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Il governo tedesco vuole sciogliere la Rote Hilfe!

La Rote Hilfe è il più longevo ed efficace movimento anti-repressione di tutta Europa, e chiunque sia mai stato a un corteo in Germania e abbia interagito con il loro legal team lo può testimoniare. Nata negli anni Venti in opposizione al nazismo, è da un secolo l’emblema della Solidarität, un principio estremamente caro all’attivismo militante – e non – tedesco. Da circa due mesi il ministro dell’interno tedesco Horst Seehofer minaccia di sciogliere la rete, che definisce «il movimento di estrema sinistra in più veloce crescita su suolo tedesco» e vorrebbe dichiararla fuorilegge. Per un quadro completo della situazione, e delle possibili implicazioni di questo gesto, abbiamo intervistato Silke, attivista della RH e militante di IL ad Heidelberg.

  1. Stando a quanto riportato da diversi quotidiani, il ministro dell’interno tedesco, Horst Seehofer, intende bandire la Rote Hilfe (lett. Soccorso rosso), il più grande movimento anti-repressione di tutta Europa. Quali sono gli attacchi che muove contro la vostra organizzazione?

Uno dei problemi principali per il governo tedesco, e per il ministro dell’interno in particolare, risiede nel fatto che la Rote Hilfe sia un movimento di estrema sinistra in ampia crescita che tiene unita tutta una serie di movimenti sociali nella battaglia comune contro la repressione. Al momento contiamo circa 10.000 membri: oltre alle persone che fanno parte di gruppi antifascisti, femministi, anticapitalisti ed ecologisti, esistono anche esponenti di spicco dei partiti socialisti e comunisti, nonché sindacalisti e membri di vari gruppi politici o organizzazioni sociali.

Una delle principali attività che portiamo avanti è il supporto a tutti gli attivisti che sono stati arrestati, accusati o condannati. Forniamo un sostegno legale e li aiutiamo a preparare il processo, paghiamo gli avvocati e contestiamo qualsiasi forma di repressione di Stato, sia a mezzo stampa che nella forma della protesta. Il nostro lavoro implica anche il sostegno ai prigionieri politici in Germania e non solo: siamo attivi contro l’oppressione delle organizzazioni turche di sinistra e del movimento curdo in Germania. Lavoriamo – o aderiamo – a campagne contro progetti di legge repressivi, contro gli abusi in divisa, la violenza delle forze dell’ordine e l’abrogazione/negazione dei diritti universali.

Gli attacchi del ministro dell’interno rasentano francamente il ridicolo: prima di tutto lo scandalizza il fatto che diamo sostegno a “criminali” – il che rappresenta la nostra funzione principale come organizzazione di solidarietà. Dal momento che lo Stato è impegnato a criminalizzare l’attivismo di sinistra per ogni minima infrazione, se talvolta senza alcun motivo, chiunque partecipi a una manifestazione finisce con l’essere potenzialmente un criminale, stando alla definizione di Seehofer! I suoi attacchi sono rivolti principalmente al supporto finanziario agli attivisti sotto processo dopo i fatti del G20 ad Amburgo e al lavoro di controinformazione fatto in quei giorni. Minacciare un’organizzazione anti-repressione perché dà sostegno a chiunque stia sperimentando forme di repressione o perché critica la brutalità delle forze dell’ordine ha un che di grottesco: sembra altrettanto assurdo di proibire agli avvocati di difendere gli accusati.

Un altro argomento, forse ancor più paradossale, usato contro la Rote Hilfe è l’accusa di dare supporto ai militanti della Rote Armee Fraktion (RAF), un gruppo armato che si è sciolto più di vent’anni fa…

  1. Come vi state muovendo a tal proposito? Avete in mente una strategia?

Al momento non è chiaro se il ministero si stia concretamente muovendo. Negli ultimi anni non sono mancati esponenti di destra che hanno chiesto o proposto di applicare misure restrittive o repressive nei confronti della Rote Hilfe, così come sono stati molti gli esponenti di partiti progressisti travolti dalla macchina del fango per la loro partecipazione alla rete. Per decenni i servizi segreti, Verfassungsschutz, hanno tenuto sotto controllo l’RH, raccogliendo informazioni usate nelle denunce a nostro carico.

