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Cosa indicano i bracci tesi al cimitero maggiore di Milano

Poco c’interessa soffermarci, in sé, sull’azione di sabato a Milano dove un migliaio di fascisti si sono ritrovati al cimitero maggiore di Milano per commemorare i collaborazionisti della Repubblica di Salò. Una pagliacciata nostalgica che dimostra bene che, al di là del marketing politico, in questo millennio il cameratume vario non ci riesce proprio a stare.

(FACEBOOK/CASAPOUND ITALIA)

Non vorremmo però che, nella canea dell’indignazione pelosa della sinistra cittadina, si finisse per far finta di non vedere l’elefante nella cristalleria democratica. Perché aprendo i giornali par di sognare: “Blitz al cimitero”, “Beffa dell’estrema destra a Milano, “aggirato il divieto”. Serve davvero mettere una didascalia a quella foto con le braccia tese nel cuore di Milano? L’intenzione di manifestare al cimitero maggiore era stata annunciata da settimane e l’evento è durato un’ora intera. Non si è quindi trattato di un “blitz”. Affermare poi che un migliaio di militanti appartenenti a due delle maggiori formazioni neo-fasciste italiane, con dirigenti a seguito e provenienti da tutto il paese, si sono riuniti “in segreto” è semplicemente una barzelletta.

Quando Beppe Sala ripete le parole del prefetto di Milano, e afferma che “non si può controllare un luogo aperto come un cimitero per cui poteva succedere oggi poteva succedere in un altro momento”, davvero non sente le grasse risate che si sta facendo la polizia negli uffici di tutta Italia? Laura Boldrini ha dichiarato pomposa “lo Stato non si fa deridere dai fascisti”. Non scherziamo. Lo Stato, oggi come ieri, i fascisti li copre. Sono semmai questura e prefettura che deridono sguaiatamente la sinistra milanese. O forse no. Perché il garante politico dell’operazione di revisionismo di quest’anno è proprio Beppe Sala. Mentre i fascisti sfilavano al cimitero maggiore, il sindaco PD è andato a commemorare Sergio Ramelli, dicendo che è tempo di rappacificazione, che bisogna “distinguere tra memoria e apologia del fascismo” dopo che il suo partito ha promosso in pompa magna un 25 aprile daltonico, dove il rosso dei partigiani si è trasformato nel blu di un europeismo da macchietta.

Non c’è nessuna garanzia democratica che sostituisce l’antifascismo militante: non c’era nel ’22, non c’era nel ’33 e non c’è manco nel 2017. Ci sono invece pezzi dello Stato che coprono e sostengono i fascisti mentre le anime belle della sinistra cantano hit dance anni 90. Le braccia tese al cimitero maggiore di Milano indicano la solita luna ma c’è chi vuole continuare a guardare il dito…

da InfoAut

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