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Il Dap: Nel carcere di Gorizia sarà chiusa la sezione speciale per i gay

Verrà probabilmente chiusa la sezione del carcere di Gorizia che ospita i detenuti gay. È quello che ha risposto il Capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Santi Consolo in merito alla questione sollevata dal Garante nazionale dei detenuti Mauro Palma.

All’inizio del 2016 è stato istituito un reparto riservato a tre detenuti omosessuali con lo scopo di “proteggerli” dal clima omofobo che regna nel carcere.

L’intento apparentemente appare nobile, ma il risultato è stato quello di isolarli forzatamente, non lasciandogli lo spazio ad alcuna attività. Nella sua visita al penitenziario di Gorizia Mauro Palma ha avuto modo di verificare l’evoluzione della particolare sezione per detenuti protetti omosessuali.

Nel suo rapporto il Garante nazionale aveva evidenziato alcuni importanti criticità: l’antieconomicità del progetto, in considerazione del numero delle persone che vi sono state ristrette nel corso di più di dieci mesi trascorsi dall’apertura, dell’eccessiva ampiezza degli spazi in un contesto in cui tutte le altre sezioni soffrono della ristrettezza dei locali; l’inaccettabile situazione di isolamento di fatto verificatasi per i detenuti ristretti nella sezione, per i quali la richiesta di protezione si è convertita in mera offerta di isolamento, in chiaro contrasto con obbligazioni internazionali relative all’isolamento sulla base di connotazioni soggettive e, in particolare, del proprio orientamento sessuale; l’inesistenza dell’offerta trattamentale per i detenuti di questa sezione e la complessiva centralità di una visione chiusa dell’esecuzione penale, peggiore di quanto offerto ad altri detenuti, seppure attuata in condizioni materiali di molto superiori; la propria perplessità circa la scelta in sé di aprire una sezione con tali caratteristiche e tale destinazione che, al di là delle positive intenzioni di chi l’ha concepita e avviata, di fatto rischia di aggiungere un’ulteriore stigmatizzazione a quanto di per sé la carcerazione determina nei soggetti e di aggiungerla sulla base del proprio orientamento sessuale. Mauro Palma aveva formulato delle raccomandazioni sulle condizioni della detenzione nella sezione, ma in una nuova visita aveva evidenziato non ci fosse alcun passo avanti.. “Nel giorno della visita – si legge nel rapporto – la sezione ospitava due persone detenute già presenti nel maggio scorso, indicate come detenuto 3 e detenuto 6 ( rispettivamente M. D. e S. I.).

Erano in due stanze distinte, totalmente separate e chiuse rispetto al resto dell’istituto e l’unica attività loro concessa era la possibilità di andare in biblioteca una volta settimana. Nonostante le stanze fossero all’interno di una sezione di per sé chiusa, le loro porte continuavano a essere chiuse dalle ore 16 di ogni giorno. Inoltre la sezione continuava a essere munita per attività in comu- ne ( tra i due) soltanto di un “calcio- balilla” e tenuto conto che uno dei due detenuti ( detenuto 6) aveva avuto e continuava ad avere frequenti e prolungate assenze dal reparto sia per ricoveri ospedalieri, sia per trasferimenti ad altre sedi per ragioni di giustizia, la proposta di tale unica attività ludica ( il “calciobalilla”) per un detenuto frequentemente solo suscita soltanto amara ironia”.

Il capo del Dap ha risposto a Palma assicurando che la situazione è diversa. Quanto al detecome nuto M. D. – ammesso alle mansioni di scopino secondo i criteri dell’alternanza con gli altri detenuti protetti – la situazione di ‘ isolamento’ de facto asserita dallo stesso non scaturisce dalle proprie tendenze omosessuali, bensì dal suo personalissimo comportamento che – se l’anno scorso era connotato da un conflitto personale sempre più critico e di difficile superamento nei confronti dell’altro detenuto protetto, S. I. – oggi lo è nei confronti dei detenuti comuni della terza sezione: circostanza, questa, che ha determinato ( per la salvaguardia della sua stessa incolumità) un divieto di incontro con gli stessi. Per Santi Consolo, proprio per queste ragioni, nei confronti di M. D., come anche richiesto dal Garante seppur per altre motivazioni, «appare opportuno il trasferimento presso altro istituto». Al riguardo è stato sensibilizzato il competente direttore generale a provvedere, verificando la possibilità di avvicinate il detenuto a Torino, città dichiarata di sua residenza.

Per quanto riguarda la sezione protetta per omosessuali il capo del Dal comunica che al momento ospita tre detenuti, per i quali non vi è alcuna limitazione di offerte trattamentali rispetto agli altri detenuti, con i quali partecipano alle attività istruttive, formative e trattamentali in genere. A titolo meramente esemplificativo, si rappresenta che uno dei tre ospiti della sezione, fin dal suo ingresso, partecipa al gioco del calcio tutti i mercoledì e i sabato insieme ai detenuti comuni. L’’ isolamento’ risulta, pertanto, soltanto notturno, fermo restando che, quando non impegnati in attività comuni, sono nella sezione di pertinenza, dove le porte delle stanze rimangono aperte, come per gli altri detenuti, fino alle ore 17.45.

Il capo del Dap però mette in discussione il mantenimento della sezione protetta. Fa osservare che, proprio a seguito della prima visita del Garante, presso l’Istituto è stato costituito un Gruppo di lavoro deputato, relativamente ai detenuti omosessuali e transgenders, a svolgere un’attenta riflessione e formulare concrete proposte su come organizzare, in più istituti, esperienze di tutela e, al contempo, di piena integrazione nella quotidianità di tutti i ristretti, senza alcuna discriminazione. Santi Consolo, infine, annuncia che “l’attuale allocazione dei ristretti è da considerarsi temporanea a causa dei lavori di ristrutturazione che interessano l’istituto, solo al termine dei quali potranno essere effettuate valutazioni sul reparto e sulla sua eventuale chiusura, anche alla luce degli esiti che saranno rassegnati dal Gruppo di lavoro recentemente costituito”.

Damiano Aliprandi da il dubbio

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