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Gli abusi e le sevizie delle teste di cuoio dei Nocs

Dopo l’ennesimo pestaggio concluso con la consueta salve di minacce, esausto e sanguinante, un agente di Nocs torna nella sua stanza, all’interno della Caserma di Spinaceto. Siamo nel 2010. L’agente non sa più che fare, è disperato, depresso, va avanti così da una dozzina d’anni, per un istante pensa persino di lasciare il Nucleo e gli 800 euro lordi in più che quella situazione assurda gli garantisce in busta paga. Ma, d’un tratto, rivolgendo lo sguardo verso la branda, la sua attenzione viene rapita da uno strano foglio di carta. Un formato A4, che non aveva mai visto prima. Lo prende, lo gira e capisce subito: qualcuno, dentro la caserma, di nascosto, ha voluto fargli un regalo. Su quel foglio è immortalata, sequenza dopo sequenza, una delle numerose violenze che accadono là dentro.
“La scena – spiega l’agente che per ovvi motivi di incolumità personale chiede di rimanere coperto dall’anonimato – era stata fotografata qualche anno fa, una notte in cui il gruppo decise di farci l’anestesia”. L’anestesia è una pratica a metà tra il sadismo e il nonnismo: il gruppo tiene ferma la vittima, e inizia a percuoterla in un punto prescelto del corpo – di solito i glutei – fino a che questo non si anestetizza del tutto. A quel punto il capo morde “la parte” fino a strappare la carne, o quanto meno fino a far toccare gli incisivi.
Nelle foto di cui Repubblica è entrata in possesso il rito si ricostruisce con una certa precisione. In una si vedono distintamente tre ragazzi con i pantaloni abbassati. Il clima è ambiguo, nonostante la situazione uno dei ragazzi sembra sorridere. “Lo richiede la pratica – spiega l’agente – è una sorta di rito d’iniziazione, anche se a volte prevede dei “richiami”, e va affrontata con un contegno maschile e complice”. In un’altra si vede uno dei tre immobilizzato sul letto da più persone: “È la fase dell’anestesia vera e propria, quella cioè in cui a mani nude o con delle palette, il gruppo colpisce a ripetizione. Può durare fino a mezz’ora”. In un’altra, il morso.
Ora quelle foto sono in procura e presto arriveranno anche su quella degli ispettori della polizia che hanno avviato un’indagine interna. Alla quale potrebbe contribuire il racconto di un altro agente dei Nocs, M. C., che, dopo essere andato in pensione a 40 anni “con uno stato depressivo di origine reattiva”, conferma quanto denunciato dal collega: “All’interno della caserma regna un clima incredibile. Ricordo che i ragazzi che venivano a fare il corso basico, il primo, quello iniziale, tornavano a casa in stato di shock”. E mentre dal mondo politico si moltiplicano le iniziative – dopo l’interrogazione parlamentare del pd Emanuele Fiano è arrivata ieri quella del deputato radicale Maurizio Turco – è sceso in campo il sindacato di polizia Siulp: “Se tutti questi racconti trovassero conferma – commenta Luigi Notari – sarebbe gravissimo, una situazione da antropologi e psicologi più che da magistrati. L’amministrazione deve fare pulizia”.

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