Menu

Criticò il decreto Minniti: denunciato per “vilipendio delle istituzioni”

Identificato dopo aver criticato pubblicamente durante una manifestazione i decreti Minniti-Orlando e le politiche del governo, ora il giovane avvocato e attivista romano è stato denunciato per “vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate”.

Gianluca Dicandia, giovane avvocato romano che si occupa di diritto dell’immigrazione ed attivista della rete ‘Resistenze Meticce’, è stato denunciato in base all’articolo 290 del codice penale, che punisce il “vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate”, per aver criticato pubblicamente i decreti Minniti-Orlando durante una manifestazione in piazza del Pantheon a Roma.

Era lo scorso 20 giugno, data in cui si celebra la Giornata mondiale del rifugiato, quando ha preso la parola al termine di un flash-mob promosso da Amnesty International a Roma, denunciando le conseguenze dei provvedimenti governativi sulla vita dei migranti e degli ultimi nelle città. Un intervento duro, ma nei binari della critica politica, anche se aspra.

“È importante denunciare secondo me oggi, a due mesi dall’entrata in vigore del primo dei decreti che porta la firma di Minniti e Orlando, il fatto che i rifugiati, i richiedenti asilo, sono destinatari di norme allucinanti, norme che eliminano qualunque tutela e qualunque possibilità per i migranti di stare nel nostro paese in un modo degno”. Scandisce al microfono, per poi spiegare nel dettaglio il perché in tanti in Italia si oppongono alle nuove norme, a cominciare dalla cancellazione della possibilità di fare ricorso per coloro ai quali viene rifiutato lo status di rifugiato. Denuncia poi il clima che si respira nelle città del paese, dove l’ossessione per la sicurezza genera mostri.

 

Parole e posizioni che si possono condividere o meno, ma che rimangono, appunto posizioni politiche. Ma quando il giovane avvocato si allontana dal microfono viene avvicinato da due agenti che lo vogliono identificare. Ritengono quelle parole offensive verso le istituzioni, tanto che successivamente chiedono a Riccardo Noury, portavoce di Amnesty, di dissociarsene. “Siamo a un passo dal reato di opinione”, scrivevamo su questo giornale il giorno dopo i fatti: ora possiamo dire che con la notifica arrivata al giovane avvocato romano quel passo è stato compiuto.

La richiesta di identificazione scatena la reazione della piazza che urla “vergogna” all’indirizzo degli agenti e chiede spiegazioni per quella che viene vissuta come un’intimidazione verso chi, pubblicamente e alla luce del sole, con la sola forza della propria opinione, stava protestando contro delle leggi che ritiene ingiuste. Altre persone vengono identificate assieme a Dicandia, ricevendo una denuncia all’articolo 336 del codice penale: “Violenza o minaccia alle forze dell’ordine”. L’episodio è stato denunciato anche in Parlamento, con due distinte interrogazioni – di Arturo Scotto di Mdp – Articolo 1 e di Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana – che hanno chiesto chiarezza su quanto accaduto proprio al ministro dell’Interno Marcio Minniti.

“Da quando esprimere un’opinione comporta l’identificazione da parte delle forze di polizia? E’ forse un reato criticare i provvedimenti adottati dal Governo a dal Parlamento in Italia? Oppure è diventato vietato citare pubblicamente il nome dei ministri della Repubblica? E soprattutto da quando le forze dell’ordine hanno il mandato di chiedere pubblicamente di dissociarsi a persone su parole pronunciate da altri nel corso di iniziative pubbliche?”. Domande poste dall’onorevole Scotto che ancora non hanno avuto una risposta.

Valerio Renzi da Fanpage

****************************

Questo è l’intervento per cui Gianluca è stato denunciato per “vilipendio delle istituzioni”

Faccio parte di una rete di sportelli e scuole di italiano che da anni si attiva sul tema delle migrazioni. Per prima cosa, voglio denunciare il fatto che qui si sarebbe dovuta tenere, verso le 21, una cena di fine giornata di ramadan insieme alla comunità senegalese e ad altri migranti, non si è potuta tenere perché la Questura ci ha negato l’ampliamento della piazza per due ore, ma la cosa più vergognosa è che si parli di decoro, decoro di una piazza in cui persone sedute attorno ad una fontana vengono fatte alzare perché è poco decoroso. Questa è un’idea di città che ci comincia a stare troppo stretta perché è un’idea di città che vuole un centro vetrina, che vuole gli emarginati, gli esclusi sempre più nelle periferie, lontani dalla vista e dagli occhi indiscreti.

Questo lo testimoniano i tanti sgomberi che sta subendo Baobab in questi giorni, ormai siamo arrivati ad una ventina, in un piazzale lontano dalla vista di tutti, ma dove comunque non si deve stare. C’è stato uno sgombero pochi giorni fa in via di Vannina, vi invito a passare e vedere che cosa c’è lì fuori, come si sono dovuti accomodare i migranti per non dormire all’addiaccio, in mezzo a rifiuti di ogni tipo, abbandonati dalle istituzioni.

