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Criminalizzazione della solidarietà e strategie di protezione dei difensori dei diritti umani

Criminalizzazione della solidarietà e strategie di protezione dei difensori dei diritti umani”

 di Francesco Martone [1],

 Maggio 2018

Mai come prima nel nostro paese si è assistito ad una progressiva strategia di criminalizzazione della solidarietà verso i migranti, attraverso il ricorso congiunto alla comunicazione di massa, l’intervento di leader politici, e di magistrati da una parte e l’uso strumentale del diritto penale dall’altra.  Questo potrebbe essere il prodromo di una situazione che rischia di attraversare la società civile italiana, in linea con quanto accade in altri paesi dell’Unione Europea ed in un numero crescente di paesi nel mondo, che soffrono quel che viene definito “shrinking space for civil society[2]. Quel che si è registrato in Italia da allora ricalca in parte ciò che accade in altri paesi europei, dove ONG, ed organizzazioni della società civile sono sempre più al centro di campagne di delegittimazione, e criminalizzazione a mezzo stampa, con l’adozione di adozione di misure restrittive e codici di condotta che comportano maggiori oneri per le ONG, e nel nostro caso, limitazioni alla possibilità di soccorrere ed assistere migranti. In alcuni paesi, ed anche nel nostro, ciò si intreccia con l’ascesa e l’attivismo di formazioni xenofobe o di destra mirato ad interdire l’agibilità delle organizzazioni che si occupano di diritti dei migranti.

In un recente rapporto presentato dalla Fundamental Rights Agency dell’Unione Europea [3] si illustrano le sfide che oggi le organizzazioni della società civile si trovano a dover affrontare nell’Unione Europea. Il rapporto esprime poi preoccupazione riguardo ai difensori che si occupano di diritti dei migranti riferendo alcuni casi di intimidazione da parte della polizia francese nella frontiera delle Alpi Marittime, fattispecie del tutto simile a quanto avvenuto di recente a Bardonecchia quando funzionari di polizia francese attraversarono arbitrariamente il confine per fare irruzione nei locali dove operava Rainbow 4 Africa.

In un altro rapporto del gennaio 2018 della Civil Liberties Union for Europe [4]contenente raccomandazioni per l’Unione Europea si elencano nuovamente le tipologie di minacce e si fa riferimento alle situazioni in Ungheria, Polonia, Romania, Irlanda, Italia come particolarmente serie.  Tra le accuse ricorrenti contro le ONG quella secondo la quale queste vanno contro l’interesse nazionale o sono impegnate in attività fraudolente o criminali (tratti comuni registrati in Bulgaria, Croazia, Ungheria, Italia, Polonia e Romania). Il rapporto sottolinea come gli attacchi alla reputazione pregiudicano la credibilità e la legittimità delle organizzazioni della società civile aumentando i sospetti da parte dell’opinione pubblica ed a sua volta portando ad una riduzione delle donazioni.

Che questa situazione riguardi anche il nostro paese, e possa inasprirsi con l’eventualità di un governo M5S-Lega, è confermato dal precedente del maggio scorso quando infuriò la polemica contro i cosiddetti “taxi del mare”, ed in contemporanea aumentavano di casi di attivisti ed attiviste sotto processo per aver fornito sostegno ed assistenza a migranti ai valichi di frontiera. Proprio in quei giorni era in visita accademica in Italia il Relatore Speciale dell’ONU per i Difensori dei Diritti Umani Michel Forst che stigmatizzò pubblicamente gli attacchi alle ONG [5] rappresentando la sua preoccupazione anche in occasione di un’audizione presso la Commissione Straordinaria per la Promozione e Tutela dei Diritti Umani del Senato della Repubblica.

In quel periodo Forst stava lavorando ad un dossier sui difensori dei diritti umani dei migranti e rifugiati che avrebbe poi presentato all’Assemblea Generale dell’ONU e che fornisce elementi importanti a tutela di chi oggi fa solidarietà. Di chi appunto è un difensore o una difensora dei diritti umani, né più e né meno come  Abba Mussie Zerai, Padre Solalinde, Helena Malena Garzon, Lucha Castro, Cedric Herrou per citarne alcuni ed alcune.

Definire chi fa solidarietà con i migranti come difensore dei diritti umani rappresenta un passaggio assai rilevante giacché apre  una serie di possibilità di ricorso a strumenti previsti dalle Nazioni Unite  e anche dall’OSCE /ODHIR (Ufficio per la Democrazia ed i Diritti Umani ) per la protezione dei Difensori dei diritti umani [6], a maggior ragione quest’anno che si celebra quest’anno 20esimo della dichiarazione ONU sui Difensori dei Diritti Umani [7], e l’Italia è Presidente di turno dell’OSCE.

