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Catalogna: scatta la repressione di Madrid. Raffica di arresti. In migliaia in piazza per l’autoderminazione

In Catalogna si intensifica e si fa sempre più teso lo scontro tra le autorità catalane, intenzionate a far celebrare il referendum del 1 ottobre per l’indipendenza, e Madrid che ha dichiarato illegittima e illegale la consultazione popolare. Questa mattina all’alba è scattata un’operazione della Guardia Civil spagnola in diversi edifici del governo catalano. Gli agenti hanno fatto irruzione nei dipartimenti dell’economia, degli esteri, del lavoro e degli affari sociali e nella sede del governo di Barcellona. Obiettivo dichiarato la ricerca di documenti nell’ambito della preparazione del referendum. La Guardia Civil ha arrestato 12 persone, fra le quali il segretario generale del ministero delle finanze e braccio destro del vicepresidente Oriol Junqueras, Josep Jové. Il presidente catalano Carles Puigdemont, accusato insieme ai suoi ministri di aver organizzato il referendum nonostante il divieto da parte di Madrid, ha convocato una riunione urgente con i suoi ministri.

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Migliaia di persone sono scese in strada per l’autodeterminazione e si sono concentrate davanti alla sede del governo catalano per protestare contro il blitz della Guardia Civil contro le istituzioni catalane al grido di “Indipendenza!”, “Vogliamo essere liberi”, “Vergogna!”.

La corrispondenza di Victor Serri, fotoreporter per il periodico catalano indipendente La Directa. Ascolta o scarica.

da Radio Onda d’Urto

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Catalogna: scatta la repressione di Madrid. Raffica di arresti, in manette i dirigenti della Generalitat

Lo Stato spagnolo è passato alla fase apertamente repressiva contro gli organizzatori del referendum indipendentista, compresi membri e funzionari della Generalitat, il governo della Catalogna. E’ un esito al quale molti esponenti politici e commentatori pensavano non si sarebbe arrivati, ma gli interessi in gioco sono consistenti e di fronte alla determinazione del fronte indipendentista catalano i poteri forti di un paese che non ha mai fatto i conti con il proprio passato fascista hanno deciso di passare all’azione. La parola d’ordine è impedire la consultazione con la forza.

Stamattina centinaia di agenti della Guardia Civil hanno fatto irruzione negli uffici di molti dipartimenti della Generalitat e in quelli di due imprese private sequestrando materiale considerato illegale in quanto collegato al referendum del 1 ottobre. La ‘Benemerita’ ha operato finora 14 arresti, per la maggior parte di funzionari e dirigenti dell’amministrazione regionale catalana, tra i quali ci sono anche due stretti collaboratori del numero due della Generalitat, Oriol Junqueras, esponente di Esquerra Republicana. Si tratta di Josep Maria Jové e di Lluís Salvadó, entrambi responsabili del Dipartimento Economia e Finanze, accusato dalla magistratura e dal governo spagnolo di stornare illegalmente fondi pubblici per coprire le spese di organizzazione della consultazione popolare che dovrebbe sancire la fondazione di una Repubblica Catalana indipendente. Le perquisizioni e gli arresti sono avvenuti all’interno delle sedi dei dipartimenti Economia e Finanze, Esteri, Lavoro e Affari Sociali, e all’interno di enti dipendenti dalla nuova Agenzia Tributaria della Catalogna, organismo creato dal governo catalano nei mesi scorsi proprio in previsione di un processo di disconnessione e disobbedienza nei confronti delle istituzioni centrali spagnole. Tra gli arrestati figurano anche alcuni dei responsabili del governo catalano per il voto elettronico, per le telecomunicazioni e per il settore informatico. Anche l’azienda privata Fundaciò.cat, incaricata di gestire il dominio internet ‘.cat’ è sta oggetto di una perquisizione.

