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Cosa significa “distanziamento fisico” in una prigione sovraffollata?

10.743.619: è il numero di persone chiuse in carcere nel mondo. Cosa significa “distanziamento fisico” in una prigione sovraffollata?

10.743.619: è il numero di persone chiuse in carcere nel mondo. È l’ultimo dato disponibile, ma è del 2018, nel frattempo saranno aumentate (dal 2000 la popolazione carceraria è cresciuta del 24 per cento). E poi è un dato incompleto: di paesi come Somalia e Corea del Nord non si sa nulla, di altri come la Cina si hanno dati inattendibili. Secondo il World prison brief, il numero reale di detenuti nel mondo è superiore agli undici milioni. Il paese con più persone in carcere in rapporto alla popolazione sono gli Stati Uniti: 655 ogni 100mila abitanti. L’Italia è al 154° posto con 90 detenuti ogni 100mila abitanti.

I dati più aggiornati sulla situazione italiana sono quelli del ministero della giustizia. Al 30 novembre 2020 c’erano 53.563 detenuti, ma i posti disponibili sono solo 47.187. Le carceri più grandi sono anche quelle più sovraffollate. Alle Vallette di Torino ci sono 335 persone in più di quante ne potrebbero entrare, a Rebibbia 304, a Poggioreale 455.

Le donne sono il 4,2 per cento, gli stranieri il 32,4, in gran parte provenienti da Albania, Marocco, Romania, Tunisia (e non è vero che con l’aumento dell’immigrazione è cresciuto il numero degli stranieri detenuti, ricorda l’associazione Antigone). Nelle carceri italiane ci sono anche, con le madri, 34 bambine e bambini. L’8 dicembre 1.003 detenuti e 870 dipendenti erano positivi al covid-19.

Cosa significa “distanziamento fisico” in un carcere sovraffollato? Aderendo a un digiuno di protesta cominciato da Rita Bernardini e Irene Testa del Partito radicale, Salvatore Buzzi, condannato per Mafia capitale, spiega: “Basta sistemare un letto nel proprio bagno di casa. A quel punto, quando hai disegnato il lavandino, la brandina, i sanitari, va piazzato un letto sopra a quello già esistente. Quello è il sovraffollamento, e lì come lo applichi il distanziamento sociale?”.

Giovanni De Mauro – direttore

da Internazionale

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