Questa è l’idea di accoglienza che c’è in questa città. Ma è importante denunciare secondo me oggi, a due mesi dall’entrata in vigore del primo dei decreti che porta la firma dei ministri Orlando e Minniti il fatto che i rifugiati, i richiedenti siano destinatari di norme allucinanti, norme che eliminano qualunque tutela e qualunque possibilità per gli stessi di stare nel nostro paese e di starci in un modo degno.

Hanno emanato (o fatto) un decreto che ha eliminato la possibilità di proporre appello contro le decisioni della Commissione territoriale per i richiedenti asilo, un ricorso che non permette ai soggetti, al contrario degli italiani, di partecipare al processo di cui sono parte e questa è una cosa gravissima, il fatto di non permettere il contraddittorio, non permettere di stare nel processo.

Questa è la loro idea e che viene dalla giunta comunale applicata in un modo molto preciso. Subito dopo l’approvazione dei decreti Orlando – Minniti la sindaca Raggi ha stipulato una convenzione con la Prefettura sul lavoro gratuito, sul lavoro volontario, dicendo che “Roma accoglie chi la accoglie, cura chi la cura”, secondo me queste dichiarazioni hanno uno spirito neocoloniale, uno spirito che è lontano lontanissimo da questo flash mob, lontanissimo da questa piazza in questo momento, che sta esprimendo invece un’idea di accoglienza, un’idea di inclusione che dobbiamo essere capaci di portare avanti, mobilitandoci perché probabilmente vedendo questa come una tappa che deve vederci opporci al decreto Orlando – Minniti sull’immigrazione, ma anche a quello sulla pubblica sicurezza e controllo.

Perché quello che si diceva prima “ragionare in termini di diritti” è quello che non viene fatto ora, se leggete i testi dei due decreti vi rendete conto, non si parlerà mai di diritti, di uguaglianza, di redistribuzione della ricchezza, ma si parla di controllo, sicurezza, degrado tutte parole che da noi sono molto lontane, in questa piazza lo denunciamo, vi ringrazio e ci vediamo alla prossima mobilitazione.

****************************

La solidarietà del Legal Team Italia e Giuristi Democratici

Un giovane praticante avvocato abilitato romano, Gianluca Dicandia, è stato vittima di una gravissima azione intimidatoria: dopo un suo intervento pubblico durante una iniziativa di Amnesty International, nella quale aveva preso la parola criticando aspramente, ma con toni assolutamente continenti e argomentazioni giuridiche, i decreti c.d. Minniti, è stato identificato dalle Forze dell’Ordine presenti, incuranti del fatto che egli si fosse sin da subito palesato come avvocato così chiarendo (se mai ce ne fosse stato bisogno) il carattere tecnico del suo intervento.

Oggi quello che sino ad ora è l’incredibile ed inaccettabile epilogo: il collega è stato convocato per la notifica di un verbale di identificazione ed elezione di domicilio; egli ha così appreso di essere indagato per i reati di cui agli articoli 290 c.p. (vilipendio delle istituzioni della Repubblica) e 336 c.p. (violenza a pubblico ufficiale).

Nel tentativo, forse, di allinearsi con alleati quali il Presidente turco Erdogan o quello egiziano Al Sisi, le nostre istituzioni intendono intimidire chi pubblicamente smascheri le finalità di provvedimenti liberticidi, antidemocratici, classisti, razzisti, evidentemente tanto più pericoloso in quanto portatore non di proteste urlate e volgari, ma di ragionate seppur radicali censure.

Con l’utilizzo di una desueta fattispecie penale come il vilipendio (che benchè abbia superato in passato il vaglio della Corte Costituzionale non può che essere ritenuta rientrare nel novero dei reati di opinione) si intende impedire la critica – pubblica, in piazza, ma autorevole e giuridicamente argomentata (e forse per ciò più pericolosa) – di recenti strumenti normativi che intendono impedire l’esercizio dei diritti (primo tra i quali quello di difesa) dei richiedenti asilo, marginalizzare il disagio, introdurre la figura del sindaco sceriffo.

Colpire la voce libera di un avvocato è una dimostrazione di arroganza, di arbitrio, ma anche un segno di debolezza: l’avvocatura, quando impegnata nelle battaglie in difesa dei diritti, fa paura, proprio perché portatrice di competenze tecniche con le quali smascherare la pochezza giuridica delle norme più retrograde e discriminatorie.

Come membri del Legal Team Italia e dell’Associazione nazionale Giuristi Democratici, come avvocati, come giuristi, facciamo nostre le parole dette dal Collega in quella piazza, e ci uniamo alla radicale critica che Gianluca Dicandia e molti altri portano avanti contro le cc.dd. leggi Minniti-Orlando, che riteniamo incostituzionali prima ancora che ingiuste.

A Gianluca la nostra incondizionata solidarietà e vicinanza, e il nostro pieno appoggio.

14 luglio 2017

LEGAL TEAM ITALIA

ASSOCIAZIONE NAZIONALE GIURISTI DEMOCRATICI

 

Comments ( 1 )

Leave a Comment

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>