Da mesi il giudice Juan Antonio Ramírez Suñer guida una speciale task force che in segreto ha preparato un’operazione repressiva su vasta scala volta a impedire l’organizzazione del referendum dichiarato illegale dal Tribunale Costituzionale all’inizio di settembre.
L’accentramento nelle mani del giudice Ramírez Suñer, realizzato con consistente anticipo rispetto agli eventi ed evidentemente su input del governo di Madrid, ha generato il malumore dei giudici del Tribunale Superiore di Giustizia della Catalogna, di grado superiore e formalmente incaricati di ‘seguire il caso’. Di fatto Ramírez Suñer ha scavalcato la giudice del TSJC, Mercedes Armas, che giorni fa aveva respinto le richieste del procuratore che chiedeva di poter ordinare alla polizia una raffica di perquisizioni e di arresti a carico dei responsabili del governo catalano.
Già prima dell’estate, il magistrato aveva ordinato alla Guardia Civil di interrogare vari dirigenti della Generalitat oltre al leader del “Coordinamento per un referendum pattuito con lo Stato”, il socialista catalano Joan Ignasi Elena.

Sempre stamattina, la Guardia Civil ha effettuato un altro blitz, stavolta a bordo di una nave privata nella località di Bigues i Riells, arrestando altre due persone e sequestrando dieci milioni di schede elettorali e vario materiale informativo sulla consultazione del 1 ottobre. Nei giorni scorsi la polizia di Madrid aveva già sequestrato circa un milione e mezzo di cartelli, manifesti e volantini in varie parti della Catalogna. Ieri la polizia militarizzata aveva perquisito la sede della società di posta privata Unipost, sequestrando l’80% delle notifiche di convocazione ai seggi destinate agli elettori.

Il presidente del Partito Popolare in Catalogna, Xavier García Albiol, si è immediatamente congratulato con le forze di sicurezza. Su twitter l’esponente della destra nazionalista spagnola ha scritto, dicendosi orgoglioso dello ‘stato di diritto’ e del premier Mariano Rajoy: “Qualcuno credeva che separare la Catalogna dal resto della Spagna non avrebbe comportato conseguenze”. Incredibilmente, il Ministro degli Esteri spagnolo, Alfonso Dastis, ha accusato gli indipendentisti catalani di utilizzare ‘metodi nazisti’ per imporre il referendum.

A pochi minuti dall’inizio delle perquisizioni prima centinaia e poi decine di migliaia di manifestanti, convocati dal tam tam telefonico e dei social, hanno iniziato a protestare nel centro di Barcellona davanti alle sedi del governo catalano occupate dagli agenti della Guardia Civil e davanti alla sede del governo spagnolo. I manifestanti gridano slogan – “Voteremo”, “Non abbiamo paura”, “No pasaran”, “No al colpo di stato”, “Dov’è l’Europa?”, “Sciopero generale!” – cantano ‘El Segadors’ (l’inno catalano) ed espongono garofani rossi e gialli (i colori della senyera, la bandiera catalana). Alle proteste organizzate dalle associazioni culturali Omnium Cultural e Associazione Nazionale Catalana, oltre ai militanti dei partiti indipendentisti – PDeCat, ERC e Cup – partecipano anche i lavoratori del sindacato Comisiones Obreras, la cui sede si trova a pochi passi da uno dei “ministeri” presi di mira dalla Polizia.

Migliaia di manifestanti hanno anche bloccato il traffico nelle centrali Via Laietana e Gran Via, esponendo cartelli e striscioni per l’indipendenza, e si sono vissuti attimi di tensione con le forze dell’ordine.
Una manifestazione organizzata fuori dalla sede centrale di Barcellona della Cup per impedire l’accesso agli uffici da parte degli agenti della Policia Nacional è sfociata in scontri di lieve entità: i dimostranti hanno gridato “non siete soli” all’indirizzo dei loro compagni all’interno dell’edificio e “fuori le forze di occupazione” contro gli agenti in tenuta antisommossa. Stessa scena quando i poliziotti, tentando di uscire dall’edificio con alcune scatole di documenti sequestrati, sono stati accolti dai dimostranti che nel frattempo si erano seduti per terra a centinaia.

A Sabadell, una delle più popolose città della Catalogna, la folla che protestava contro la repressione si è brevemente scontrata con gli agenti di polizia. Questo mentre i media hanno diffuso la notizia che le Direzioni Generali della Guardia Civil e della Policia Nacional hanno sospeso le ferie e i permessi di tutti gli agenti coinvolti nel dispositivo varato per impedire il referendum catalano.

A Catalunya Radio, il vicepresidente del Govern e Conseller dell’Economia, Oriol Junqueras, ha definito l’accaduto una “dimostrazione dello stato di polizia”. “Entrano nella sede del Govern come se fosse un’azienda qualsiasi” ha denunciato l’esponente della Sinistra Repubblicana.

