magistratura mettesse davvero gli occhi sul complesso dell’operazione Tav molto difficilmente, ad esser buoni, potrebbe partire l’inutile mostro tecnologico così come appetito da cooperative di area PD e grandi imprese. Nel perseguire i manifestanti, senza concentrarsi sulla Tav, la magistratura torinese non fa quindi una scelta puramente giuridica ma una politica e di tutela di precisi interessi. A prescindere dalle indicazioni dell’ordinamento. Tutto molto democratico vero Mr. Caselli?
Come era democratico l’ordinamento che Caselli difendeva alla fine degli anni settanta. Quello che prevedeva “la pena aumentata della metà” in automatico non appena si gridasse alla finalità di terrorismo rispetto al reato commesso. Oppure la sospensione di ogni diritto civile nelle carceri (il famigerato articolo 90 della riforma penintenziaria che aboliva gli altri 89 in caso di necessità cioè sempre).
Si potrebbe continuare a lungo sul concetto di democrazia difeso da Caselli, sul bel mondo che ci ha regalato questo tipo di difesa.
Ma fermiamoci a questa concezione di Caselli. Dargli del boia non gli “sembra democratico”, bontà sua. Resta un problema, forse non contemplato da tanto fior di galantuomo. E se uno lo pensa, crede spontaneamente che Caselli sia un boia? Cosa deve fare? Dirlo con il linguaggio dei gesti come per i tg dove c’è anche l’edizione per i diversamente abili?
Semplimente, come capita da quando esiste la politica, se uno lo pensa lo dice o lo scrive.
Anche un uomo delle istituzioni lo potrebbe capire. Ma quando ci sono da tutelare interessi veri, per quanto inutili e dannosi, qualche forzatura è nel conto. Vero Mr. Caselli?
Difenda pure la sua democrazia fatta di gare d’appalto, profitti gonfiati, project financing e di laghi di cemento su territori verdi. Se le piace tanto e magari la difenda convintamente, dica al mondo che appalto è bello senza pararsi dietro le procedure giuridiche. Però ci risparmi di dire agli altri cosa è democratico o no. La Valsusa è un territorio compatto che non vuole la Tav. Cercare di giocare con qualche battuta per dare dell’antidemocratico a chi si è visto sottrarre ogni norma elementare di democrazia non è credibile. Fa ridere, se questo lo consola.
Fonte: SenzaSoste


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TAV: CASELLI, ‘BOIA’ SUI MURI NON E’ DEMOCRATICO
(AGI) – Genova, 21 feb – “Se uno protesta, e si limita a protestare, fa quello che la democrazia gli consente e quindi, per carita’, non c’e’ assolutamente nulla da dire. Altra cosa e’ scrivere sui muri, come credo sia accaduto anche qui a Genova, che Caselli, o chiunque altro fa il proprio dovere, e’ un torturatore, un boia. Questo non e’ proprio simpatico e non mi pare granche’ democratico”. Cosi’ il procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli – oggi a Genova per presentare il suo libro ‘Assalto alla giustizia’ – ha commentato la contestazione nei suoi confronti messa in atto da alcune decine di No Tav. “Ieri – ha aggiunto il magistrato – abbiamo annullato l’iniziativa a Milano perche’ si svolgeva in una situazione che esponeva la gente per bene ad una circolazione non di idee ma di qualcos’altro. Oggi la situazione logistica e’ diversa e ha consentito la presentazione del libro”. In merito alla richiesta dei No Tav di scarcerare Gabriele Filippi, il giovane genovese in carcere per gli scontri con la polizia avvenuti la scorsa estate in Val di Susa, Caselli ha concluso affermando che “il Pm e’ il primo anello di una sequestra che poi prevede il Gip. Ora ci sono tre ordinanze dei Tribunale della Liberta’. In uno stato di diritto – ha concluso il magistrato – si tenga conto anche di questo”. (AGI) ge2

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