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Egitto, Primo Maggio di arresti e repressione. Sindacati e giornalisti nel mirino

Vietata assemblea dei sindacati indipendenti riuniti al Cairo. Irruzione senza precedenti nella sede del sindacato dei giornalisti.

Domenica primo maggio le forze di sicurezza egiziane hanno impedito a centinaia di lavoratori di tenere un’assemblea al Cairo per celebrare la Giornata internazionale dei lavoratori. Kamal Abbas, del CTUWS (Centro servizi ai lavoratori e sindacati) ha dichiarato che circa 650 lavoratori erano arrivati in centro città per partecipare all’incontro, ma gli è stato impedito di entrare nella sede del sindacato dei giornalisti, dove si sarebbe dovuta tenere l’assemblea. La zona era completamente presidiata e bloccata da decine di agenti delle forze di sicurezza, alcuni dei quali armati e a volto coperto. Un gruppo ristretto di lavoratori quindi si è riunito più tardi presso la sede del CTUWS, tenendo una  conferenza stampa in cui ha denunciato una “soppressione dei diritti costituzionali”. Human Rights Watch in un comunicato ha sollecitato il governo a legalizzare i sindacati indipendenti e a porre fine al vecchio sistema basato su un solo sindacato para-statale.

Nella notte poi, 50 agenti delle forze di sicurezza hanno fatto irruzione nell’edificio, arrestando due giornalisti, Amr Badr e Mahmoud el-Sakka. I due erano apparsi in una foto circolata online esponendo un cartello con su scritto “Il giornalismo non è un crimine”, per denunciare le perquisizioni subite nelle loro abitazioni. Le intimidazioni facevano seguito ad articoli pubblicati dai due sulla vicenda delle isole che il governo egiziano ha ceduto all’Arabia Saudita.

Da decenni il sindacato dei giornalisti rappresenta uno dei punti focali delle manifestazioni di piazza al Cairo. Sotto Mubarak, l’edificio era uno dei pochi luoghi dove si potevano radunare i manifestanti, purché restassero sui gradini dell’ingresso o nelle immediate vicinanze.

Già lunedì scorso l’intera area era stata bloccata in modo simile in vista delle manifestazioni anti-governative convocate in tutto il paese, dopo le proteste dello scorso 15 aprile (detto il ‘Venerdì della Terra’). In quella occasione, il sit-in di circa 2000 manifestanti radunati davanti al sindacato era stato attaccato con i lacrimogeni e si era concluso con decine di arresti.

In seguito all’irruzione di domenica, decine di giornalisti hanno raggiunto la sede del sindacato lanciando un sit-in permanente, e diffondendo un comunicato in cui chiedevano il rilascio immediato dei due colleghi e le dimissioni del ministro dell’Interno.

Uno dei maggiori leader del sindacato, Khaled el-Belshy, ha invocato “una rapida risposta dalla comunità dei giornalisti” per quello che ha descritto su Facebook come “un’aggressione brutale e senza precedenti” dai tempi della fondazione del sindacato nel 1941.

Si attendono nei prossimi giorni nuove iniziative del sindacato dei giornalisti, che mercoledì si riunisce in un’assemblea generale per decidere come intensificare l’azione contro il regime.

Fonti: agenzie, Madamasr, portale egiziano di informazione indipendente in inglese e arabo.

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