Dopo le perquisizioni e gli arresti, il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, ha convocato una riunione straordinaria del Govern seguita da una conferenza stampa. Il suo portavoce Jordi Turull sui social ha chiesto agli indipendentisti di mantenere la calma e ha ribadito che il processo di disconnessione dallo Stato Spagnolo andrà avanti: “Molta calma e serenità di fronte allo stato d’emergenza e di polizia. Il nostro impegno continua e con più ragioni ogni ora che passa”.

La deputata e dirigente della CUP – sinistra radicale indipendentista – Anna Gabriel ha chiesto al governo di Barcellona di garantire ad ogni costo la consultazione popolare prevista il 1 ottobre nonostante il ‘colpo di stato’ in corso. “Non ci può essere nessun passo indietro. E’ impensabile che il 1 ottobre non si voti, in caso contrario vorrà dire che il colpo di Stato ha vinto”.

La sindaca di Barcellona Ada Colau ha definito ‘uno scandalo democratico’ gli arresti per motivi politici avvenuti questa mattina, mentre i parlamentari statali di En Comùn, Erc e PDeCat abbandonavano la seduta del Parlamento di Madrid in corso.

L’esponente catalano di Podemos, Xavier Domènech, ha affermato che tutte le linee rosse sono ormai state superate. Dura la condanna del leader di Unidos Podemos, Pablo Iglesias, secondo il quale è intollerabile “che in Spagna ci siano prigionieri politici mentre un governo corrotto occupa le istituzioni”. Il segretario generale di Podemos ha però insistito di nuovo sulla necessità di un accordo tra Catalogna e Stato Spagnolo che permetta un referendum convocato di comune accordo, una eventualità allo stato impossibile a maggior ragione dopo gli arresti di stamattina.

Questa mattina, dopo una riunione tra i dirigenti spagnoli del Partito Popolare e del Partito Socialista (quest’ultimo, teoricamente, all’opposizione) il Ministro delle Finanze Cristóbal Montoro ha ordinato il commissariamento di tutte le entità economiche e finanziarie finora dipendenti dalla Generalitat e il blocco dei conti bancari del Govern.

Di fatto una applicazione, seppur non dichiarata, dell’articolo 155 della Costituzione Spagnola, che consente a Madrid di sospendere gli Statuti di Autonomia dei territori ribelli.

Marco Santopadre da contropiano

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LA REPRESSIONE SPAGNOLA SI FA DURA: IL POPOLO CATALANO OCCUPA LE STRADE

Dal momento in cui il Parlamento catalano ha convocato il Referendum, il Governo spagnolo ha incominciato a preparare un’offensiva poliziesca e giudiziaria – in una parola repressiva – per tentare di fermare la celebrazione della consultazione del prossimo 1° ottobre.

Solo 24 ore dopo l’approvazione delle leggi che regolano la convocazione del Referendum, il Tribunale Costituzionale (spagnolo) si è incaricato di sospenderle e la Procura ha avvisato il Governo e i sindaci catalani che qualsiasi atto in favore della consultazione sarà perseguito giudiziariamente; di conseguenza sono stati convocati i capi della polizia catalana e delle polizie municipali per dargli istruzioni su come far rispettare gli ordini della Procura. Inoltre, sono stati inviati più di 4mila agenti della Guardia Civil e della Policia Nacional da tutto lo Stato per iniziare l’offensiva.

Il giorno seguente la convocazione, più di 700 sindaci dei 900 comuni catalani hanno firmato il proprio impegno per mettere a disposizione i locali municipali per il Referendum  A questo link segue una mappa interattiva   . Solamente i sindaci del PSOE (Partito Socialista spagnolo) hanno negato la concessione dei locali, assieme all’unico comune amministrato dal Partido Popular. Nonostante alcune perplessità e reticenze, la sindaca di Barcellona, Ada Colau1 alla fine ha deciso di aiutare la Generalitat2 mettendo a disposizione numerosi locali per le votazioni.

La risposta della Procura spagnola è stata quella di chiamare a dichiarare in qualità di imputati tutti i sindaci che si sono mostrati a favore del Referendum come collaboratori necessari. Bisogna tenere in considerazione che le pene che possono essere richieste arrivano a più di 10 anni di carcere in caso l’accusa fosse di “sedizione”.

