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Genova: denunce e avvisi di garanzia agli attivisti dell’Assemblea Antifascista Permanente

Genova è stata interessata in pochi mesi da uno stillicidio di denunce e avvisi di garanzia, contro appartenenti all’ASSEMBLEA ANTIFASCISTA PERMANENTE e contro altri Compagni.In meno di un anno di esistenza, questa Assemblea ,organismo aperto e orizzontale, è stato in grado di mobilitarsi su alcuni aspetti centrali che riguardano ogni proletario:La sicurezza sul lavoro , lo scippo del TFR , l’antifascismo militante, la lotta contro la guerra.Questo ambito è composto da lavoratori di differenti sensibilità politico-sindacali,accomunati da una pratica antifascista militante e inscindibile dall’agire di classe,che sperimentano una crescita collettiva indipendente dalle varie burocrazie dei partiti e dei sindacati. Il Potere teme che si realizzi , sia pure limitatamente ad ambiti specifici, l’unità della classe tra tutti coloro che hanno, nella mente e nel cuore,un altro mondo possibile,sempre più necessario.
Il 13 aprile di quest’anno avviene l’ennesimo infortunio mortale in porto; è il trentesimo negli ultimi 10 anni nell’area portuale. Alcuni lavoratori portuali scendono spontaneamente in sciopero e bloccano il traffico in Lungomare Canepa. Altri, solidali con la lotta e stanchi delle chiacchere inconcludenti dei politici sulla tutela della salute nei luoghi di lavoro, si uniscono a loro. Tre giorni di iniziativa politica pratica: sciopero, blocchi del traffico e manifestazioni, incrementano, almeno in parte, la coscienza che l’unico modo per reagire all’attuale condizione di precarietà è la lotta. La provocazione di un automobilista che ha cercato di forzare il blocco, investendo alcuni lavoratori, è servita come pretesto per far scattare 6 denunce.
Il 19 maggio, in piena campagna elettorale, viene autorizzato dalle istituzioni (in aperta violazione delle loro stesse leggi in merito al divieto di ricostituzione dei partiti fascisti), un corteo alla feccia nazi-fascista di Forza Nuova. Nessuna voce sdegnata si leva “a sinistra”.
L’Assemblea, insieme ad altri compagni, decide di contrastarli direttamente in piazza, perché i fascisti sono, non solo autori impuniti di aggressioni a danni di attivisti politici, immigrati e omosessuali, portatori di un’ideologia razzista e omofobica, ma anche storico strumento stragista nelle mani dei padroni quando si presenta questa necessità. Il corteo dei compagni, caricato dalle forze dell’ordine, si ricompatta in via XX Settembre dove è oggetto di altre provocazioni da parte dei fascisti di Comunità Militante. Anche in questa circostanza a subire la repressione saranno i compagni: 12 perquisizioni (con relativo sequestro di indumenti presumibilmente indossati il giorno del corteo) ed altrettanti avvisi di garanzia, sono stati notificati, 5 mesi dopo i fatti, ad alcuni appartenenti all’Assemblea e ad altri compagni.
Il 16 giugno, nel quartiere di Bolzaneto, un partecipato presidio autorizzato di controinformazione dell’Assemblea, in un clima disteso di interesse e di scambio con gli abitanti, viene ripetutamente provocato da tre fascisti che fanno più volte il saluto romano in direzione del presidio stesso. I tre, ovviamente allontanati, sporgono in seguito denunce tanto fantasiose quanto pesanti alla Polizia, denunce che porteranno all’incriminazione di 2 compagni.
Forse si aspettavano di essere accolti come gli altri abitanti del quartiere con focaccia e vino bianco… La maggior parte delle nostre iniziative ha dunque, evidentemente, suscitato un interesse “particolare” nei magistrati e nei questurini che hanno usato, in modo pretestuoso, fatti assolutamente marginali, per criminalizzare sia le ragioni delle iniziative politiche intraprese, sia i compagni che hanno contribuito a promuoverle.
Rispondiamo a questi attacchi rivendicando tutto il nostro percorso e ogni iniziativa svolta. Diciamo a gran voce che se qualcuno ha pensato di indebolirci, si è sbagliato di grosso.

Assemblea Permanente Antifascista di Genova

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