Per questo è assai importante analizzare le raccomandazioni fatte agli stati dal Relatore Speciale ONU nel suo rapporto sui difensori dei diritti umani dei “people on the move” (definizione scelta appositamente per evitare la distinzione arbitraria tra richiedenti asilo, rifugiati, e migranti)  pubblicato nel gennaio 2018 [8] al quale la Rete In Difesa Di ha collaborato direttamente e indirettamente, dapprima organizzando una consultazione informale con varie realtà tra cui Baobab Experience e Michel Forst,  poi diffondendo assieme a Osservatorio Solidarietà la call for inputs al rapporto [9] . Secondo il Relatore Speciale, queste persone si trovano ad affrontare “restrizioni senza precedenti incluse minacce, e atti di violenza, denunce su mezzi di comunicazione e criminalizzazione”. Più nello specifico, quei difensori che salvano persone in mare sono stati arrestati, le loro imbarcazioni sequestrate ed accusati di traffico di essere umani. Inoltre quei difensori che cercano di offrire assistenza umanitaria alle persone “on the move” senza il permesso delle autorità sono soggette a criminalizzazione, nonostante il fatto che siano protetti da norme di diritto internazionale. II rapporto denuncia anche l’uso di fogli di via nei confronti di alcuni difensori che lavoravano nelle zone di frontiera in Italia. Il rapporto riporta la testimonianza di un difensore italiano secondo la quale “criminalizzare la solidarietà rischia di promuovere nella pubblica opinione e tra le forze politiche ed un atteggiamento di indifferenza verso migranti e rifugiati se non posizioni apertamente razziste e nazionaliste”. Nel suo rapporto Forst formula alcune raccomandazioni agli stati tra cui quella di riconoscere il ruolo pubblico dei difensori, la legittimità delle loro attività, e condannare pubblicamente ogni atto di violenza, intimidazione o rappresaglia, ed assicurare che non vengano criminalizzati coloro che fanno salvataggio di migranti in mare.

Quasi contestualmente alla pubblicazione del rapporto di Forst, l’Ufficio dell’Alto Commissario ONU (OHCHR) sui Diritti Umani ha finalizzato i propri “Principi e linee guida per la protezione dei diritti umani dei migranti in situazioni vulnerabili” (“Principles and practical guidance on the protection of the human rights of migrants in vulnerable situations”) pubblicate ed adottate nel marzo 2018 [10]. Tra i principi e le linee-guida per gli stati quello di “assicurarsi che esistano leggi e procedure appropriate che permettano ai difensori dei diritti umani ed agli operatori umanitari di proteggere i migranti e documentare le violazioni dei diritti umani”. Per quanto concerne la criminalizzazione della solidarietà assai rilevante è il principio 18 che richiama l’obbligo di “rispettare e sostenere le attività dei difensori dei diritti umani che promuovono e proteggono i diritti umani dei migranti” formulando una serie di raccomandazioni.

Tra queste quella di fornire “attraverso la legge e la pratica la possibilità di svolgere le proprie attività in maniera sicura, accessibile per individui e organizzazioni che lavorano per promuovere o proteggere i diritti umani dei migranti”, quella di “non criminalizzare o penalizzare in altra maniera le attività di sostegno e assistenza ai migranti”, e di “assicurare che i diritti dei difensori dei diritti umani non vengano violati o compressi a causa del lavoro che svolgono”. Andranno poi adottate “politiche e programmi pubblici che sostengano e proteggano i difensori dei diritti umani in ogni fase del loro lavoro” e prese “tutte le misure necessarie per assicurare che i difensori dei diritti umani siano protetti da violenza, rappresaglie, minacce o altre forme di pressione o azioni arbitrarie da parte di attori statuali e non statuali come conseguenza del loro lavoro”.  Andranno poi indagati e perseguiti gli “attacchi compiuti da attori statuali o non-statuali contro i difensori dei diritti dei migranti” e riconosciuto “pubblicamente il ruolo importante dei difensori dei diritti umani e la legittimità del loro lavoro” condannando “pubblicamente ogni forma di violenza, discriminazione, intimidazione, o rappresaglia contro i difensori dei diritti umani.”

