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G20 Amburgo: Restano in carcere i sei compagne/i italiani

Gli avvocati del Legal team NO G20 denunciano un “atteggiamento particolarmente rigido nei confronti degli attivisti internazionali” arrestati durante le giornate di lotta contro il vertice G20 che si è svolto il 7 e 8 luglio 2017 nella città tedesca.

Nelle udienze di convalida degli arresti, ancora in corso, per quanto riguarda i 6 italiani (5 compagni e una compagna, per scrivere loro clicca qui) solo un compagno diciottenne ha prima ricevuto l’ok per la scarcerazione, previo pagamento di una cauzione di 10mila euro, poi anche questa respinta dal giudice

Fabio – questo il nome del compagno – rimarrà però in carcere: la Procura di Amburgo ha infatti presentato un ricorso immediato, che è stato accolto dal Tribunale.

Anche gli altri 4 compagni e una compagna restano in carcere in attesa del processo. Lo stesso è accaduto a quasi tutti gli altri internazionali: il pretesto sarebbe il pericolo di fuga. Gli arrestati tedeschi invece in buona parte sono stati rilasciati, ma complessivamente restano in prigione comunque circa una trentina di manifestanti.

Ora gli avvocati del Legal team presenteranno la prossima settimana una nuova istanza di scarcerazione, poi bisognerà attendere il processo che potrebbe cominciare già ad agosto.

Da Amburgo l’aggiornamento sulle udienze e sulle condizioni di detenzione dei compagni italiani e degli altri arrestati con l’avvocata del Legal team Maja Beisenhertz  Ascolta o scarica  Da Radio Onda d’Urto

IL DEPUTATO DELLA SINISTRA TEDESCA DIE LINKE, MARTIN DOLZER, DESCRIVE QUANTO AVVENUTO IN GERMANIA IN OCCASIONE DEL G20: “E’ IN CORSO UN ABUSO DEI DIRITTI UMANI, SOPRATTUTTO NEI CONFRONTI DEGLI ARRESTATI STRANIERI”

