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Catalogna: Sciopero generale contro la repressione. Strade e ferrovie bloccate dai manifestanti

Sciopero generale oggi, mercoledì 8 novembre, in Catalogna contro la repressione dello Stato spagnolo e per la liberazione dei prigionieri politici.

Due le manifestazioni programmate: alle 12 davanti ai posti di lavoro e poi stasera, alle 18, nelle città e nei paesi della Repubblica. Lo sciopero è stato indetto dai sindacati di base, mentre Ugt e Ccoo – i sindacati confederali – hanno aderito sono alle manifestazioni, insieme alla Tavola per la Democrazia (che riunisce molte associazioni catalane della società civile). La Confindustria catalana ha cercato di bloccare lo sciopero ma il Tribunale superiore di giustizia catalano ha respinto il ricorso.

Dall’alba quindi traffico stradale e ferroviario interrotto in diversi punti della Catalogna. Le autostrade Ap7 e A2 sono state le prime vie in cui il traffico è stato interrotto poco dopo le 6 del mattino. Altre 30 strade e autostrade sono state bloccate. Il traffico ferroviario regionale e ad alta velocità è pure stato interrotto dai manifestanti, migliaia.

Sabato 11 novembre poi attesi nuovi cortei, convocati dall’Assemblea nazionale catalana e da Omnium, le due associazioni della società civile catalana i cui portavoce – Jordi Sanchez e Jordi Cuixart – sono in carcere ormai dallo scorso 16 ottobre, accusati di ‘sedizione’ per le manifestazioni del 20 e il 21 settembre, quando scesero in piazza centinaia di migliaia di persone contro l’operazione della Guardia Civil, che a Barcellona stava arrestando funzionari della Generalitat catalana.

La corrispondenza da Barcellona con Andreu, compagno della sinistra anticapitalista catalana. Ascolta o scarica qui

il punto della situazione con il nostro corrispondente Victor Serri, fotoreporter del settimanale indipendente catalano La Directa. Ascolta o scarica.

Intanto Puigdemont e 4 suoi ministri restano a Bruxelles, dove ieri, martedì 7 novembre, sono arrivati 200 sindaci catalani, ritrovatisi sotto la Commissione Europea dietro lo striscione “Freedom political prisoners”

da Radio Onda d’Urto

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