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Detenuto morto nel carcere di Pordenone. Il parroco: «Sembra un altro caso Cucchi»

L’autopsia sul corpo del ventinovenne di Portogruaro, Stefano Borriello, non è bastata per accertare le cause del decesso avvenuto nel carcere di Pordenone venerdì sera.

Secondo il report, affidato ai quotidiani locali, delle tre ore di esame autoptico eseguito dall’incaricato dalla procura alla presenza del perito di parte della famiglia della vittima, i segni sul corpo del giovane non sarebbero ecchimosi procurate da eventuali colpi violenti. Ma il cuore era sano, sarebbe escluso l’infarto miocardico. E dunque, malgrado i trascorsi da tossicodipendente, il giovane non presentava problemi di salute tali da giustificare una morte tanto repentina. Secondo quanto riportato dal Messaggero Veneto, «il “fuoco di Sant’Antonio” era minimo, e quindi nemmeno que­sta infezione è stata letale». In ogni caso, qual­cosa di più diranno tra 60 giorni gli esami tossicologici e di laboratorio sui campioni di organi e di liquidi prelevati per l’analisi.

«Sembra un altro caso Cucchi», si è sfogato don Andrea Ruzzene, il parroco di Portogruaro che conosceva molto bene Borriello, un giovane sofferente dalla morte del padre, con una vita difficile e in carcere da due mesi con l’accusa di rapina.

«In due mesi il Sert che lo seguiva non è mai andato a visitarlo, sembra non avesse alcun disturbo — spiega ancora don Ruzzene — Forse il pro­blema è più ampio: nelle celle non c’è l’aria condizionata, magari se qualcuno fosse intervenuto un po’ prima non sarebbe successo…». Il giorno prima che morisse, giovedì scorso, il parroco era andato a trovare Stefano in carcere: «Erano le 9.30 — racconta don Andrea a il Gazzettino di Venezia — Mi hanno detto che non poteva venire perché aveva la schiena bloccata. Volevo andare in cella, entrare come ministro del culto, ma non è stato possibile».

Alle 20 circa, ricostruisce una nota dell’Asl 5, il detenuto avrebbe accusato un malore. I due infermieri intervenuti, chiamati dagli agenti di sorveglianza, hanno tentato la rianimazione cardiopolmonare fino al sopraggiungere dell’ambulanza. «Ma pur­troppo, le condizioni sono ulteriormente peggiorate» e giunto in pronto soccorso, alle 21,15, Borrello «è deceduto per arresto cardiaco».

da il manifesto

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