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Coronavirus: Rivolta nel carcere di Rieti, tre detenuti morti. Proteste in tutti i penitenziari

Tre detenuti sono morti nel carcere di Rieti a seguito della rivolta avvenuta nel pomeriggio di ieri e repressa dall’intervento delle forze dell’ordine. Ancora non è chiara la ragione e la dinamica dei decessi. Con la diffusione del nuovo coronavirus su tutto il territorio nazionale i detenuti chiedono misure alternative al carcere e un’amnistia con violente rivolte in tutto il paese.

Il Garante dei Detenuti del Lazio Stefano Anastasia ha confermato il decesso di tre detenuti nel carcere di Rieti, dopo la rivolta che si è data nel pomeriggio di ieri come in molti altri penitenziari italiani in correlazione alla diffusione del coronavirus in Italia. ( da fanpage.it )

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da il dubbio

Il video dei detenuti in rivolta dentro al carcere di Bologna: agenti pronti a fare irruzione

Sono pronti a fare irruzione gli agenti che stanno cercando di contenere la rivolta scoppiata ieri nel carcere di Bologna, immortalata in un video – che oramai sta girando su whatsapp – che viene trasmesso dai detenuti stessi che hanno occupato la sezione giudiziaria del carcere la Dozza.

È ancora in corso, dunque, la protesta dei detenuti, che da ieri pomeriggio si sono impossessati del carcere.  Gli agenti penitenziari operano senza sosta da oramai 24 ore di fila per cercare, attraverso il dialogo, di convincere i rivoltosi a desistere. Ma per ora nulla da fare. Di fronte al carcere una trentina di persone hanno esposto striscioni che inneggiano all’amnistia.

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da Radio Onda d’Urto

Rivolta anche nel carcere della Dozza di Bologna, all’esterno corteo di solidarietà con i detenuti. Tensioni anche nel carcere torinese delle Vallette. I detenuti di quattro sezioni ordinarie del padiglione B si sono barricati posizionando i letti contro gli accessi. Qui, tra le altre, è detenuta anche la storica attivista del movimento No Tav Valsusino Nicoletta Dosio. Con noi, sulla situazione delle Vallette, l’avvocata torinese, anche legale di compagne e compagni, Valentina Colletta Ascolta o scarica

Sulla situazione nelle carceri di Brescia e Provincia la corrispondenza con Luisa Ravagnani, Garante dei Diritti dei Detenuti di brescia e Provincia Ascolta o scarica

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Palermo. Tensione al carcere Pagliarelli, incendi nelle celle di 300 detenuti

Protesta di 300 detenuti nel carcere Pagliarelli di Palermo per la sospensione dei colloqui nell’area dove si trovano i carcerati di media sicurezza: una misura, questa, contenuta nel decreto emanato dal governo per l’emergenza coronavirus. “Sono anche preoccupati di eventuali casi di contagio all’interno del penitenziario”, dice la direttrice del Pagliarelli, Francesca Vazzana. I detenuti hanno incendiato cuscini, carta e pezzi di stoffa e poi hanno lanciato tutto attraverso le grate delle celle verso l’esterno.

La protesta è scoppiata in circa 150 camere detentive ed è ancora in corso. Non ci sono feriti. Oltre a bruciare cartacce e stoffa, i detenuti hanno anche battuto sulle grate. La direttrice del Pagliarelli sta cercando di riportare la calma dentro al penitenziario. “Stiamo dialogando con i detenuti per fare capire che è una emergenza quella che stiamo vivendo e che stiamo applicando la legge”, dice a Repubblica Francesca Vazzana.

Alcuni detenuti, durante la protesta, hanno espresso la volontà di cominciare uno sciopero della fame e della sete, a partire da domani. Il traffico in viale Regione siciliana, la circonvallazione di Palermo, è andato in tilt. Molti gli automobilisti che si sono fermati all’altezza del carcere di Pagliarelli, attirati dalle fiamme che uscivano dalle celle. In strada, dove è arrivata la protesta, è stato il caos. Alcune pattuglie della polizia penitenziaria hanno chiuso un tratto di viale Regione siciliana. Il traffico è andato in tilt. I parenti di alcuni detenuti sono arrivati davanti al penitenziario e hanno chiesto, intonando alcuni cori, che i familiari venissero rimessi libertà per evitare il contagio in carcere.