Il G20 ad Amburgo è stato un altro appuntamento illegittimo per affermare un principio neoliberale. Mentre le Nazioni Unite – che sicuramente potrebbero essere un po’ più democratiche – sono vincolate dal diritto internazionale e da leggi omologate, il G20 è solo un club arbitrario dei governi degli stati più ricchi. La maggior parte di questi governi è responsabile di guerre, dell’esportazione di armi, di relazioni commerciali asimmetriche, del’accaparramento delle terre, del neocolonialismo e del crescente divario tra ricchi e poveri. Il G20 è stato gestito come una sorta di circo: i suoi incontri hanno creato problemi piuttosto che risolverli. Numerose realtà, come le Organizzazioni internazionali, alcuni poliziotti, esperti, avvocati e il partito DIE LINKE, sostengono che organizzare un incontro del G20 ad Amburgo, proprio in un quartiere di sinistra, è stata una provocazione. Ad Amburgo più di 150.000 persone hanno protestato contro il G20 e per un mondo migliore, in cui 7 miliardi di persone – ovvero la popolazione mondiale – potrebbe vivere insieme nel rispetto, pacificamente e con pari diritti. In tanti protestavano anche contro il capitalismo in quanto fenomeno che logora la società. Quella manifestazione ha avuto un gran successo. La polizia è intervenuta per sedare la protesta con misure brutali già a partire dal martedì, portando avanti un tipo di manovra più adatta ad una grande città. La guerra all’esterno e la violenza strutturale del G20 sono state nascoste dalla repressione fatta all’interno. Il capo della polizia durante il G20 si è contraddistinto per la sua linea dura, poco attenta ai diritti fondamentali dell’uomo. Alcuni funzionari di polizia e criminologi di alto rango avevano messo in guardia sul fatto che questa strategia avrebbe causato un’escalation di violenza. Ciò che infatti è avvenuto. Molti degli abusi dei diritti umani sono stati documentati dai media. I campi venivano attaccati senza una decisione giudiziaria. In molti casi durante la settimana delle proteste la polizia ha colpito e compiuto abusi nei confronti di manifestanti, giornalisti, personale medico e abitanti di Amburgo. Circa 100 persone sono state ferite, 11 hanno riportato fratture composte dopo essere state inseguite dalla polizia, senza motivo, oltre un grande muro. Il personale medico è stato ostacolato dalla polizia mentre si prendeva cura delle persone ferite. Anche molto prima del G20 il Governo e l’opinione pubblica hanno provato a ridurre il discorso su “black block” e violenza, per evitare l’analisi politica e non ammettere la forza della resistenza. Da venerdì la polizia stava dando la caccia a persone perlopiù provenienti dall’Europa del sud e da altri paesi europei: 51 persone – il 50% di loro non tedeschi (italiani, greci, spagnoli, baschi, russi, polacchi) – sono finite in carcere e sono state trattenute lì dopo il G20. Ad oggi quasi tutti i tedeschi sono stati rilasciati, mentre tutti gli altri “stranieri” sono ancora in prigione, sebbene ci siano dei regolamenti europei che prevedono il rilascio per il rientro in patria e la maggior parte di loro hanno delle accuse minori rispetto ai tedeschi che, invece, sono stati rilasciati. Persino l’offerta di una cauzione o la residenza in Germania in attesa del processo non hanno favorito il loro rilascio finora. Questo è un caso di abuso dei diritti umani e un segnale che lo Stato prova a punire i manifestanti provenienti da altre nazioni, in contrasto con la legge tedesca ed europea. Ho avuto la possibilità di visitare i tre italiani: Emiliano Puleo, Fabio Vetorelli e Maria Rocco. Tutti e tre dovrebbero essere rilasciati immediatamente, visto che nei loro fascicoli non ci sono accuse che legittimano il loro arresto in Germania. Ma finora il Tribunale si è rifiutato di rilasciarli. Nella prigione di Billwerder (dove si trovano Emiliano e Maria) alcune guardie si rifiutano di accettare i pacchi con i loro vestiti e di darli ai compagni che sono in prigione. Un russo ha dovuto aspettare sei giorni per poter ricevere una lettera del suo avvocato. Tutto ciò va contro la legge tedesca e la dignità umana. Le guardie talvolta proibiscono anche l’accesso alla biblioteca “perché i manifestanti non hanno bisogno di leggere”. Ciò è degradante. Nel carcere di Hanöfersand, in cui è detenuto Fabio, le condizioni sono migliori. Gli avvocati stanno facendo di tutto per far sì che i compagni vengano rilasciati. Lunedì il partito DIE LINKE avvierà una campagna più estesa per fare più pressione. Tutti coloro che vogliono difendere i diritti umani dovrebbero lavorare insieme per liberare i prigionieri del G20 e per porre fine a questa azione degradante nei confronti dei manifestanti “stranieri”.

Di seguito, l’appello “Scrivimi”, con gli indirizzi per scrivere alle compagne-i italiane-i in carcere in Germania per le mobilitazioni  (per aggiornamenti, clicca qui):

RICCARDO LUPANO (09/06/1985)
Jva billwerder
Dweerlandweg n° 100
22113 hamburg
Germany

EMILIANO PULEO (02/02/1987)
Jva billwerder
Dweerlandweg n° 100
22113 hamburg
Germany

ORAZIO SCIUTO
Jva billwerder
Dweerlandweg n° 100
22113 hamburg
Germany

ALESSANDRO RAPISARDA
Jva billwerder
Dweerlandweg n° 100
22113 hamburg
Germany

MARIA ROCCO (05/02/1994)
Jva billwerder
Dweerlandweg n° 100
22113 hamburg
Germany

FABIO VETTOREL (02/12/1998)
JVA Hahnöfersand
Hinterbrack 25
21635 Jork –

Germany

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