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Di sgomberi si muore. Sciacalli, struzzi e iene a Milano

Una donna, incinta di sette mesi, difende le case sotto sgombero al quartiere Corvetto alcuni giorni or sono. Viene picchiata dalla Polizia. Nella notte tra giovedì e venerdì perde il bambino che aspettava.

Nella giornata di ieri la notizia di questa tragica perdita inizia a circolare nei picchetti anti-sfratto, tra gli occupanti di casa e nei gruppi di abitanti solidali, sui canali di comunicazione con cui si organizza la resistenza agli sgomberi. C’è sgomento, rabbia, dolore. Ci si chiede cosa fare e giustamente ci si preoccupa del rispetto del dolore di questa donna, delle sue volontà, di cosa può essere opportuno dire e fare in relazione a cosa vuol dire e fare lei innanzitutto.

Poi la notizia di quanto accaduto travalica il confine del movimento e inizia il balletto delle bestie varie che governano e/o sono servi in questa città.

Così La Repubblica e Il Corriere lanciano la notizia in rete, ovviamente non dimenticando di sottolineare (ma guarda che efficienza, che celerità e attenzione) che “i medici non hanno riscontrato segni di percosse”. Il dubbio che i motivi per cui, in seguito a delle manganellate, a causare un aborto possano non essere solo le percosse ma anche la paura, lo stress, la fatica e le emozioni non li attraversa nemmeno per un secondo?

Il Pubblico Ministero che riceve il referto ospedaliero (guarda caso lo stesso che ha in mano i procedimenti nei confronti dei manifestanti che in questi giorni hanno lottato per difendere le case sotto sgombero) si affretta ad affermare che il nesso tra l’aborto subito e le manganellate ricevute è tutto da dimostrare. Non sia mai che “i controllori” controllino in casa propria. Ci sono Cucchi, Aldrovandi e tanti altri a ricordarcelo.

Ovviamente in tutta questa situazione giornalisti vari (e non solo) sottolineano che la donna in questione è straniera. Come questo dato debba in qualche modo influire sul giudizio e sulla gravità di quanto accaduto è leggibile solo alla luce delle considerazioni per cui, in quanto straniera, si mette in discussione il suo diritto di essere qui, di manifestare, di abitare, sostanzialmente di vivere. Ma come sempre in quel tipo di redazioni ciò che conta sono i “clic” al proprio sito, la spettacolarizzazione dei drammi, l’uso strumentale degli accadimenti. Nulla a che vedere coi fatti, le cause degli stessi e le responsabilità che li determinano.

Del resto la voce “sottile” dei media e dell’apparato giudiziario e repressivo, trova facili contraltari nello sguaiato latrare dei commenti on-line agli articoli mainstream: l’ignoranza, si sa, è una brutta cosa e si accompagna facilmente al razzismo, al cinismo, all’individuazione del più debole come vittima sacrificale all’altare dei propri miseri bisogni individuali ed egoistici. “Cosa ci faceva in Italia? Se sei incinta non vai in piazza! Gli sta bene! Vuole solo speculare per raccattare quattro soldi” e via discorrendo, per un fiume in piena di bestialità ottusa che tracima nel mare sempre troppo vasto dell’aberrazione umana.

Poi ci sono i silenzi. Troppi e tutti a “sinistra”. Ma come potrebbe essere altrimenti? In fondo non è con le firme in calce dell’amministrazione cittadina che è stato siglato il piano anti-occupazioni che si sta realizzando in questi giorni? Chi ha dato, sostanzialmente e di fatto, il proprio avvallo alla militarizzazione dei quartieri, allo sgombero di famiglie in stato di necessità (perchè chi gestisce il business delle occupazioni a pagamento non è in alcun modo in pericolo in questi giorni, come sempre del resto), all’uso ormai costante delle cariche di Polizia, del lancio di lacrimogeni, delle manganellate preventive di fronte alle proteste?

Un silenzio assordante quello della “sinistra al governo della città” che viene occasionalmente rotto solo ed esclusivamente da timide e auto-assolutorie scarne parole. Così c’è chi chiede le dimissioni di Alfano, che tanto è richiesta comoda per tutte le stagioni, soprattutto se serve a non interrogarsi sulle proprie responsabilità.

Intanto c’è pure il tempo per i peggiori e ignobili speculatori tra tutti, i fascisti di Casa Pound che in questa situazione pensano bene di presentarsi questa mattina con le loro bandiere grondanti sangue e la loro retorica del “prima gli italiani, contro il degrado, in difesa dei nostri quartieri”. Per fortuna che nel quartiere di San Siro gli anticorpi sono presenti e vivi e la risposta, che ne determina l’allontanamento, pronta ed efficace.

In tutto ciò restano sul piatto le cose che contano veramente e che meritano di essere il vero oggetto dei ragionamenti da fare e delle azioni da compiere. Il dolore e il dramma di una donna che ha perso il figlio che portava in grembo e che nessuno le restituirà mai. Un movimento per il diritto all’abitare che generosamente e con fatica prova ad affrontare una situazione sempre più drammatica. E che questa sera manifesterà ancora, al Corvetto, ritrovandosi in Piazza Ferrara alle ore 19.00. Una città abbagliata e anestetizzata dal miraggio di un Expo vissuto come panacea di tutti i mali e i problemi e non come ulteriore causa e aggravio degli stessi. La necessità di saper mettere in campo resistenze, lotte e battaglie che possano coniugare efficacia e condivisione, conquiste e allargamento, unico antidoto ai balletti vergognosi delle iene, degli sciacalli, degli struzzi che ancora dettano di fatto la vita e la morte, l’esistenza o meno in questa metropoli.

Di Franz_MiM da MilanoinMovimento

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