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Detenuto in gravi condizioni, rimandato al 41 bis dopo il decreto “antiscarcerazioni”

Sandra Berardi, presidente dell’associazione Yairaiha Onlus, sollecita la risoluzione del caso del detenuto che ha gravi patologie sia fisiche che mentali. La decisione sul rinnovo del carcere duro rimandata a novembre

Lo stato di salute di Vincenzino Iannazzo, uno dei 41 bis fatti rientrare in carcere dopo la strumentalizzazione delle cosiddette “scarcerazioni”, si è ulteriormente aggravato. Mentre avvenivano i pestaggi i mass media erano concentrati a cavalcare la polemica, tanto che l’allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede varò in fretta e furia un decreto che ha fatto rientrare tutti i detenuti incompatibili con il carcere. Alcuni di loro, al rientro sono anche morti.

La denuncia dell’Associazione Yairaiha Onlus

A denunciare il caso di Iannazzo è Sandra Berardi, presidente dell’associazione Yairaiha Onlus. Un caso che partendo dalle mosse dei familiari con le continue istanze puntualmente rigettate, l’attivismo dell’associazione Yairaiha e la relazione del responsabile sanitario del carcere di Parma dove c’è scritto nero su bianco che non riescono ad assisterlo adeguatamente. Il carcere, soprattutto quello duro, è incompatibile.

L’associazione Yairaiha, a seguito del mancato intervento per ovviare al gravoso problema che persiste, ha inviato l’ennesima missiva alle autorità competenti. Dal Dap, passando per la ministra Cartabia, fino al tribunale di sorveglianza e al direttore del carcere parmense.

Le patologie del signor Iannazzo si sono aggravate in quest’ultimo anno

«Come ampiamente documentato nel corso di questo ultimo anno – scrive Sandra Berardi, presidente dell’associazione Yairaiha , il signor Iannazzo soffre di una serie di pluripatologie fra le quali spicca senza dubbio, per gravità e manifestazioni che comporta, la demenza a corpi di Lewy». Continua la presidente: «Tale malattia, diagnosticata con assoluta certezza dal reparto di medicina protetta dell’Ospedale di Belcolle di Viterbo dove il Sig. Iannazzo è stato ricoverato ininterrottamente da giugno a novembre 2020, comporta per il detenuto gravi deficit di tutte le funzioni cognitive (memoria, attenzione, ragionamento, linguaggio), allucinazioni visive con conseguenti stati di agitazione e difficoltà a svolgere in maniera autonoma le attività del vivere giornaliero».

Nonostante questo quadro di assoluta gravità descritto dai sanitari che lo hanno avuto in cura, Iannazzo è attualmente detenuto presso il centro clinico del carcere di Parma in regime di 41 bis, con tutte le restrizioni che esso comporta. «In particolare – denuncia sempre Sandra Berardi -, lo stato di isolamento h24 sta contribuendo, come peraltro già segnalato dai medici, a peggiorare inesorabilmente le condizioni di salute del detenuto, che si presenta ai colloqui con i familiari disorientato, confuso, spesso non riconoscendoli e con evidenti difficoltà comunicative con loro».

I familiari portano indumenti a ogni colloquio e non ricevono indietro quelli sporchi

L’associazione aggiunge il particolare che i familiari sono costretti a portare nuovi indumenti ad ogni colloquio senza mai ricevere indietro quelli sporchi. «Stesso discorso per quanto riguarda i soldi – sottolinea Berardi – che puntualmente accreditano sul conto del proprio congiunto: nessuno ne ha contezza né, tanto meno, riescono a sapere se vengono utilizzati».

Ribadiamo che il responsabile sanitario del carcere, ha segnalato l’impossibilità di fornire assistenza continuativa e cure adeguate al detenuto. Nonostante ciò, le sue condizioni da ristretto rimangono invariate. «Qual è il senso del regime detentivo – si legge nella missiva inviata alle autorità -, oltretutto particolarmente restrittivo, imposto per un soggetto che versa in tali condizioni psico-fisiche? Quale rieducazione può realizzare la pena se lo stesso detenuto non è in grado di comprenderne il senso? Qual è la pericolosità sociale di una persona ormai demente e la minaccia che corre la società italiana da un suo cittadino, ormai completamente inerme e in balia degli eventi di cui ha poca contezza, tanto da dovergli applicare il regime del 41-bis?».

La decisione sul rinnovo del 41 bis è slittata da giugno a novembre

A giugno del 2020 il tribunale di sorveglianza di Roma avrebbe dovuto decidere sul rinnovo del 41 bis. Ma la discussione è stata rimandata di un anno, a novembre prossimo. Nel frattempo Iannazzo continua a rimanere detenuto in una condizione che rasenta il trattamento inumano e degradante. Quindi in contrasto non solo con l’articolo 27 della nostra Costituzione italiana, ma anche con l’articolo 3 della convenzione europea.Ha senso una carcerazione dura?

Il 41 bis è stato concepito per uno scopo bene preciso. Quello di evitare che un boss possa dare ordine all’esterno e al proprio gruppo criminale di appartenenza. Uno in queste condizioni psico fisiche che ha allucinazioni, può davvero essere un pericolo tanto da giustificare l regime duro? Basta un’altra pronuncia della Corte Europea e Il 41 bis rischia di essere smantellato. La colpa sarà da ricercare in questo ennesimo abuso e da chi reclama ancora più restrizioni.

La vicenda di Vincenzo Iannazzo  ha aperto uno squarcio sulla situazione sanitaria del carcere di Parma. Esattamente il centro clinico interno dove si trova in regime di 41 bis, non è più in grado di dare assistenza ai detenuti che hanno gravi patologie fisiche. Lo aveva scritto nero su bianco la Asl locale tramite una segnalazione alle autorità, anche in risposta alla sollecitazione del Garante nazionale delle persone private della libertà.

Per rispondere alla situazione del recluso Iannazzo, la Asl ha approfittato per segnalare un problema generale. «Si approfitta dell’occasione per segnalare che tali assegnazioni senza preavviso presso i nostri Istituti al fine di avvalersi del Sai per soggetti con patologie – si legge nella missiva –, necessitanti in ogni caso assistenza sanitaria intensiva, sta mettendo in seria difficoltà lo standard assistenziale di questa Unità Operativa: ad oggi si contano in Istituto circa n. 220 persone malate e con età avanzata, per la maggior parte allocate presso le Sezioni Ordinarie comprensibilmente inadeguate per la loro assistenza».

Damiano Aliprandi

da il dubbio

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