Grosso modo quanto già stabilito dalle linee-guida dell’OSCE sui Difensori dei Diritti Umani, che i paesi OSCE, inclusa l’Italia, sono tenuti a rispettare ed applicare [11]. Le linee-guida invitano testualmente le istituzioni statuali ed i pubblici funzionari ad evitare di essere coinvolti in campagne di diffamazione, delegittimazione o stigmatizzazione dei difensori dei diritti umani ed il loro lavoro, e dovrebbero “intraprendere iniziative per contrastare tali campagne di stigmatizzazione dei difensori anche da parte di terzi”. Inoltre i governi e le istituzioni statuali ad ogni livello dovrebbero “condannare pubblicamente queste manifestazioni ed ogni attacco ai difensori dei diritti umani”.  Questo non è avvenuto nel nostro paese, anzi rappresentanti e ministri del governo Renzi hanno insistito nell’adottare un codice di condotta per le ONG (stigmatizzato anche nel rapporto di Forst, discriminatorio e di intralcio alle legittime attività di difensori dei diritti dei migranti e rifugiati), mentre gli attacchi protratti da leader politici di destra o di altre formazioni politiche che oggi si apprestano a proporsi al governo del Paese sono continuati senza alcuna forma di intervento delle autorità secondo quanto fissato dalle linee-guida OSCE.

Come reagire quindi? E come proteggere gli spazi di agibilità e di iniziativa di chi oggi fa solidarietà e difende i diritti umani dei migranti e rifugiati?

Indubbiamente l’elemento primo da tenere in considerazione è che mancando – ormai da oltre 20 anni –  nel nostro paese un’autorità nazionale indipendente per i diritti umani si dovrà agire usando vari approcci, combinandoli con la mobilitazione e la “strategic litigation” sulla quale sta già lavorando un gran numero di avvocati ed avvocate che accompagnano casi specifici di difensori e difensore accusati di reati di solidarietà , o casi, l’ultimo dei quali quello relativo a ProActiva-OpenArms, di organizzazioni che operano in mare per soccorrere migranti. [12]

In casi particolari si possono usare i canali offerti dal sistema internazionale dei diritti umani per la tutela dei difensori dei diritti umani. I Relatori Speciali sui difensori dei diritti umani [13]e che quelli sui diritti dei Migranti [14], e sul Diritto alla libertà di associazione [15]– sia l’ODHIR dell’OSCE [16] possono essere ad esempio contattati per eventuali segnalazioni e richieste di intervento nei confronti delle autorità del nostro paese. Andrà inoltre sostenuta l’iniziativa dei cittadini europei Welcoming Europe [17] che tra l’altro affronta anche il tema della criminalizzazione della solidarietà proponendo una riforma della direttiva europea specifica. Eppoi si dovrebbe chiedere che l’Italia si impegni a rispettare i Principi e le buone pratiche sui diritti umani dei migranti in situazione di vulnerabilità, e diffonderli come strumento di “advocacy” ed anche di supporto alle cause in difesa dei difensori e difensore.

Last but not least, in occasione della Presidenza italiana OSCE, le organizzazioni della società civile italiana e dei paesi OSCE [18]  – la Civic Solidarity Platform di cui è referente in Italia la Coalizione Italiana per le Libertà ed i Diritti Civili (CILD) – organizzeranno una serie di eventi pubblici sul tema prima ed in occasione della Ministeriale OSCE che si terrà a Milano a dicembre. Inoltre verrà prodotto un dossier sulla situazione dei diritti umani nel nostro paese, che affiancherà uno studio condotto dal Sant’Anna di Pisa ed il rapporto ufficiale che l’Italia dovrà produrre nel quadro della Presidenza dell’OSCE. Tutte occasioni per creare reti, fare controinformazione, e rafforzare alleanze.

Per concludere, va menzionato anche il lavoro del Tribunale Permanente dei Popoli che sta svolgendo una serie di udienze sui temi dei migranti e delle politiche di controllo ed esternalizzazione delle frontiere. Dopo la sessione di lancio a Barcellona se ne sono svolte due, una a Palermo [19]a dicembre sulle politiche dell’Italia e esternalizzazione delle frontiere nel Mediterraneo, l’altra a Parigi [20]sulle frontiere interne all’Unione Europea. Nella sentenza di Palermo si richiama l’attenzione sull’impatto del codice di condotta Minniti, sulla delegittimazione delle ONG che fanno soccorso in mare, e sulla riduzione del loro spazio di iniziativa.

