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Gratteri al comando nell’assalto alla Diaz

Va in onda nell’aula bunker di Genova il filmato preparato dalle parti civili. Si vede un signore elegante che entra e esce dalla Diaz: è l’attuale capo della Direzione anticrimine. Ha sempre detto di non aver messo piede nella scuola

Qualche testimone in aula lo aveva già riconosciuto. Una ragazza aveva ricordato un uomo con la barba e un vestito elegante aggirarsi nella scuola, dopo i primi istanti dell’irruzione. Ieri si è avuta la conferma: Francesco Gratteri – ex capo dello Sco, poi questore a Bari, oggi capo della Direzione anticrimine centrale – durante l’operazione alla Diaz aveva in mano le redini del comando. Alle 23.59 è ripreso in via Battisti, mentre i Canterini Boys fanno irruzione nella scuola. Alle 00.02 si incammina e un minuto dopo entra nella scuola: casco in testa e manganello in mano. Poco dopo comanda un gruppo di poliziotti in via Argonne: un suo cenno fa sì che il contingente si muova. Da quel momento fino a oltre l’una di notte, Gratteri entra ed esce dalla scuola, confabula con altri funzionari, parla con la stampa e infine ordina ai carabinieri, disposti a difesa della zona, di lasciare un varco per il passaggio dei poliziotti. 33 identificazioni e una posizione processuale che si complica. Aveva detto di non essere mai entrato nella scuola.Nell’aula bunker di Genova che ospita il processo Diaz, si spengono le luci e, per una volta, non metaforicamente: il buio in aula accompagna il video preparato dai consulenti tecnici di parte civile. Per la prima volta le due ore di eventi tra l’irruzione e la fine delle operazioni sono messe in fila, minuto per minuto, secondo per secondo. A scandire la sequenzialità delle immagini provvedono i riferimenti temporali: nello schermo adottato in aula, in basso a sinistra c’è l’orario, sulla destra scorrono le telefonate che intercorrono tra i funzionari e la questura, il ministero, le centrali operative. A dare voce alle due ore di video, l’audio delle telefonate al 113 e 118, la diretta di Radio Gap e di Radio Popolare, la voce di chi c’era. Il quadro d’insieme è preciso, così come è forte, in termini emozionali, l’inizio del filmato: l’irruzione, violenta, seguita da urla e da poliziotti che dall’esterno buttano nel cortile della scuola oggetti trovati per strada. Radio Gap commenta in diretta, mentre gli agenti sfondano la porta. Fuori è il caos, mentre sullo schermo scorrono le telefonate dei poliziotti: non se ne conosce il contenuto ma è ugualmente importante scoprire che Sgalla, responsabile della comunicazione della polizia, regista della conferenza stampa che mostrerà i trofei recuperati alla Diaz, fin dal momento in cui inizia l’irruzione è al telefono con il ministero dell’interno. Arrivano i primi parlamentari, Vittorio Agnoletto, ex portavoce del Gsf. Graziella Mascia, Prc, parla ai giornalisti descrivendo: «Non si trova un responsabile, il capo della polizia non risponde e il questore ci ha detto che hanno un mandato del magistrato». Falso: nessun mandato per l’operazione, l’ex questore Colucci doveva saperlo. Forse per questo motivo Gilberto Caldarozzi, oggi capo dello Sco, rimane per alcuni minuti al telefono con Anna Canepa, pm genovese dei processi contro i manifestanti e non in servizio la notte cilena di Genova. Il film prosegue. L’irruzione si è ormai consumata: i funzionari e i dirigenti di polizia si dedicano ai conciliaboli nel cortile. Gli abitanti della zona tempestano di telefonate il 113 denunciando pestaggi. Le risposte sono vaghe, i poliziotti tagliano corto, anche con i colleghi che chiedono urgentemente di poter parlare con un funzionario. Una operatrice osa chiedere nome e cognome a Lorenzo Murgolo, all’epoca vicequestore vicario a Bologna, oggi al Sismi. Murgolo sproloquia e inveisce, ma il focus che la consulenza effettua su di lui chiarisce un punto ulteriore: non era lui il capo quella sera. La sua posizione è collegata a quello che potrebbe essere l’ultimo colpo di scena della Diaz: l’ex questore Colucci, che aveva indicato in Murgolo il capo delle operazioni, è stato infatti indagato per falsa testimonianza, trascinando con sé anche l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro. La conclusione delle indagini su quest’ultimo e la eventuale ritrattazione in aula di Colucci costituiranno gli ultimi colpi di coda del processo Diaz.

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