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Comunicato sul processo in corso a Genova contro 25 attivisti di alcuni ex occupanti della scuola Diaz

In merito al processo contro i 25 attivist* accusati di devastazione e saccheggio e alla richiesta della procura di Genova di 225 anni di detenzione, noi, vittime dell’attacco alla scuola Diaz, dichiariamo quanto segue: Siamo scesi in piazza a Genova nel luglio del 2001 insieme a centinaia di migliaia di persone per manifestare contro la politica dei paesi del G8. La notte tra il 21 e il 22 luglio eravamo alla scuola Diaz, dove siamo stati barbaramente picchiati dalla polizia: alcuni di noi sono stati ridotti in fin di vita. Nei giorni successivi le violenze contro di noi sono continuate a Bolzaneto e in altre strutture detentive. Per anni si è indagato su di noi. Le accuse contro di noi erano ancora più gravi di quelle che vengono contestate adesso ai 25 attivist*. Pur senza prove siamo stat* accusat* di associazione a delinquere, di resistenza, addirittura di detenzione di armi da guerra. Ma questo non è bastato: è stata mossa contro di noi l’accusa di devastazione e saccheggio, quasi mai usata in Italia perchè questo paragrafo risale agli anni del regime fascista. La pena prevista va dagli 8 ai 15 anni. Il procedimento contro di noi è stato archiviato. Durante le indagini invece è emerso che la polizia ha sistematicamente falsificato prove e inventato presunti reati a nostro carico per nascondere i propri. Per citarne uno: due bottiglie molotov sono state introdotte nell’edificio della scuola Diaz dagli stessi ufficiali. Ora, vari dirigenti di polizia sono accusati di lesioni, falsa testimonianza e calunnia. Tuttavia i processi contro di loro procedono a rilento e in questo modo i già brevi termini di prescrizione verranno sicuramente superati. E’ probabile che nessun poliziotto verrà mai punito con una pena detentiva per le violenze di piazza o nella scuola Diaz. Nello stesso tempo, la procura richiede che 25 attivist* italian* siano condannat* per devastazione e saccheggio a un totale di 225 anni di detenzione, di cui alcuni per aver difeso una manifestazione dalle cariche non autorizzate di un contingente di carabinieri. Consideriamo l’accusa un chiaro tentativo politico di criminalizzare un intero movimento. Protesta e resistenza vengono affrontate esclusivamente come problemi di ordine pubblico: si cercano capri espiatori per giustificare la brutale condotta della polizia nel 2001 e la successiva repressione. Noi non lo accettiamo! Non accettiamo la separazione dei manifestanti in buoni e cattivi. Ai 25 e a tutte le vittime della repressione va la nostra piena solidarietà e il nostro sostegno! Vogliamo invece che si faccia chiarezza sull’operato omicida delle forze dell’ordine in quei giorni: in via Tolemaide, in piazza Alimonda, nella scuola Diaz, nella caserma di Bolzaneto e in innumerevoli altri luoghi. A Genova abbiamo assistito ad una brutale, disumana e mortale operazione di polizia. Amnesty International definisce i fatti di Genova la più grande sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dalla fine della seconda guerra mondiale. Interpretiamo l’accusa di devastazione e saccheggio e le pene richieste come una continuazione di tale sospensione dei diritti. Per quanto siamo divers* tra noi, per quanto diverse possano essere le nostre posizioni, abbiamo tuttavia qualcosa in comune: a Genova abbiamo portato in piazza la nostra protesta contro la politica dei G8. Abbiamo combattuto contro la logica dello sfruttamento capitalista che penetra in tutte le sfere dell’esistenza, contro una divisione del mondo in poveri e ricchi, contro una politica migratoria sempre più razzista e repressiva, per un mondo senza rapporti di dominio e di sfruttamento. Durante le giornate di Genova centinaia di migliaia di persone, insieme, hanno reso palpabile la speranza in un mondo diverso: la storia siamo noi. Non accettiamo che governo e polizia riscrivano la storia della nostra resistenza! Rispediamo al mittente tutte le accuse ed esigiamo l’assoluzione per tutt* gli attivist* imputat*!
Alcun* ex occupanti della scuola Diaz
Berlino, Dicembre 2007

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