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Insulti a tre calciatori-profughi Scoppia un parapiglia sugli spalti

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A San Vito Chietino, durante un derby con il Guastameroli, un tifoso avversario ha urlato:«Tornatene col gommone». Subito dopo è scoppiato un parapiglia in tribuna. La squadra ospite prende le distanze dall’episodio

Doveva essere una festa e invece è finita in rissa. O quasi. L’idillio antirazzista di San Vito Chietino (Chieti), dove la squadra che milita nel campionato di prima categoria (il San Vito 83) ha appena ingaggiato tre richiedenti asilo e su un lato del campo «Tommaso Verì» è affisso lo striscione con la scritta «Ama il calcio, odia le discriminazioni», è stato spezzato domenica pomeriggio durante il derby con il Guastameroli da un solo infelice urlo, quello di un tifoso della squadra avversaria e padre di un suo giocatore che, nel corso del secondo tempo, al primo fallo di uno dei calciatori di colore, gli ha rivolto un invito gravemente offensivo («Tornatene col gommone»).

Il rimprovero del presidente e il parapiglia

Il presidente-giocatore Andrea Catenaro ha segnalato all’arbitro l’episodio, si è fatto sostituire ed è andato a riprendere verbalmente il supporter. Risultato: partita sospesa, con il tifoso che risponde per le rime, la tensione che cresce nel parapiglia generale, i sanvitesi che intonano il coro «Noi i razzisti non li vogliamo», e, alla fine del match, la «vendetta» di qualcuno che strattona e, così pare, colpisce con un pugno il colpevole. C’è chi parla anche di un «agguato» ispirato dallo stesso Catenaro che, però, replica di aver contribuito piuttosto a sedare gli animi e a separare i contendenti. «All’inizio, quando ho sentito la frase, ho reagito con un applauso di sdegno dal campo – racconta il presidente del San Vito —, ma non ho notato sentimenti di vergogna, anzi quasi ci si vantava di quella brutalità detta a gran voce, al che ho avuto una reazione di pancia e sbagliando mi sono fatto sostituire per andare a urlargli in faccia tutta la mia indignazione. Non ho toccato nessuno e non ho organizzato nessun agguato». A distanza di due giorni dall’accaduto, il presidente non si capacita del fatto che qualcuno abbia «ribadito la libertà di essere razzista e che altri che erano con lui l’abbiano spalleggiato». «Se lo avessero accompagnato fuori, non sarebbe successo niente».

La replica della squadra avversaria contro il presidente

La società del Guastameroli, in un comunicato, pur prendendo le distanze da un episodio che reputa grave critica Catenaro e il suo atteggiamento che «ha innescato ulteriori rimostranze dei tifosi locali», fa sapere che alla partita erano «presenti diversi bambini che si sono spaventati per il parapiglia che si stava sviluppando», denuncia che, mentre il tifoso che aveva urlato la frase si stava allontanando dalla tribuna in compagnia della moglie, «è stato fatto oggetto di nuove aggressioni, prima verbali e poi, a quanto risulta, fisiche» e, infine, sottolinea che «in quanto ad aggregazione e tolleranza il nostro paese non ha bisogno di imparare da nessuno, vedere per credere». «Non so se il giudice sportivo interverrà nei miei confronti per essere salito sugli spalti a rimproverare il tifoso — replica Catenaro — , d’altra parte so anche che per episodi di razzismo non servono denunce ma si procede d’ufficio».

I tre giocatori africani in attesa di asilo

Le grida razziste cozzano in ogni caso con lo spirito che ha animato in questi mesi l’iniziativa del San Vito 83, impegnato nella lunga trafila burocratica per arruolare i tre richiedenti asilo, attualmente ospitati nel centro di accoglienza di Torino di Sangro: il ghanese Prince Osman (classe ’97) nel ruolo di centrocampista e i due gambiani Amadou Maneh (1996) come attaccante e Sada Sanyang (1995) come difensore. La querelle, durante e dopo la partita, ha fatto passare in secondo piano il risultato finale (4 a 1 per il Guastameroli) e, a distanza di due giorni, prosegue sui social network con scambi di accuse e puntualizzazioni.

La reazione del sindaco di Frisa

Su Facebook è intervenuto perché presente alla partita (Guastameroli è una frazione del suo comune) anche il sindaco di Frisa (Chieti), Rocco Di Battista, il quale ha stigmatizzato la reazione violenta che avrebbero avuto alcuni tifosi del San Vito alla fine della partita e, poi, ha ammesso: «Se dovessi scusarmi per ogni stupidaggine o frase razzista detta o scritta sui social dai nostri concittadini dovrei passare gran parte del mio tempo a chieder scusa e non credo sia questo quello che i miei concittadini si aspettano da me. La mia amministrazione si è sempre battuta con le parole e con i fatti contro ogni tipo di razzismo e di discriminazione».

La proposta di un incontro distensivo

«Siamo disponibili a un incontro distensivo e chiarificatore — è l’invito lanciato dalla dirigenza del San Vito alla squadra avversaria —, questa volta però andiamo noi a Guastameroli».

Nicola Catenaro da Corriere.it

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