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Frosinone. Detenuti in rivolta, nel carcere situazione incandescente

Detenuti in rivolta nel carcere di Frosinone. Dalle 13 di oggi nel penitenziario di via Cerreto è scoppiato il caos. Dalle prime informazioni trapelate sembrerebbe che siano in atto incendi all’interno delle celle e degli agenti della Polizia Penitenziaria siano stato bloccati.

La direzione del carcere ha richiamato il personale a riposo o in ferie. La situazione viene seguita in prima persona dal questore di Frosinone Leonardo Biagioli, in costante collegamento con la Prefettura, dal capo della Squadra Mobile, il vice questore Flavio Genovesi, dal tenente colonnello, Andrea Gavazzi vice comandante provinciale dei Carabinieri e dal maggiore Andrea Petrarca, comandante Reparto Operativo Provinciale. La protesta sarebbe scoppiata dopo la decisione di annullare, a causa dell’emergenza Coronavirus, i colloqui settimanali con i familiari.

La nota sindacale – Il Segretario Generale Aggiunto Cisl Fns, Massimo Costantino, spiega la situazione all’interno del carcere di Frosinone. “Apprendiamo dì criticità che si stanno svolgendo all’interno dell’istituto penitenziario di Frosinone-spiega Costantino -. Apprendiamo di rinforzi provenienti dagli altri istituti della regione – rinforzi provenienti anche dal personale in servizio presso tale sede ma fatti rientrare dalle ferie o riposi.

Sul posto sono accorsi anche personale delle altre forze di polizia con l’ausilio di un elicottero che sorvola l’istituto che è noto per la cronica carenza di personale di polizia penitenziaria e per il sovraffollamento dei detenuti – ultimo dato del 29/02/2020, era di più 94 detenuti -. Come sempre la professionalità del personale di polizia Penitenziaria riuscirà a garantire la sicurezza di tale sede. Al momento sono sconosciti i motivi della protesta – pare per il limite dei colloqui con i familiari – dovuti alla situazione in ambito nazionale dovuti per contenere il contagio per il coronavirus”.

Ieri a Cassino – Nel carcere di San Domenico ieri sera, invece, i detenuti si sono limitati a battere per ore oggetti metallici contro le sbarre delle finestre. Poi la situazione è rientrata.

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Padova. Protesta in carcere, i detenuti danno fuoco agli indumenti

Pegoraro: “Tensioni per il decreto sul Covid”. Incendio nel carcere di Padova. A scatenarlo alcuni detenuti del penale. Avrebbero dato fuoco a degli indumenti utilizzando alcune bombolette di gas. L’allarme è scattato ieri dopo poco le 20. Sono stati chiamati dagli agenti della polizia penitenziaria i vigili del fuoco. Ma quando i pompieri sono giunti al Due Palazzi il rogo era già stato domato.

A scatenare la protesta le nuove regole per i colloqui relativi all’emergenza Coronavirus. Tensioni e proteste si sono susseguite già in diversi istituti penitenziari italiani dopo le modifiche introdotte dal Governo rispetto alle modalità di colloquio tra detenuti e familiari a causa dell’infezione da Covid 19.

Afferma Gianpietro Pegoraro, coordinatore regionale Funzione pubblica Cgil penitenziari: “Si tratta di una protesta che riguarda la chiusura dei colloqui con il nuovo provvedimento governativo. Ma stanno anche tentando di chiedere la possibilità di un’amnistia, perché i detenuti sono in netto aumento all’interno del carcere”. Attualmente al penale si trovano 700 persone. Ieri sera qualcuno ha preso le bombolette di gas in uso ai detenuti per la cucina. E ha dato fuoco alla biancheria. Sono subito accorsi gli agenti di polizia penitenziaria che hanno spento il rogo. Così al loro arrivo i vigili del fuoco non sono neppure entrati al penale, si sono fermati a scopo cautelativo nel cortile dell’istituto. Poco dopo le 22 sono rientrati in caserma.

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Avellino. Protesta dei detenuti del carcere di Ariano per la sospensione dei colloqui

Protesta dei detenuti anche nella Casa Circondariale di Ariano Irpino dopo le sommosse avvenute in diverse carceri italiane come a Poggioreale, Bari, Pavia, Modena, Salerno. Hanno iniziato questa sera dopo le 20 con la battitura delle inferriate e lancio di oggetti dalle finestre, un gran baccano che ha impressionato e spaventato i residenti di via Grignano.

