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Carceri, senza tetto e lavoratori dimenticati: storie diffuse nei tempi del Coronavirus

Nelle città italiane sono migliaia i senza tetto,  non possiedono una casa, di proprietà o in affitto o piu’ semplicemente un domicilio dove ripararsi nel rispetto delle normative  di contrasto del Covid 19.

Le Ordinanze sono destinate a cadere nel vuoto, ma indubbiamente sono le figure sociali piu’ deboli a dover essere tutelate perchè, per le condizioni nelle quali vivono, un contagio avrebbe effetti devastanti e fuori da ogni controllo.

La diffusione del Virus nella striscia di Gaza, dove la densità della popolazione è tra le le piu’ elevate nel mondo, avrebbe effetti devastanti per il popolo palestinese , tuttavia restiamo all’Italia partendo dalle carceri.

Ogni giorno decine di uomini e donne muoiono negli ospedali dove il personale sanitario è allo stremo e sovente senza adeguati dispositivi di protezione individuale, costretto a doppi e tripli turni per l’ignavia della classe politica che per 30 anni ha solo tagliato fondi e posti letto nelle strutture pubbliche.

E i tagli hanno investito anche il sociale,centinaia di progetti di riduzione del danno cancellati  a livello provinciale e regionale, tante professionalità perduta ma soprattutto interventi di prevenzione annullati dall’oggi al domani. In Italia mancano dormitori, strutture pubbliche dove vivere esistenze dignitose e umane come non è la vita per strada senza un tetto sotto cui ripararsi.

E in questa catastrofe nessuno indagherà su quanto accaduto nelle carceri italiani con 13 (?) morti a seguito delle rivolte in diversi istituti di pena.

Il ministro in Parlamento non è stato convincente, la classe politica è responsabile di quanto accade nelle carceri italiane soprattutto dopo la condanna europea inflitta al nostro paese per il sovraffollamento disumano negli istituti di pena,il securitarismo ha costruito una società nella quale i decreti penali di condanna attraverso sanzioni si sono trasformati in reati che prevedono arresti e lunghe detenzione.

Nelle carceri italiane sono centinaia gli over 70 e prevedere per loro misure alternative al carcere, almeno per i reati meno gravi, sarebbe un atto di umanità e alleggerirebbe la tensione e il sovraffollaento soprattutto oggi.

Il Parlamento non ha avuto tempo per cancellare gli infami decreti Sicurezza, o meglio di tempo ne ha avuto fin troppo, poi oltre alla mancata volontà politica è arrivata la trasgedia del Covid 19.

Le carceri potrebbero essere un veicolo di contagio, ragione per cui ridurre il numero della popolazione carceraria sarebbe un  importante provvedimento preventivo, resta innegabile che l’assalto dei detenuti alle infermerie la dice lunga sulla disperazione dominante, sull’assenza di un domani o semplicemente di un presente dignitoso per molti carcerati. E con le decine di morti da contagio, l’opinione pubblica non porrà domande sulle 13 morti negli istituti di pena italiani, neppure quando le carceri italiane erano in rivolta da Bolzano alla Sicilia, neppure con i tentativi di fuga si era arrivati a tanto.

In Italia esiste una emergenza sociale che riguarda non solo i senza casa o i detenuti ma le figure lavorative che in queste ultime settimane sono in prima fila a fronteggiare il contagio senza le dovute protezioni individiduali, senza tutele reali anche dal punto di vista lavorativo.

Parliamo del personale sanitario, degli addetti alle ambulanze, perfino dei vigili urbani che controllano le strade senza dimenticare vigili del fuoco e operatori sociali, chi continua a lavorare nei piccoli esercizi costretto a inventarsi di sana pianta delle procedure a tutela della propria salute.

E sono queste le figure lavorative e sociali alle quali deve andare il nostro incondizionato riconoscimento come agli operai e ai facchini costretti a giorni di sciopero per non stare dentro luoghi di lavoro insicuri, non sanificati , attaccatti come sardine.

Ci svegliamo tutti\e da una lunga ubriacatura liberista e securitaria, per questo bisogna cambiare radicalmente la modalità di guardare al mondo circostante, l’emergenza , chi piu’ chi meno, riguarda tutti\e, sta a noi decidere se uscirne con il rafforzamento di uno stato totalitario o con percorsi democratici di ripubblicizzazione dei servizi follemente smantellati o privatizzati.

Federico Giusti

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