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Governo Lega-M5S, un “contratto” penale

Dicono che molti voti ai 5s vengono da persone di sinistra. Dopo il varo di un programma per molte parti di estrema destra, ne avessi sentito uno dire, anche sottovoce, “stavolta ho fatto una cazzata”.

Dicono che il PD deve stare all’opposizione, fare un’opposizione rigorosa e puntuale, pop corn o meno. In realtà sembrano pochissimo interessati a quel programma di governo: le uniche questioni sono interne, chi sta con chi contro chi, la decisione più importante è la data della prossima direzione. Non che ci fossero speranze da riporre su uno dei principali responsabili della degenerazione politica, sociale, culturale e morale del paese, ma così è veramente uno spettacolo indecente.

Il “contratto” Lega-5s è una buffonata, ma è una buffonata pericolosa, e conviene leggerlo, e capire cosa c’è dentro, perché rischia di avere conseguenze molto gravi.

Prendiamo il capitolo “giustizia” e “ordinamento penitenziario”. La ricetta generale è: più galera, più galere, meno diritti. In particolare si prevede di eliminare le depenalizzazioni dei reati minori, la costruzione di nuove carceri da riempire sempre più, di eliminare il regime di celle aperte tenendo i detenuti chiusi per 22 ore al giorno, di cancellare le misure alternative per incentivare la detenzione pura e dura, naturalmente in nome della sicurezza, sorvolando sul dato sulla recidiva che passa, in caso di misure alternative, dal 70% al 20%. L’importante è che i detenuti siano tanti e siano messi in condizioni vessatorie, fino alla perla “rivedere le nuove linee guida sul cd. “41-bis”, così da ottenere un effettivo rigore nel funzionamento del regime del “carcere duro”. (sic).

In una volta sola si cancellano decenni di evoluzione, anche faticosa, del regime carcerario, conquiste di civiltà frutto di dure lotte dentro e fuori le carceri, principi di umanità e proporzionalità ormai accettati a livello internazionale, negando ogni rapporto fra carceri e società.

Si instaurano dinamiche che non possono che avere effetti opposti a quelli che si dichiara di perseguire: meno sicurezza, anche intesa nel senso deviato da sempre patrimonio della Lega e della destra estrema, sviluppo di fasce sempre più consistenti di emarginazione ed esclusione.

Di più, nonostante parole come rieducazione e reinserimento, usate per far scena e senza attinenza alcuna ai contenuti delle proposte, si torna alla concezione antecedente a Beccaria: non è più pena, un concetto che già sarebbe il tempo di rivedere (in senso opposto a quanto fanno Salvini e Di Maio), ma vendetta e tortura.

Vendetta appaltata direttamente ai cittadini, con l’estensione della “legittima difesa” in salsa texana: metti un piede nel mio giardino e io estraggo la mia colt.

Sì, conviene leggerlo quel “contratto”, per sapere cosa ci troveremo a combattere.

Noi abbiamo ben chiaro da che parte stare, e insieme ad altri compagni di strada abbiamo anche la voce per farci sentire. Purtroppo sentiamo in giro un inquietante silenzio.

perUnaltracittà-laboratorio politico Firenze

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Contratto Lega-M5S. Antigone si appella al Capo dello Stato perché si faccia garante dei valori costituzionali

“Nel contratto di governo sottoscritto da Lega e Movimento 5 Stelle c’è un capitolo, l’undicesimo, che desta grande preoccupazione in quanti hanno a cuori la difesa dei valori costituzionali. Per questo abbiamo inviato una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, appllandoci alla sua carica istituzionale di custode dei valori della nostra Costituzione, affinché non si cancellino principi fondamentali che non possono essere nella disponibilità di alcuna forza politica”. A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, associazione che dal 1991 si occupa di garanzie nel sistema penale e penitenziario.

Nel capitolo in oggetto, denominato “Giustizia rapida ed efficiente” le pene, che la nostra Carta Costituzionale declina al plurale, vengono interamente schiacciate sul solo uso del carcere, togliendo spazio a ogni misura alternativa alla detenzione che sappia davvero recuperare il condannato alla vita sociale.

“Il carcere – si legge nella lettera inviata da Antigone al Capo dello Stato – viene previsto quale luogo di mero contenimento di corpi da sottoporre al solo lavoro carcerario. Viene eliminata ogni forma di responsabilizzazione della persona detenuta, attuata negli scorsi anni attraverso la cosiddetta sorveglianza dinamica e forme di regime detentivo capaci di uscire dall’ozio forzato della chiusura in cella, configurando così una pena contraria al senso di umanità e del tutto incapace di tendere alla rieducazione del condannato”.
“Nel campo della giustizia minorile – prosegue la lettera – si intende cancellare i principi ispiratori del codice di procedura penale per minorenni del 1988 e rivedere il modello di esecuzione delle pene, oggi improntati a quel superiore interesse del fanciullo cui la giurisprudenza riconosce unanimemente rilievo costituzionale”.

“Le forze politiche democratiche – dichiara ancora Gonnella – hanno sempre guardato a uno sviluppo in senso progressista dell’esecuzione delle pene. Solamente nel periodo fascista l’Italia ha assistito a un netto regresso nell’uso repressivo del carcere. I nostri padri costituenti conoscevano le carceri fasciste quando hanno voluto lasciarci la loro eredità valoriale. Quell’eredità valoriale da difendere e che oggi – conclude il presidente di Antigone – ci spinge ad appellarci al Presidente della Repubblica”.

Andrea Oleandri
Ufficio Stampa Associazione Antigone

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