Ma gli Agenti di Polizia Penitenziaria hanno subito sedato la piccola rivolta e riportato la calma evitando che la cosa degenerasse. Alla base del forte malcontento dei detenuti, anche in questo caso, la sospensione, da domani mattina, dei colloqui con i familiari a seguito del provvedimento del Governo per scongiurare e ridurre il rischio del contagio da Coronavirus Covid19.

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Foggia. Tensione ai massimi livelli nel carcere, sui detenuti gli effetti del coronavirus

Il motivo della protesta sarebbe correlato alla sospensione dei colloqui “a vista” con i familiari. Nervi tesi nei penitenziari italiani per le restrizioni dovute all’emergenza da coronavirus. Il motivo della protesta sarebbe correlato alla sospensione dei colloqui “a vista” con i familiari introdotta con il decreto anti-contagio varato dal governo per fare fronte al diffondersi del Covid-19.

In una nota dell’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria Puglia e Basilicata, il segretario Messina, “fa sapere di apprendere il susseguirsi di notizie, su situazioni implosive nelle carceri del distretto, tipo Foggia dove la tensione è ai massimi livelli e a Bari dove sembra che ci sia addirittura una rivolta in atto, invece in altre strutture la situazione è tesa. Comunque – prosegue Messina – vi è la massima allerta ma anche molta preoccupazione”.

“L’angoscia è tanta, da tempo come sindacato denunciamo l’assenza totale del ministro della Giustizia – anche in questo momento difficilissimo, come quello attuale, dove le rivolte si stanno propagando a macchia d’olio – che non si è degnato di una dichiarazione. Siamo certi – conclude – che riusciremo a superare anche questa grave crisi, ma ne usciremo sempre più provati, con la consapevolezza che noi difendiamo lo Stato a denti stretti, senza che lo Stato spende una parola a nostro sostegno”.

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Velletri. Detenuti in protesta per le restrizioni ai colloqui coi familiari

Nella serata di domenica 8 marzo i detenuti di alcune sezioni del vecchio reparto del carcere di Velletri, hanno protestato battendo le inferiate e lanciando vari cibi in mezzo al corridoio, compreso della carta incendiata. A denunciare il fatto è il Segretario Generale del Si.P.PE. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Carmine Olanda, e Alessandro De Pasquale presidente del sindacato, che da sempre monitorano e denunciano le problematiche degli Istituti Penitenziari.

“La protesta messa in atto – commenta Olanda – sembrerebbe essere scaturita da alcune notizie che i detenuti hanno appreso dai Tg su un provvedimento che dovrebbe sospendere i colloqui con i propri famigliari.

Durante la protesta dei detenuti è intervenuto il Direttore ed il Comandante del carcere che hanno cercato il dialogo con i detenuti per spiegare che il provvedimento che avevano appreso era sospeso in attesa di in nuovo provvedimento meno restrittivo. La protesta si è conclusa verso le 22:30 senza danni alle persone. Da un’attenta lettura – conclude De Pasquale – del comunicato stampa del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede dopo alcune gravi proteste di alcuni Penitenziari, come Frosinone, Modena, Poggioreale, Bari, si sembra percepire il seguente messaggio: “Fratelli, la messa è finita, andate in pace”. Da non credere! Le definisce “manifestazioni”. Hanno distrutto le carceri. Bonafede, invece, riferisca in parlamento sullo stato della sicurezza delle carceri italiane”.

Questo tentativo di minimizzare un fatto grave preoccupa la Polizia penitenziaria e i cittadini che dal Governo si aspettano sicurezza.

“Basta! – replica Olanda – è giunta l’ora che il Ministro della Giustizia ci dica quali compiti deve avere la Polizia Penitenziari all’interno degli Istituti, se deve indossare un camice bianco oppure una divisa. Ci vuole una riforma della giustizia che permette di entrare in carcere solo per condanna definitiva – escluso i reati gravi – dando al giudicabile gli obblighi di dimora limitandolo nel suo territorio in attesa di condanna definitiva. Così facendo si risparmierebbero 130.00 euro al giorno a detenuto, oltre al sovraffollamento. Ci aspettiamo fatti, non semplici sorrisini e promesse mai mantenute”.

