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Kurdistan: corteo sciopero generale attaccato dalla polizia a Dyarbakir

In Bakur, Kurdistan turco, e nel resto del Paese prosegue la guerra civile a bassa intensità scatenata dal governo Erdogan contro la popolazione civile curda, le sue organizzazioni – politiche e di resistenza armata – e più in generale contro movimenti e forze turche di sinistra.

Ultimo esempio, stanotte, martedì 22 dicembre, a Istanbul, con l’ennesimo raid cosiddetto “antiterrorismo” che ha visto l’omicidio poliziesco di dueattiviste per i diritti delle donne, nel quartiere di Gaziosmanpaşa.

In Bakur invece è ancora coprifuoco, ormai da settimane, tra violenze, morti e repressione.

A Cizre l’ospedale locale è stato trasformato in una base dell’esercito, impedendo l’accesso alla cure di una popolazione ormai stremata. Stamattina l’ennesima vittima, una 35enne.

Nonostante le violenze e il silenzio complice dell’Unione Europea, la resistenza curda non si piega. Anzi: oggi nuovo sciopero generale, con corteo anticoprifuoco, a Dyarbakir, la città più popolosa del Bakur. In migliaia stanno sfidando blindati, proiettili e colpi d’artiglieria.

Attorno a mezzogiorno la polizia ha infatti attaccato il corteo (qui la diretta da Dyarbakir)

Su quanto sta accadendo in Kurdistan l’ intervista a Radio Onda d’Urto di Luigi d’Alife, della Carovana per il Rojava di Torino. Ascolta o scarica qui.

Per Erdoğan e i generali turchi i civili curdi uccisi negli ultimi mesi sono ”terroristi”-Comunicato Rete Kurdistan Italia

In guerra la prima vittima è l’informazione. Se questo detto è vero, l’arte di rigirare le notizie in proprio favore è ben praticata dall’AKP, partito al governo in Turchia, e dallo Stato Maggiore militare, che nei suoi comunicati ufficiali pretende di aggiornare quotidianamente il numero dei “terroristi” del PKK uccisi nel corso delle operazioni militari: un giorno 24, un altro più di cento…senza mostrarne i corpi. Ma ai media occidentali – e purtroppo anche a molti siti di movimento – non serve verificare le notizie, copiate fino alle virgole: si distinguono ormai solo per il “tono” generale delle loro veline, chi ancora usa la locuzione “ribelli separatisti”, chi più raffinato aggiunge due righe per dire che con le attuali operazioni militari si è interrotto un processo negoziale in corso da due anni.

Ciò che è sicuramente vero è che ci sono dei morti: sono i civili curdi che vengono ogni giorno giustiziati da polizia e esercito turchi con l’impiego di tank, di cecchini che sparano a donne e bambini perfino all’interno delle loro case, a ragazzini che vengono abbattuti nelle strade perchè hanno osato scavare trincee per non far passare i carri armati dell’esercito e difendere così le proprie case e i propri cari. Sur, Cizre, Nusaybin, sono solo alcune delle località sottoposte a coprifuoco che hanno visto un impiego massiccio e continuato delle forze armate turche direttamente contro il popolo.

E’ una guerra sproporzionata, che vede una potenza militare fra le più armate al mondo da una parte, e un popolo armato solo della sua stessa volontà di difendersi e di autodeterminarsi mettendo in pratica l’autogoverno. Erdoğan negli scorsi giorni ha detto testualmente che avrebbe continuato le operazioni mlitari fino a “ripulire” le zone curde. Il co-presidente del partito HDP, Demirtaş, gli ha risposto che può pure venire a pulire le fogne!

Emine Ayna, co-presidente del Partito Democratico delle Regioni (DBP), ha dichiarato ın un’ıntervısta:”Lo stato turco conduce una guerra mirata contro la popolazione curda. Le dichiarazioni secondo le quali si tratta di operazioni contro il PKK servono a ingannare l’opinione pubblica. Erdogan si vendica dei curdi perché hanno portato a una perdita di potere dell‘AKP e ostacolano i piani di Erdogan di una dittatura presidenziale. Fino ad ora negli attacchi non è stato ucciso un solo combattente del PKK. Si lamentano invece dozzine di vittime civili.Mentre la vittima più giovane è un neonato di appena 35 giorni, sono state assassinate anche molte persone che avevano più di 80 anni. Centinaia di persone hanno riportato ferite gravissime.“

Persino Devlet Bahceli, il presidente dell’ultranazionalista MHP, noto per le sue dichiarazioni anti-curde, nell’ultima seduta del suo partito ha parlato di una pulizia etnica alla quale non è ancora stato dato un nome.

E l’Europa come risponde a tutto questo? Fornendo denaro e legittimità al governo AKP per bloccare il flusso di profughi in territorio turco! Se durante l’ascesa e il potere di Hitler molti fecero finta di non vedere, oggi Erdoğan può permettersi di rivendicare ad alta voce il perseguimento di una “pulizia etnica” contro i curdi mentre l’Europa gli fornisce apertamente soldi e sostegno.

Le menzogne sulla stampa e che circolano in rete sono parte della strategia di guerra! Non rendiamoci complici di un tale crimine, verifichiamo le fonti e leggiamo criticamente le notizie per non farci strumentalizzare anche inconsapevolmente. Una giusta informazione potrà condurre a iniziative politiche utili per mettere fine agli attacchi sproporzionati della Turchia contro i civili curdi!

Rete Kurdistan Italia -22 dicembre 2015

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