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La bicamerale ha un’idea… un po’ cilena: «Celle negli stadi!»

La proposta della bicamerale: creare microcarceri negli impianti sportivi.

Non è solo un’idea vagheggiata. È una proposta normativa, messa per iscritto e inserita nella relazione finale che sarà approvata oggi dal comitato Mafia e Manifestazioni sportive, sottoorganismo della commissione Bicamerale Antimafia.

Il documento arriva tardi. «Peccato che non ci sia tempo di tradurre le misure ipotizzate in integrazioni alla disciplina vigente», si lamenta con grande rammarico un altro componente del gruppo specializzato istituito all’interno dell’Antimafia, il cinquestelle Luigi Gaetti. Il quale peraltro condivide con Di Lello anche lo “status” di vicepresidente della Bicamerale guidata da Rosy Bindi. Mai però ci si sarebbe potuti aspettare che lui e Di Lello condividessero un’idea estrema, per usare un eufemismo, quale l’allestimento di carceri dentro gli stadi.

Rischiamo di sentirci dire che «così le famiglie torneranno a vedere le partite».

Ahia: argomento ricorrente. Più si militarizzano i campi di gioco più dovrebbero tornare gli spettatori tranquilli. Non è così e la storia di questi ultimi anni lo insegna. La Tessera del tifoso è stata così micidiale come deterrente per il pubblico civile che da quest’anno lo stesso ministero dell’Interno ha dato il via libera per attenuarne i mortiferi effetti, e limitare solo a casi particolari il divieto di trasferta per le tifoserie.

«Fungerà come deterrente psicologico», dice gongolante sempre il cinquestelle Gaetti a proposito degli stadi- penitenziari. Sì, sarà proprio interessante incamminarsi con la sciarpetta al collo verso una galera. Nessuno dei commissari Antimafia, evidentemente, si è fatto venire il sospetto che l’idea potesse evocare un passato da incubo, quello del regime di Pinochet, che aveva ottimizzato gli spazi e trasformato gli stadi interi in capienti luoghi di detenzione. A proposito del dittatore cileno, c’è anche una pur casuale sovrapposizione di date: la proposta delle prigioni di Serie A è stata annunciata per la prima volta, dai parlamentari Antimafia, l’ 11 settembre scorso; data in cui, seppure quarantaquattro anni prima, Pinochet prese il potere.

Oggi a San Macuto si tireranno le somme: il comitato Di Lello approverà la relazione, con un voto che si preannuncia unanime. Di qui a una set- timana la ratifica da parte del “plenum” della Bicamerale. Nella relazione in realtà vi sono anche utili approfondimenti su quella che doveva essere l’effettiva mission del comitato presieduto dal deputato pd: uno studio sulle commistioni tra tifoserie e criminalità organizzata. Una delle conclusioni più interessanti a cui si è pervenuti è che sarebbe davvero temerario considerare lo Juventus stadium un covo di ’ ndranghetisti: «Si è appurato», anticipa sempre Gaetti all’agenzia Ansa, «che l’impianto dei bianconeri ha uno dei migliori sistemi di videoriprese a circuito chiuso».

Bene. Viene meno anche l’idea di chiamare i club sportivi a una responsabilità oggettiva per cori demenziali o eventuali intrecci tra curve e mafia: «Sarebbe inappropriato» , osserva il senatore grillino, «perché consentirebbe ai gruppi criminali di tenere in scacco, sotto ricatto, proprio le società sportive». Vero, altra conclusione assennata. Forse rischia di esserlo meno un’ulteriore proposta che sarà formulata nella relazione: il “super- Daspo”. Una specie di interdizione perpetua dal tifo per i malavitosi- ultrà. Come se le misure di prevenzione già previste per chi è anche solo indagato per associazione mafiosa non fossero sufficienti a impedire che soggetti simili stiano lontano dalle curve.

Ma il Daspo, si sa, è ormai una parolina magica, che sfugge al Codice penale ma fa diventare seduttive le proposte di legge. Chi non ricorda il Daspo urbano di Marco Minniti, concepito per accattoni, barboni, disturbatori notturni? Peccato non sia servito a granché, a parte conquistare qualche titolo di giornale. Con le celle negli stadi si fa un salto di qualità. Anche rispetto alle antiche, ormai, proposte di arricchire gli impianti sportivi con attrattive diversificate, dai cinema agli ipermercati, in modo da farli vivere tutta la settimana. «Non ha importanza», dice il cinquestelle Gaetti, «che la relazione e le relative proposte di modifica della normativa in materia di sicurezza negli stadi, arrivino a legislatura quasi conclusa. Si tratta di idee che restano valide e che costituiscono un’importante eredità per il Parlamento che verrà a insediarsi». Come no. Un’eredità imperdibile. Un colpo di fortuna. Peccato che questo campionato ce lo lascino vivere senza il brivido delle manette.

Errico Novi da il dubbio

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