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Egitto: Arrestato e poi scomparso il blogger Wael Abbas

Tra i più famosi giornalisti del paese, ha documentato per anni sotto Mubarak prima e sotto al-Sisi adesso la brutalità della polizia e la repressione di Stato. Nelle stesse ore al Cairo veniva condannato a dieci anni un altro reporter, Ismail Alexandrani

«Mi stanno arrestando»: martedì notte, alle 4.20, è stato lo stesso Wael Abbas su Facebook a dare la notizia del suo arresto. Tra i più noti blogger egiziani, seguito in tutto il mondo arabo, vincitore di prestigiosi premi e collaboratore di testate internazionali, Abbas è da anni nel mirino dei regimi che si sono susseguiti al Cairo: testimone diretto della rivoluzione del 2011, da anni tratta della brutalità della polizia, la repressione delle proteste, la corruzione di Stato sotto Mubarak prima, sotto al-Sisi ora.

Fino all’arresto di martedì notte: un nutrito gruppo di poliziotti ha fatto irruzione nella sua casa nella capitale e, come riporta l’Arab Network for Human Rights Information, lo ha bendato, ammanettato e portato via ancora in pigiama in un luogo sconosciuto. Confiscati computer e telefono.

L’ennesima mannaia che si abbatte sul giornalismo indipendente egiziano e che aveva colpito Abbas più volte in passato: i suoi visitatissimi profili Twitter e YouTube erano stati sospesi e da mesi riceveva minacce ben poco velate.
I servizi non confermano l’arresto né tanto meno danno dettagli sulle accuse. Lo ha fatto una fonte anonima: diffusione di notizie false e appartenenza a gruppo fuorilegge.

Al momento non ha avuto modo di contattare un legale, di fatto una sparizione forzata. Ma il mondo fuori si sta mobilitando: sui social in migliaia chiedono il suo rilascio, con l’hashtag in arabo “Dov’è Wael Abbas”.

Nelle stesse ore un altro giornalista, Ismail Alexandrani, esperto di gruppi islamisti in Sinai e detenuto dal novembre 2015, veniva condannato dalla corte penale militare di Nord Cairo a dieci anni di prigione. Le accuse: pubblicazione di segreti militari, finanziamenti illegali dall’estero e appartenenza ai Fratelli Musulmani, formazione messa al bando dopo il golpe del generale al-Sisi e sottoposta a una durissima repressione.

Eppure, come spiegava ieri il suo avvocato, Tarek Abdel Aal, la procura non ha presentato alcuna prova dei presunti crimini né indicato la natura dei “segreti” rivelati. Sale così a 35 il numero di giornalisti egiziani dietro le sbarre.

Chiara Cruciati

da il manifesto

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