La sentenza di Palermo chiude con queste parole assai pertinenti:

 Il Tribunale sottolinea il contributo attivo delle organizzazioni, associazioni, collettivi attivi nella solidarietà, accoglienza, soccorso ai migranti e rifugiati, ed a quelle che si adoperano per la tutela dei loro diritti fondamentali: Sono loro, siete voi, la linfa vitale del nostro lavoro, A loro la nostra riconoscenza e sostegno” [21]

  Francesco Martone portavoce della rete In Difesa Di, per i diritti umani e chi li difende (www.indifesadi.org) [1],

 Note:

[1] portavoce della rete In Difesa Di, per i diritti umani e chi li difende (www.indifesadi.org), tratto dall’intervento fatto   a “PensareMigrante”, Roma, 6 maggio 2018 – per contattare l’autore: francescomartone1@gmail.com

[2]  http://www.indifesadi.org/2017/10/11/shrinking-space-quali-spazi-per-i-difensori-dei-diritti-umani/

http://www.indifesadi.org/2018/01/16/sugli-shrinking-spaces-un-documento-di-inquadramento/ traduzione in italiano di “On Shrinking Spaces. A framing paper” a cura del Transnational Institute https://www.tni.org/en/publication/on-shrinking-space

https://www.civicus.org/index.php/state-of-civil-society-report-2017

[3] http://fra.europa.eu/en/news/2017/countering-shrinking-space-europes-civil-society

[4] https://www.liberties.eu/en/news/participatory-democracy-under-threat-summary/12755

[5] https://cild.eu/blog/2017/05/11/difendere-le-ong-dagli-attacchi-mirati-e-deliberati/

https://ilmanifesto.it/lonu-non-criminalizzate-chi-salva-vite-umane/

[6] http://www.affarinternazionali.it/2018/01/osce-difensori-diritti-umani/

[7] http://www.ohchr.org/Documents/Issues/Defenders/Declaration/declaration_fr.pdf

[8] http://www.ohchr.org/FR/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=22735&LangID=F

[9] http://www.indifesadi.org/2017/11/09/criminalizzazione-della-solidarieta-contribuisci-al-nuovo-report-di-michel-forst/

[10]  http://www.ishr.ch/sites/default/files/article/files/201802_ohchr_principles_and_practical_guidance.pdf

[11] 143.    In their protection of human rights defenders, OSCE participating States must therefore neither discriminate directly, nor tolerate or condone incitement to discrimination, hostility or violence by any segment of the population, including when it is conducted online. In practice, the Guidelines elaborate that “

  1. Human rights defenders throughout the OSCE region reported that smear campaigns and stigmatization were some of the most serious challenges they encountered in their work. The smear campaigns propagated against human rights defenders by State officials, public institutions, and government- sponsored or far-right media outlets had reportedly intensified stigmatization and marginalization against human rights defenders in some cases, exposing them to increased threats and attacks by non-State actors. The human rights defenders who reportedly experienced the most extreme stigmatization were those defending the rights of women, LGBTI people, and ethnic minorities.

https://www.osce.org/odihr/341366

[12] per un’analisi approfondita della questione si veda https://blamingtherescuers.org

[13] http://www.ohchr.org/fr/Issues/SRHRDefenders/Pages/SRHRDefendersIndex.aspx

http://www.ohchr.org/EN/Issues/SRHRDefenders/Pages/Complaints.aspx – a questa pagina si trovano le istruzioni per inviare segnalazioni e denounce al Relatore Speciale ONU sui Difensori dei Diritti Umani

[14] http://www.ohchr.org/EN/Issues/Migration/SRMigrants/Pages/SRMigrantsIndex.aspx

[15] http://www.ohchr.org/Documents/Issues/FAssociation/GeneralPrinciplesProtectingCivicSpace.pdf

[16]  https://www.osce.org/odihr/human-rights-defenders

[17] www.welcomingeurope.it

[18] http://www.civicsolidarity.org  – il referente italiano della Civic Solidarity Platform è la Coalizione per le Libertà e I Diritti Civili, (CILD) www.cild.org

[19] http://permanentpeoplestribunal.org/wp-content/uploads/2018/01/Atto_Accusa_Palermo_ULTIMO_-11_12_2017.pdf

[20] http://permanentpeoplestribunal.org/wp-content/uploads/2018/01/TPP_PALERMO_MIGRANTI_SENTENZA_DEF_ITA.pdf

[21] http://permanentpeoplestribunal.org/wp-content/uploads/2018/01/TPP-MIGRATIONS-Paris-4-et-5-janvier-2018.pdf

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