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Dai neonazisti tedeschi un appello – elettoralistico – ai fascisti turchi

L’analogia – fino a ieri l’avrei detta surreale – che mi viene in mente è quella di un partito neofascista italico (a vostra scelta…) che chiedesse i voti ai cittadini di origine rumena in quanto anche Corneliu Zelea Codreanu lo avrebbe votato.

Magari la cosa andrebbe amorevolmente spiegata a certa sinistra nostrana che (forse in nome della geopolitica? Bo?!) mostra preoccupanti simpatie per una qualche sinistra turca di vario genere – sia riformista che soidisant rivoluzionaria (ma comunque sempre anticurda)– che continua a far riferimento al “faro” del kemalismo. Magari – quelli della sinistra italica – citando la reciproca stima tra Ataturk e Lenin (ma tutti, anche un bolscevico, possono prendere una cantonata).

I fatti. Marcel Goldhammer, un candidato di Alternative für Deutschland (AfD) partito che definire “nazionalista” sarebbe eufemistico, diciamo pure fascista – si è fatto stampare dei manifesti elettorali di pessimo gusto. Col suo profilo sovrapposto a quello di Ataturk, padre fondatore della Turchia moderna secondo gli apologeti.

Quello stesso Mustafa Kemal Ataturk che si rese responsabile di vari massacri, non ultimo quello dei curdi nel Dersim.

Sul manifesto si può leggere, sia in tedesco che in turco, una frase in fondo veritiera, ma perlomeno inquietante: “Anche Ataturk avrebbe votato per AfD”.

Il manifesto è stato ampiamente diffuso in alcuni quartieri di Berlino a prevalenza turca. Con lo scopo evidente di ottenere i voti turchi (sia di quelli con cittadinanza tedesca che, in parte, di quei residenti che possono votare a livello di Land).

Non che la faccenda risulti particolarmente strana. Sono noti, non solo agli storici di professione, i buoni rapporti intercorsi tra Hitler e Ataturk. Sulla stampa tedesca dell’epoca le analogie, le somiglianze tra i due dittatori venivano regolarmente sottolineate e un busto di quello turco troneggiava nella collezione personale del Fuhrer.

E, nel suo piccolo, anche Benito una volta si definì “il Mustafà Kemal di Milano”.

A rendere la notizia inquietante, soprattutto per la comunità curda rifugiata in Germania, il fatto che anche recentemente fonti governative abbiano confermato l’esistenza di “liste di esecuzione” nei confronti di dissidenti, sia curdi che turchi, residenti all’estero.

Liste di persone, come aveva confermato Helmut Teichmann (segretario di Stato presso il ministero dell’Interno) “ritenute critiche nei confronti del governo turco”. In sostanza veniva confermata l’esistenza di squadre della morte legate ai Lupi Grigi e ai servizi segreti turchi in grado di compiere operazioni di “guerra sporca” come quella che a Parigi nel 2013 era costata la vita a tre femministe curde.
Ricordiamo infine che già in precedenza altri esponenti di AfD – tra cui il presidente del gruppo parlamentare del Land di Brandeburgo – si erano appellati alla popolazione di origine turca residente in Germania sostenendo appunto che “sicuramente Kemal Ataturk avrebbe votato per l’AfD”.

Gianni Sartori

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