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G8 Genova2001: Per la Cedu i funzionari di polizia andavano rimossi

Il Presidente della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: «il problema riguarda l’esecuzione delle sentenza da parte degli stati membri»

«Le sentenze sui fatti del G8 di Genova sono estremamente chiare, non possono dare adito ad incertezze interpretative», afferma Guido Raimondi, presidente della Corte europea dei diritti dell’uomo.

A margine di un convegno organizzato ieri a Roma dalla Luiss sulla Convenzione dei diritti dell’uomo, Raimondi è intervenuto a proposito delle dichiarazioni pronunciate qualche settimana fa dal sostituto pg di Genova Enrico Zucca sui vertici della polizia di Stato. Zucca è il magistrato che ha condotto le indagini sulle violenze perpetrate dalla polizia durante il G8 del 2001 e che a marzo, nel corso di un evento formativo sul diritto internazionale, alla presenza dei genitori di Giulio Regeni, aveva affermato che «chi ha coperto i torturatori del G8 di Genova, come dicono le sentenze della Corte di Strasburgo, sono i vertici della polizia, come possiamo chiedere all’Egitto di consegnarci i loro torturatori?». Frasi che avevano immediatamente suscitato l’ira del capo della polizia Franco Gabrielli con polemiche durate giorni. Una pratica era stata aperta al Consiglio superiore della magistratura, sollecitata dal consigliere laico di centrodestra Antonio Leone che aveva parlato di «affermazioni inaccettabili», per verificare se a carico della toga genovese potesse essere disposto un trasferimento per incompatibilità ambientale.

Secondo il pg di Genova, i dirigenti della polizia che avallarono, con falsi verbali e prove artefatte, i pestaggi nei confronti dei manifestanti del Social Forum all’interno della scuola Diaz e della caserma di Bolzaneto, tutti condannati in via definitiva, non potevano rientrare in servizio. La Convenzione europea dei diritti dell’uomo, oltre alla condanna penale, dispone infatti anche la rimozione dall’incarico per i pubblici ufficiali riconosciuti responsabili di tali condotte. I funzionari di polizia, invece, scontata la condanna che prevedeva pure un periodo di interdizione dai pubblici uffici, sono tornati, tranne chi nel frattempo è andato in pensione, al proprio posto. Alcuni con incarichi di prestigio, come Gilberto Caldarozzi attuale n. 2 della Direzione investigativa antimafia. I procedimenti disciplinari, aperti dal Dipartimento della pubblica sicurezza nei confronti dei dirigenti condannati, si erano poi tutti conclusi con un sostanziale nulla di fatto.

«È vero, la Convenzione prevede la rimozione dei pubblici funzionari», dice il presidente della Corte Edu, chiudendo dunque le polemiche sul caso Zucca. «Il problema – continua Raimondi -, ma questo è solo uno dei tanti esempi, riguarda l’esecuzione delle sentenze della Corte Edu da parte degli Stati membri: sull’aspetto dell’ottemperanza, però, Strasburgo può fare ben poco».

Nessun “rimedio”, quindi, nei confronti del ministero dell’Interno che ha in questi anni sempre sistematicamente disatteso sul punto le sentenze dei giudici europei. Le stesse argomentazioni di Raimondi erano state utilizzate dai consiglieri togati di Area- Md al Csm Ercole Aprile e Piergiorgio Morosini, la corrente progressista della magistratura associata alla quale è legato Zucca. «La drammatica vicenda del G8 del 2001 oggetto di sentenze non solo della magistratura italiana ma anche della Corte EDU, impone grande cautela nella valutazione delle dichiarazioni Zucca», aveva detto Morosini. «Prima di formulare giudizi, anche di tipo deontologico, è bene conoscere i passaggi salienti dell’intervento e il contesto in cui le frasi sono stare riferite stante la delicatezza dei temi affrontati», aveva aggiunto, sottolineando come «nessuno ha intenzione di mettere in discussione l’operato delle Forze di polizia: sanzionare comportamenti illegali significa che nella nostra democrazia sono presenti gli anticorpi per garantire lo Stato di diritto».

I pestaggi di Genova, come si ricorderà, sono costati all’Italia risarcimenti milionari nei confronti delle vittime.

Giovanni M. Jacobazzi

da il dubbio

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