Ciò nondimeno, le notizie dal ministero dell’interno non sono rassicuranti ed è necessario prenderle sul serio. Tuttavia in reazione dalle minacce di Seehofer sono arrivate decine di dichiarazioni di solidarietà da parte di tantissimi tra organizzazioni, movimenti, artisti, partiti ed esponenti politici, il che rappresenta un ottimo segnale di risposta al governo: se effettivamente sussiste un piano di repressione dell’RH, la resistenza sarà massiccia. Persino JUSO, la sezione giovanile del partito socialdemocratico al governo (SPD), ha rilasciato una chiara dichiarazione di solidarietà nei nostri confronti. La maggior parte dei media si è dichiarata critica nei confronti di una proibizione della Rote Hilfe e ha riportato passi dei nostri comunicati stampa, a dimostrazione dell’assurdità di un eventuale messa a bando.

  1. Una possibilità del genere sembra inserirsi perfettamente nello scenario, sempre più preoccupante, che va definendosi in Germania e non solo. Penso, ad esempio, alle manifestazioni e ai quasi pogrom di quest’estate a Chemnitz. Uno scenario che ha un preciso precedente nella storia, durante il quale la Rote Hilfe è stata effettivamente sciolta. Questa è la seconda volta, dopo il 1933, che l’RH viene concretamente minacciata: è possibile tracciare un parallelismo – mutatis mutandis – tra questa fase e gli anni Trenta del Novecento?

Negli ultimi anni non ci sono mai state tante manifestazioni razziste, attacchi violenti e brutali a rifugiati e attivisti di sinistra come oggi, né movimenti o partiti di estrema destra in crescita come l’AfD. In Germania sono scoppiati anche diversi scandali sulla copertura o sull’aperto sostegno che alcuni organi istituzionali hanno garantito a gruppi nazisti. La rete terrorista neonazista NSU ha potuto agire uccidendo almeno dieci persone e piazzando decine di pacchi bomba che hanno provocato feriti tra i migranti, sotto la protezione dei servizi segreti. In molti casi i gruppi di estrema destra sono stati avvisati con anticipo dei raid dalla polizia stessa e poche settimane fa è stato scoperta una rete golpista composta da ex membri delle forze dell’ordine con importanti contatti con le istituzioni tedesche.

Guardando alla situazione attuale, ci troviamo a fronteggiare un movimento di estrema destra molto forte, che ha ormai guadagnato diverse posizioni chiave: una situazione che ricorda da vicino l’inizio degli anni Trenta, quando il movimento nazista guadagnava simpatia e cresceva come forza politica. Sono numerosi i media che hanno sottolineato come l’ultimo scioglimento dell’RH risalga al marzo 1933, appena poche settimane dopo la nomina di Adolf Hitler a cancelliere. Horst Seehofer si sta chiaramente inserendo in una tradizione fascista.

  1. Un aspetto importante, ritengo, della Rote Hilfe è il suo ruolo nella diffusione di contenuti politici. La rete non si occupa solo di fornire appoggio legale, sociale ed economico alle vittime della repressione politica, ma lavora anche nell’informazione, con lo scopo di creare e aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica. Penso alle vostre pubblicazioni, prima tra tutte WTWB, tradotto in numerose lingue europee (in italiano: Cosa fare quando la situazione si fa calda?). I vostri opuscoli trattano spesso di aspetti legali, spiegandone controversie, implicazioni e possibili pratiche di resistenza. Dal momento che già due anni fa un’altra piattaforma comunicativa sfruttata dagli attivisti, Linksunten.indymedia.org, è stata chiusa, credi che nel voler bandire l’RH ci sia anche un tentativo di zittire un certo tipo di informazione?

Nel corso degli ultimi anni la Rote Hilfe è stata spesso al centro del dibattito pubblico sulla cosiddetta sicurezza interna. Da parte nostra, è forte la critica sia all’aumento dei poteri delle forze dell’ordine che alle restrizioni alla libertà personale. Suona quasi assurdo che l’RH, in qualità di organizzazione antagonista, sia l’unica a difendere i diritti civili che, seppur garantiti dalla costituzione, vengono sistematicamente minacciati dal governo.

