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Decreto Sicurezza, più poteri ai sindaci. Ok al daspo urbano

Approvato ieri in Consiglio dei ministri anche il decreto legge «Misure sulla sicurezza urbana» (a firma Marco Minniti e Andrea Orlando) che dà ai sindaci più poteri in materia.

La misura mostra la nuova strategia messa in campo dal ministro dell’Interno: «In Italia il modello Sicurezza funziona – ha spiegato -, non c’è emergenza ma bisogna stabilire che se il centro è modello nazionale si può pensare a un modello che guardi meglio il territorio da Bolzano ad Agrigento».

Decoro urbano, spaccio, prostituzione, commercio abusivo, occupazione di aree pubbliche, sono i punti intorno a cui ruotano gli articoli. Per i sindaci ci sarà maggiore autonomia e un rafforzamento del potere di ordinanza, forme di cooperazione maggiori tra i prefetti e i comuni, la possibilità di patti tra territori e ministero degli Interni.

Il contenuto del decreto, ha spiegato Minniti, «è stato discusso, meditato, voluto dall’Anci e dalla Conferenza delle regioni con l’idea di un grande patto strategico di alleanza tra stato e poteri locali».

I comuni continuano a sopportare tagli, al Sud la disoccupazione aumenta, il governo dà più poteri in tema di sicurezza. Minniti si affretta a sottolineare che non si tratta di avere sindaci sceriffi «ma di cooperazione tra territorio e stato. Il decreto legge prevede misure di carattere amministrativo: non ci sono nuovi reati e non ci sono aggravanti di pena».

Nel dettaglio, però, il decreto legge stabilisce ad esempio multe tra 300 e 900 euro ma anche il daspo da determinate aree (non superiore a 48 ore ma può essere reiterato) per chi ha una condanna confermata in appello, ma anche per chi compie atti lesivi del decoro urbano, della libera accessibilità e fruizione a infrastrutture del trasporto pubblico, per chi violi i divieti di stazionamento o di occupazione di spazi o assuma alcol e droghe, eserciti la prostituzione «con modalità ostentate». Allontanamento anche per chi svolge commercio abusivo e accattonaggio. Per i «vandali» scatterà l’obbligo di ripulitura e ripristino dei luoghi danneggiati, con obbligo di sostenere le spese o rimborsarle.

Chi viola le ordinanze del sindaco su vendita e somministrazione di alcolici può subire una sospensione dell’attività, per gli ambulanti sono previsti sequestro di merci e attrezzature più la confisca amministrativa. A chi è stato condannato per spaccio, anche senza sentenza passato in giudicato, può essere vietato da uno a 5 anni lo stazionamento nelle vicinanze di locali. Con una condanna definitiva possono scattare varie sanzioni: l’obbligo di presentarsi almeno due volte a settimana alla polizia o ai carabinieri; rientrare a casa entro una determinata ora e di non uscirne prima di un’ora prefissata; divieto di allontanarsi dal comune di residenza; obbligo di comparire in un comando di polizia negli orari di entrata e uscita dalle scuole. Si tratta di disposizioni previste dai quattordici anni in su. Le multe vanno dai 10 ai 40 mila euro.

È affidato al prefetto il compito di eseguire i provvedimenti del giudice su «occupazioni arbitrarie di immobili» per prevenire il pericolo di possibili turbative per l’ordine e la sicurezza pubblica».

Adriana Pollice

da il manifesto

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Daspo anche ai mendicanti « Tuteliamo le città d’arte»

«Non si tratta di nuovi reati», assicura il ministro dell’Interno Marco Minniti. Ed è vero: il codice penale non c’entra. Ma si tratta di norme severissime, seppur di carattere amministrativo: su tutte, il “daspo urbano”, un inedito divieto di accesso al centro storico delle città d’arte che potrà durare fino a 12 mesi. È inserito insieme con altre “misure urgenti” nel decreto Sicurezza urbana varato ieri dal Consiglio dei ministri. «Uno strumento che rafforza il potere dei sindaci e difende il decoro delle città», spiega il capo del Viminale. Le norme hanno destinatari di vario genere: spacciatori di droga, alcolisti, chi pratica «l’accattonaggio molesto « o esercita la prostituzione. L’obiettivo è tutelare le «zone di pregio artistico dei centri urbani, quelle più interessate dai grandi flussi turistici».

Non è il solo intervento inedito messo a disposizione degli amministratori locali. Un altro daspo infatti riguarderà in particolare gli spacciatori di droga e consisterà nel divieto per questi soggetti di frequentare determinarti locali pubblici, quelli più frequentati dai giovani a cominciare dalle discoteche. Il divieto durerà da 1 a 5 anni, e sarà applicato in questo caso in modo parallelo alle eventuali condanne penali. Si tratta del decreto sicurezza di cui si era parlato per la prima volta nello scorso mese di maggio, e che è arrivato in capo a un lungo confronto con l’Anci. Il daspo per “accatoni molesti”, prostitute e alcolisti potrà dunque prescindere del tutto da eventuali condanne penali. Potrà scattare in seguito a specifica ordinanza del primo cittadino, a cui competerà l’individuazione di quelle aree del centro storico di “particolare pregio e interesse turistico” da tutelare anche con la messa al bando degli indesiderati. Chi sarà sorpreso dalla polizia municipale in comportamenti o pratiche lesive di “quel grande bene pubblico che è il decoro urbano”, come spiega Minniti, sarà punito con una sanzione pecuniaria e “il divieto di frequentare i posti dove le violazioni sono state commesse”, sempre secondo l’espressione usata dal ministro dell’Interno in conferenza stampa. Divieto che durerà 48 ore. E che appunto, in caso di “recidiva”, potrà arrivare a 12 mesi.

“Sono norme forti”, riconosce lo steesso Viminale, “ma sono anche il risultato di precise richieste dell’Anci”, cioè dell’Associazione che riunisce i sindaci di tutta Italia, attualmente presieduta dal primo cittadino di Bari Antonio De Caro. In realtà nel decreto varato ieri a Palazzo Chigi qualché nuova norma penale c’è, ed è ancora Minniti a ricordarlo: “In caso di violazioni del decoro urbano, il giudice potrà comminare pene alternative: chi sporca, ad esempio, potrà essere condannato a ripulire”. A fine Consiglio dei ministri, a parlare con la stampa c’è anche il guardasigilli Andrea Orlsado. È insieme con lui che Minniti ha predisposto l’altro decreto varato ieri, quello sull’immigrazione. Vi compaiono le norme sui Cie e sulla “semplificazione dei procedimenti per le richieste d’asilo” annunciate subito dopo l’attentato di Berlino dello scorso dicembre, ma in buona parte congelate in un ddl che lo stesso Orlando aveva inviato a Palazzo Chigiu già nel settembre scorso. Come concordato anche con la Conferenza Stato– Regioni, parte delle misure viaggia dunque sulla corsia preferenziale del decreto legge, Compresa l’istituzione delle sezioni speciali in 14 tribunali ( due in più rispetto a quanto previsto inizialmente) e l’abolizione dell’appello per chi aspira alla protezione internazionale: «Il procedimento sarà ricorribile esclusivamente in Cassazione», conferma il ministro della Giustizia. Che aspira nelle procedure più articolate previste per l’esame amministrativo delle istanze dinanzi alle commissioni provinciali per scongiurare le ombre di incostituzionalità.

Errico Novi da il dubbio

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