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Bari. Carcere in rivolta contro lo stop per le visite dei familiari

I detenuti si sono ribellati alle disposizioni che fermano le visite dall’esterno. Disordini in corso al carcere di Bari dove sono intervenute le forze dell’ordine per sedare la rabbia dei detenuti. Il motivo della protesta, è la sospensione dei colloqui “a vista” con i familiari introdotta con il decreto anti-contagio varato dal governo per fare pronte al diffondersi del coronavirus. Al momento medesimi disagi si sono registrati nelle carceri di Foggia.

I detenuti baresi, come mostrano le immagini, protestano con urla dalle celle. Mentre nelle strutture penitenziaria di altre città la rivolta è avvenuta durante l’ora d’aria, qui ci sono una trentina di persone che all’esterno del carcere si lanciano messaggi a distanza con i detenuti che sono aggrappati alle celle, urlando: “libertà e vergogna”. A tratti i manifestanti hanno anche bloccato la strada. “Liberi, liberi, amnistia” urlano dalle celle in risposta ai familiari per strada battendo oggetti contro le grate e lanciando dalle finestre fazzoletti dati alle fiamme. Fuori dalle mura del carcere, sono intervenuti agenti della Questura di Bari. La situazione sembra, al momento, sotto controllo.

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Reggio Emilia. Coronavirus: rivolta nel carcere, due sezioni distrutte

Fino a notte fonda nella casa circondariale di via Settembrini è scoppiata la violenza dei detenuti. Necessario l’intervento di rinforzi dall’esterno e dei vigili del fuoco. Nel pomeriggio e in serata ci sono stati disordini anche in carcere a Reggio Emilia. Una rivolta che ha reso necessario anche l’intervento di rinforzi dall’esterno e dei vigili del fuoco.

Al centro della protesta la gestione dell’emergenza coronavirus. Tre i reparti danneggiati seriamente, oltre all’infermeria. Due sezioni sono state distrutte. Anche il questore è arrivato sul posto. La situazione è tornata alla normalità solo intorno all’1,30 di notte. Il magistrato di sorveglianza ha incontrato una delegazione di detenuti.

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Cremona. Rivolta nel carcere, un centinaio di detenuti protestano incendiando materassi

Rivolta nel carcere di Cremona. Nella serata di domenica un centinaio di detenuti hanno iniziato una agitazione all’interno della casa circondariale, con azioni dimostrative, come dare fuoco a varie suppellettili presenti nel carcere stesso, oltre ai materassi. Secondo le prime informazioni circolate sono coinvolte tre sezioni. Si tratterebbe dell’ennesima protesta che sta interessando gli istituti penitenziari di tutta Italia a causa dell’epidemia di Coronavirus. Sul posto, ad affiancare gli uomini della Polizia Penitenziaria, sono intervenuti una quarantina di carabinieri in tenuta antisommossa e i Vigili del Fuoco. La situazione per il momento è sotto controllo.

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Brindisi. Colloqui con i familiari sospesi, protesta nel carcere

Rivolte in tutta Italia contro le limitazioni per il contenimento del coronavirus. I detenuti del carcere di Brindisi protestano contro le limitazioni imposte nell’ambito delle misure di contenimento del coronavirus adottate a livello nazionale. La protesta è iniziata intorno alle ore 23 di domenica (8 dicembre), con degli incendi appiccati all’interno delle celle, accompagnati dalle urla dei detenuti e di un gruppo di familiari che si sono radunati nelle vie limitrofe. Sul posto sono intervenute pattuglie di polizia, carabinieri e guardia di finanza”.

Altre proteste dello stesso tenore, per la medesima motivazione, si sono registrate nel fine settimana nelle strutture detentive di Salerno, Napoli e Frosinone, Vercelli, Alessandria, Palermo, Bari, Foggia e Napoli Poggioreale. L’episodio più grave è accaduto a Modena, dove un detenuto ha perso la vita. A Pavia due agenti sono stati tenuti sotto sequestro. Le rivolte sono scaturite in particolare dalla sospensione dei colloqui disposta dall’amministrazione, per scongiurare il rischio di contagi all’interno dei penitenziari. In alternativa si è pensato al ricorso alle videochiamate.

