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Chiusi gli Opg, riaprono i manicomi!

Chiudono gli ospedali psichiatrici giudiziari, ma come alternativa vengono riaperti i manicomi civili definitivamente chiusi grazie alla legge Basaglia? Sembrerebbe di sì perché, nonostante che gli Opg ufficialmente siano stati chiusi per mandare gli ex detenuti psichiatrici in mini strutture alternative denominate Rems, vengono riaperte delle strutture tutt’altro che piccole.

È accaduto in Lombardia dove, come alternativa, è stato riaperto l’ex ospedale di Castiglione trasformandolo di fatto in un manicomio civile. La legge che prometteva la chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici giudiziari è entrata definitivamente in vigore lo scorso 31 marzo.

Da allora si sarebbe dovuto procedere alla dismissione progressiva dei vecchi ospedali psichiatrici i cui pazienti potevano andare incontro a due sorti diverse: se dimissibili, essere rilasciati e affidati alle cure dei servizi territoriali delle Asl e dei dipartimenti di salute mentale; se non dimissibili, perché pericolosi per sé e per gli altri, essere dati in carico alle Rems (Residenze per l’Esecuzione della Misura di Sicurezza Sanitaria), strutture di cura di dimensioni ridotte: non più di 20 ricoverati alla volta.

Cosa è accaduto, invece, in Lombardia? In pratica ha dovuto prendere a carico i detenuti degli ex opg delle regioni Piemonte e Liguria per trasferirli, tutti, all’ex ospedale giudiziario di Castiglione dello Stiviere. Invece di ospitarne 20 (come prevedeva la legge), l’ospedale ora ospita 160 pazienti e nonostante che, per dimensioni e struttura, non è una Rems, esso viene considerato come tale. In merito a questo, Stefano Cecconi di Stop Opg, tuona: “Il paradosso, di cui non si sentiva il bisogno, è che chiudendo gli Opg si si è preso l’ospedale di Castiglione e lo si è ritrasformato in un ospedale psichiatrico civile, di quelli vecchia maniera chiusi con la Basaglia e di cui, francamente, non si sentiva la mancanza”.

Il presidente di Stop Opg denuncia anche un altro problema che si sta verificando. Ovvero la mancata attuazione della parte più innovativa delle legge: quella che privilegia le misure non detentive e i progetti di cura alternativi. E quindi siamo ancora alla mancata attuazione della legge 81, anche perché i dati del ministero della salute parlano chiaro: per 700 pazienti psichiatrici, i posti a disposizione nelle Rems sono 404 mentre altri 70 sono in via di arrivo e completamento. Per un totale complessivo che non raggiunge 500 posti.

Ma come è composta la popolazione degli opg che è in via di trasferimento? È composto per lo più da giovani, disagiati e completamente abbandonati. Inoltre, risulta, che sono le donne a rischio di carcerazione più lungo. Tutto ciò è emerso grazie ad un progetto promosso e finanziato dal centro per la prevenzione e il controllo delle malattie del Ministero della salute e coordinato dall’istituto superiore della sanità, i cui risultati sono stati recentemente diffusi durante un convegno che si è tenuto a Roma e che rappresenta come la più ampia testimonianza disponibile su questa popolazione negli ultimi dieci anni nel panorama nazionale. L’indagine è stata realizzata su un campione rappresentativo di 473 ricoverati (alla data di avvio delle valutazioni – 1 giugno 2013 – nei sei Opg italiani erano presenti 1.015 pazienti, 835 dei quali ricoverati nelle cinque strutture coinvolte nel progetto).

Il campione è costituito per circa il 90% da uomini. L’età media è pari a 42,5 anni. Il 73% circa dei pazienti partecipanti non è sposato e non ha figli e il 50% viveva con la famiglia d’origine prima del ricovero in Opg. Le donne più spesso degli uomini riescono a formare una famiglia e oltre il 50% delle pazienti ha figli. Emerge una condizione di svantaggio sociale: basso livello di istruzione unito a condizioni lavorative ed economiche precarie.

Oltre il 30% dei pazienti ha una malattia fisica grave, il 24% circa è obeso e l’80% è fumatore. Il 7,6% ha una disabilità da moderata a grave dovuta a patologie del sistema nervoso centrale. Rispetto ai pazienti affetti da disturbi mentali gravi in cura presso i Centri di Salute mentale la popolazione dei ricoverati in OPG presenta condizioni di maggiore marginalità e una più elevata comorbilità (l’insieme di più patologie) con malattie fisiche.

Oltre il 50% dei partecipanti ha una diagnosi di schizofrenia o altro disturbo psicotico. I disturbi di personalità rappresentano circa il 20% delle diagnosi, in aumento rispetto a quanto osservato in precedenti indagini.

L’eventualità che il reato commesso sia la prima manifestazione di un disturbo psichiatrico è poco frequente: la durata media di malattia dei ricoverati è superiore ai 18 anni, ben il 75% dei pazienti aveva effettuato precedenti trattamenti per un disturbo mentale nel passato e oltre il 60% aveva avuto contatti, spesso problematici (il 30% del campione ha effettuato almeno un ricovero in regime di Tso), con i Dipartimenti di salute mentale.

Suscita preoccupazione il dato relativo all’intensità dei trattamenti riabilitativi disponibili nel contesto dell’Opg (pur con differenze significative fra le diverse strutture): il 17% dei pazienti non ha effettuato neppure un’ora di riabilitazione nell’ultimo mese e solo il 15% circa è stato coinvolto in un’attività riabilitativa per almeno 8 ore settimanali.

La maggior parte dei pazienti è in contatto con i propri familiari, ma più del 45% dei ricoverati non ha ricevuto neppure una visita nell’ultimo mese. Più di un terzo dei partecipanti ha commesso reati gravi contro la persona. La durata media del ricovero in Opg è risultata pari a 2,9 anni. Il sesso femminile, il reato di omicidio o tentato omicidio, la diagnosi di schizofrenia e la durata di malattia precedente al ricovero in Opg sono le variabili associate a una durata di internamento superiore ai 5 anni, che interessa l’11,7% dei partecipanti.

Damiano Aliprandi da il Garantista

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