Qualsiasi forma di critica radicale rappresenta una spina nel fianco dello Stato, che cerca disperatamente di silenziarla. Ad alcune settimane dal G20 di Amburgo nel 2017 il canale tedesco di Indymedia è stato oscurato e numerosi mediattivisti sono oggi sotto processo. Il governo ha giustificato questo attacco aperto contro la libertà di stampa sostenendo che molti degli appelli e delle convocazioni alle mobilitazioni di Amburgo fossero state pubblicate su linksunten.indymedia.org. L’accusa principale contro la piattaforma è quindi di aver informato delle proteste con un punto di vista simpatizzante.

La protesta militante contro il summit è stata usata per legittimare qualsiasi violazione delle leggi. Sono molti gli attivisti che sono stati condannati – anche a pene detentive – per il semplice fatto di esser stati parte di un gruppo di manifestanti, senza alcuna prova di un loro effettivo e attivo ruolo all’interno di azioni militanti. La task force della polizia di Amburgo ha pubblicato centinaia di fotografie di attivisti che sono solo sospettati: un’autentica gogna mediatica. E naturalmente le proteste radicali vengono utilizzate come arma universale nella snervante guerra all’opposizione dell’estrema sinistra.

Dal momento che la Rote Hilfe ha una grande risonanza quando si tratta di repressione o di tentativo di limitazione dei diritti civili, è fondamentale per il governo che venga ridotta al silenzio. Essendo tra i promotori di innumerevoli dimostrazioni pratiche di solidarietà nei confronti di quanti sono soggetti a misure repressive, siamo un ostacolo all’attacco generale e diffuso mosso contro i movimenti sociali.

  1. Non è possibile menzionare le parate di estrema destra a Chemnitz senza ricordare l’incredibile reazione della popolazione: si vedano le contro-proteste (a Chemnitz, ma anche a Monaco di Baviera pochi giorni dopo), la risposta di WirSindMehr e così via. Più in generale penso anche alla straordinaria partecipazione alla campagna SeeBrücke di quest’estate, in aperta opposizione alle posizioni di Seehofer in campo di immigrazione, e alle esperienze simili che si sono date in tutta Europa. Sembra che anche tra i non-attivisti stia crescendo una certa consapevolezza. Avete raccolto dimostrazioni di solidarietà anche da strati della popolazione normalmente non coinvolti nelle vostre attività? Ci sono state reazioni al di fuori della Germania?

L’enorme dimostrazione di solidarietà che ha seguito le minacce di Seehofer alla Rote Hilfe dimostra che non sono solo le estreme destre a crescere. Come si può vedere dalla massiccia protesta contro i nuovi poteri straordinari della polizia – in primis in Bavaria, ma anche in altri stati federali – le persone sono consapevoli della deriva repressiva degli ultimi anni, ma sono pronte a resistere. Alcune delle misure paradossali adottate contro attivisti, le sistematiche violazioni della legge commesse dalle forze dell’ordine e gli scandali legati alla scena neonazista hanno portato a una critica di massa, condivisa da ampissimi strati della società. La nostra speranza è che ci sia una sempre crescente consapevolezza del problema e che questa sorta di movimento in solidarietà dell’RH sia vigile anche in materia di repressione.

Dopo l’attacco di Seehofer abbiamo avuto un’ondata di nuove sottoscrizione e continuiamo a crescere giorno dopo giorno. Questo dimostra che l’idea di solidarietà si sta diffondendo così come per SeeBrücke e WirSindMehr anche per la Rote Hilfe.

  1. Avete pensato a una qualche call for solidarity che vorresti condividere qui?

Se il governo tedesco deciderà effettivamente di procedere contro la Rote Hilfe potremo esser certi che si tratti di un attacco contro la solidarietà in sé e contro tutti i movimenti progressisti. In tal caso, avremo bisogno di tutto il supporto possibile: di proteste, di dichiarazioni etc. Ma chiunque può dare il proprio sostegno già ora: unendosi simbolicamente a noi, aiutando la circolazione delle informazioni e creando gruppi internazionali di solidarietà.

da GlobalProject

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