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Genova. Covid-19: chiuse le visite, forte e rumorosa protesta dei detenuti a Marassi

Come già in quelli di Napoli-Poggioreale, Padova, Milano Salerno, Foggia, Bari, dove in alcuni casi sono stati appiccati incendi e le case circondariali sono state devastate, anche alle Case Rosse di Marassi è cominciata la protesta contro la decisione del Governo di bloccare i colloqui. In un primo tempo era stato limitato il numero dei parenti in visita, imponendo l’uso di presidi di prevenzione come le mascherine. Con nuovo decreto le visite sono state bloccate. A Genova, per adesso, i detenuti si limitano a una feroce battitura delle inferriate mentre altrove è scoppiata la rivolta.

“Sono 750 i detenuti a Marassi – spiega Michele Lorenzo, segretario nazionale per la Liguria del Sappe, sindacato di Polizia penitenziaria. Il virus, se arrivasse nella casa circondariale, non si potrebbe contenere: i detenuti sono anche in sei in una cella e sarebbe impossibile applicare le misure sanitarie di sicurezza, come la distanza di un metro tra le persone o il divieto di contatto fisico. Per questo è fondamentale evitare che il virus entri perché in capo a poco tempo colpirebbe tutti. Quello di Marassi è uno dei dieci più problematici in Italia anche proprio per l’affollamento”.

“Per fare fronte a quanto sta accadendo e arginare le proteste – continua il segretario Sappe. servono personale e dotazioni anti incendio. Le dotazioni anti sommossa le abbiamo già ed è il momento di usarle. Lo Stato non si può piegare. Anche i cittadini in stato di libertà sono stati assoggettati a regole per contenere il contagio. Lo è il personale di polizia penitenziaria che per entrare in carcere deve essere sottoposto a controlli sanitari, come il controllo della temperatura. Questo per l’incolumità dei detenuti. Lo Stato deve dimostrare tenacia e fermezza e non permettere che si apra una falla nella tutela della salute del detenuto”.

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Pavia. Rivolta nel carcere, agenti sequestrati, fiamme e detenuti sui tetti

Prima hanno sequestrato due agenti di custodia del penitenziario, poi nella tarda serata sono saliti sul tetto e hanno dato fuoco a parte della struttura. Prima hanno sequestrato due agenti di custodia del penitenziario, poi nella tarda serata sono saliti sul tetto e hanno dato fuoco a parte della struttura. Rivolta nel carcere di Torre del Gallo a Pavia dove una cinquantina di detenuti stanno protestando da ore dopo i fatti avvenuti a Modena e nelle altre carceri di Italia.

Ad innescare i disordini è stata la protesta di alcuni familiari dei reclusi che si sono presentati intorno alle 20 davanti ai cancelli del penitenziario lamentandosi contro il blocco dei colloqui imposto dall’emergenza coronavirus. A quel punto alcuni detenuti avrebbero dato fuoco ai materassi delle celle, poi avrebbero rubato le chiavi di alcune celle riuscendo a liberare altri detenuti.

Le fiamme dalle finestre, ben visibili dalla tangenziale, sono state domate dai vigili del fuoco di Pavia. A quel punto la folla di parenti in protesta è stata contenuta da polizia e carabinieri. Ma all’interno della struttura i reclusi hanno preso in ostaggio due agenti di custodia. Il sequestro sarebbe durato oltre un’ora.

Gli agenti sono stati poi liberati. Uno dei due è stato trasportato in ospedale da un’ambulanza: sembra sia stato ferito dal lancio di un estintore. A Pavia sono arrivati nel frattempo i rinforzi della polizia penitenziaria, del terzo reparto mobile e del battaglione carabinieri di Milano. Intorno alle 23 la situazione sembrava rientrata, ma a mezzanotte i detenuti sono saliti sul tetto del penitenziario e hanno acceso diversi fuochi. Le forze di polizia stanno mediando con i detenuti, ma nell’area continuano ad arrivare rinforzi. Intanto i parenti all’esterno, in buona parte famiglie di nomadi italiani, continuano la loro protesta sostenendo che all’interno del carcere ci sarebbero “casi di positività al coronavirus” e che le condizioni di vita dei detenuti sono “disumane”. Nel pomeriggio, nel super carcere di Opera a Milano, c’era stata un’altra protesta dei detenuti. Danni ad alcune celle ma la situazione era rientrata dopo alcuni minuti. Da tempo i sindacati della polizia penitenziaria denunciano al carcere di Pavia una situazione potenzialmente esplosiva, con carenze di personale e sovraffollamento di detenuti. Ma mai si era arrivati a una rivolta di queste proporzioni.

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