In questi ultimi 15 giorni si sono verificate perquisizioni in più di dieci tipografie, con le quali la Guardia Civil cercava cartelli, schede e propaganda elettorale: il risultato è stato il sequestro di più di 1 milione di cartelli di convocazione del Referendum. Ieri 19 settembre è stato il turno di un’impresa di logistica da cui sono state sequestrate più di 40mila lettere che erano dirette alle persone incaricate di stare nei seggi elettorali.

Centinaia di persone concentrate ieri a Terrassa per difendere l’impresa di logistica.

Oggi, invece, è il giorno in cui l’operazione si è fatta più incisiva e grave: la Guardia Civil è entrata in numerose sedi del Governo catalano (Dipartimento delle Finanze, dell’Economia, l’Agenzia Tributaria, degli Affari Esteri, ecc.). Al momento si ha notizia di 42 perquisizioni totali e 16 arresti tra cariche non elettive e alti funzionari di questi Dipartimenti.

Alcune delle sedi Istituzionali catalane perquisite oggi dalla Guardia Civil.

La reazione popolare in occasione di tutte le perquisizioni delle tipografie e nella sede della logistica è stata quella di concentrarsi per protestare. Oggi il popolo catalano sta scendendo in masse nelle strade per tentare di sabotare l’azione poliziesca. Nel frattempo, i sindacati hanno cominciato a parlare della convocazione di uno Sciopero generale.

Tutto è ancora molto fresco ed indefinito e dobbiamo vedere come si svilupperà la situazione, però c’è tutta l’impressione che accadrà qualcosa di veramente grosso.

I seguenti link possono essere utilizzati da chi ha un minimo di conoscenza del catalano o dello spagnolo, o comunque, vuole sforzarsi e cercare di capire. Da parte nostra, continueremo ad aggiornare sulla situazione.

http://www.ccma.cat/324/

http://www.elnacional.cat/es

Aggiornamento 13:30: agenti incappucciati della Policia Nacional stanno circondando la sede della Candidatura d’Unitat Popular (coalizione della sinistra radicale).

Jaume Compte

1 Eletta con la lista Barcelona en Comú, coalizione di Podemos e ICV, vecchio riferimento dei comunisti spagnoli in Catalogna.

2 L’istituzione catalana che raggruppa Parlamento, Governo e Presidente della Comunità Autonoma.

da Prometeo Blog

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A Barcellona 2.200 agenti antisommossa sulle navi da crociera

Da qui al 1 ottobre è previsto in Catalogna un dispiegamento di forze dell’ordine inaudito per rafforzare il contingente stabile di 6.000 tra poliziotti e guardie civili.

Mentre la procura bacchetta l’inazione della polizia catalana – i Mossos d’Esquadra non starebbero facendo niente per impedire lo svolgimento della consultazione, come invece ordinato dai giudici – agenti antisommossa arriveranno dal resto della Spagna, così come ordinato dal ministero dell’interno, diretto da Juan Ignacio Zoido, «per un periodo che va dal 20 settembre al 5 ottobre».

1.200 uomini della Policía Nacional e 1.000 agenti della Guardia Civil saranno dislocati su tutta la regione catalana, con prevalenza a Barcellona, oltre a quelli già presenti sul territorio. Il problema è che già da ora non si trova alloggio per loro: alberghi e case in affitto sembrerebbero sold out.

La soluzione, inedita fino ad ora, potrebbe essere quella di affittare delle navi da crociera per alloggiare le forze dell’ordine. Il giornale catalano El Nacional ha anticipato l’operazione spiegando che sono previste tre imbarcazioni, due nel porto di Barcellona, l’altra a Terragona.

I porti sono infrastrutture statali, non dipendono dal comune, anche se una nave con funzioni esclusivamente alberghiere nel porto viola la legge, per questo le autorità portuali di Barcellona avrebbero condizionato il loro via libera a una comunicazione scritta dello Stato.

Una delle navi attraccate a Barcellona è la Rhapsody, con una capienza di 2.448 passeggeri, già ancorata al molo di Lepanto, l’Azzurra è destinata invece a Terragona, entrambe sono della compagnia di navigazione italiana Grandi Navi Veloci.

Oltre ai 2.200 agenti della Policía Nacional e della Guardia Civil, il ministero ha sospeso i permessi ad altri 2.900 uomini.

 

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