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Cara di Castelnuovo di Porto: sgomberati 535 rifugiati

Chiuso «senza preavviso». Finiscono così, con l’intervento dell’esercito, le attività del Cara di Castelnuovo di Porto, alle porte di Roma, il secondo più grande d’Italia dopo quello di Mineo. Alle nove di ieri mattina i militari hanno raggiunto il centro. Parte dei migranti – 305 su 535, dei quali 120 donne e 14 bambini – «perfettamente integrati nel paese», dice il sindaco Riccardo Travaglini, verranno trasferiti in Toscana, Umbria e Lombardia, senza però conoscere le destinazioni precise. Oltre al primo cittadino, si schierano dalla parte dei migranti anche la gente del paese e il vescovo, monsignor Gino Reali. «Dopo tanti anni d’impegno della comunità locale mi pare assurdo interrompere progetti di integrazione ben avviati», ha commentato, contestando «il metodo di trasferimento. Quale immagine di civiltà stiamo dando?».

Chiude i battenti il Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto. La struttura sarà completamente svuotata e chiusa entro fine mese mentre i circa 500 migranti attualmente presenti saranno trasferiti altrove. Ad annunciare la chiusura era stato proprio il Comune della cittadina a nord di Roma sottolineando: “a poco più di un mese dalla conversione in legge del cosiddetto Decreto Sicurezza, il Cara sembrerebbe in chiusura”.

Ieri sera centinaia di abitanti di Castelnuovo di Porto si sono uniti al Sindaco per protestare contro la chiusura del Cara che attualmente accoglieva oltre 500 migranti, tra cui 40 nuclei familiari, donne e bambini che avevano iniziato percorsi di inserimento sociale. Tra i manifestanti anche il vescovo Gino Reali e il parroco di Santa Lucia

Il centro di Castelnuovo di Porto, attivo da oltre 10 anni, è arrivato ad ospitare fino a mille migranti e in passato è stato oggetto anche di proteste forti da parte degli stessi a causa di servizi definiti “scadenti”. Secondo il comunicato stampa diffuso dal Comune il centro si è invece ” distinto per i progetti di accoglienza che ha portato avanti”. A rischio comunque 107 posti di lavoro: giovedi 24 i lavoratori della Cooperativa Auxilium che gestiva il centro saranno in presidio davanti al Mise a Roma .

Da Castelnuovo di Porto sentiamo Roberto responsabile comunicazione Cooperativa Auxilium, Francesca psicologa e Paola assistente sociale Ascolta o scarica

Un modello di accoglienza quello del CARA che non piace alle reti antirazziste romane che praticano l’accoglienza dal basso. Sentiamo Giovanna Cavallo di Baobab ExperienceAscolta o Scarica.

da Radio Onda d’urto

RICCARDO TRAVAGLINI ( SINDACO DI CASTELNUOVO DI PORTO): «Non sono un sindaco ribelle, avevo chiesto aiuto a Salvini invece ci ha chiuso»

«Sono dieci anni che facciamo fronte a questa emergenza nazionale, l’usa e getta del Comune deve finire». Il sindaco di Castelnuovo di Porto, Riccardo Travaglini, eletto con una lista civica di centrosinistra, non ha intenzione di disperdere quanto di buono si è fatto nel suo paese sul fronte dell’accoglienza. Buone pratiche riconosciute anche dal Papa, diverse dalla classica gestione dei Cara alla quale l’Italia è abituata, ma che non lo hanno risparmiato dagli effetti del decreto Salvini. Nonostante lui, al contrario di altri suoi colleghi, avesse deciso di non schierarsi con i sindaci ribelli. «Avevo chiesto a Salvini di aiutarmi ad essere legale – racconta al Dubbio – e invece ha chiuso tutto».

Quante persone verranno trasferite?

In tutto saranno circa 300 entro sabato. Tra i migranti trasferiti ci sono anche richiedenti asilo in attesa dello status, altri con ricorso pendente e che, quindi, avranno anche problemi a livello legale, perché hanno dichiarato domicilio qui. Ed usciranno dai progetti anche molti ragazzi con protezione umanitaria che non hanno più diritto all’accoglienza, tra cui anche una ragazza somala di 25 anni che non sa dove andare. Abbiamo impedito che andasse via perché, purtroppo, avrebbe avuto un brutto destino. Vedrò di accoglierla io a casa mia, a questo punto.

Non avete ricevuto alcun preavviso?

No, è partito tutto dalla Prefettura verso il gestore. Stamattina ( ieri, ndr), alle nove, sono iniziati i primi viaggi verso altre regioni. Alcuni ragazzi, con delle valigie legate con un po’ di nylon, sono andati via da soli verso la stazione Termini, perché non sapevano cosa fare. In molti hanno parlato di una deportazione… Io non l’ho definita così e non voglio farlo, non lo ritengo giusto. Ma non sono d’accordo sulle modalità: avrei preferito una concertazione con l’ente locale. Abbiamo fatto tantissimo in attività di inclusione in questo anno e mezzo e anche se prima questo centro Cara ha avuto guai con Mafia Capitale, da quando c’è la mia amministrazione abbiamo fatto tutto in regola, con un protocollo d’intesa con la Prefettura e un altro in sospeso con il tribunale di Tivoli. Il perseguimento della legalità è una nostra battaglia. I ragazzi, non dico tutti, ma la maggior parte, si sono integrati: c’era il giocatore di calcio della squadra locale, il ragazzo che aiuta il parroco, molti fanno attività di protezione civile, altri attività culturale con il museo delle arti e dei mestieri… perdiamo davvero tanto, perde la comunità e perdono i ragazzi che non vanno più a scuola. D’imperio, così, non lo accettiamo.

Cosa è stato detto ai migranti stamattina?

Non sanno perché sono stati trasferiti, hanno detto loro semplicemente che devono essere ricollocati. E non sappiamo con che criterio siano stati scelti i ragazzi. C’è tanta confusione e tanta preoccupazione, ma ciò che è certo è che entro il 31 di gennaio la struttura sarà smantellata, perché è anche l’ultimo giorno di contratto. Il Prefetto le ha dato qualche spiegazione? Ancora no, mi ha detto solo che questi ragazzi vanno ricollocati, punto e basta. Non sappiamo quale sarà il futuro di questa struttura pubblica, di proprietà dell’Inail, di 25 ettari, coperta, lasciata nel più completo abbandono.

Ma i Cara non dovevano essere favoriti, dal decreto sicurezza, rispetto allo Sprar? Era quello che credevamo ed anche per questo scrissi una lettera a Salvini, a dicembre, chiedendo un tavolo di concertazione. Invece ha chiuso tutto. Lei si è dichiarato contrario alla disobbedienza praticata, ad esempio, dal collega Leoluca Orlando. Ho chiesto al ministro di aiutarmi ad essere obbediente, di darmi le modalità di applicazione di questo decreto che ancora oggi non abbiamo capito. Ma adesso lo abbiamo capito. Cosa ha intenzione di fare ora?

Mi aspetto che il ministero ci dica qual è il futuro di Castelnuovo, anche perché perdiamo 107 posti di lavoro. Noi siamo anche favorevoli al superamento del Cara, perché vogliamo sistemi diffusi d’accoglienza, però avremmo voluto stabilirlo con il ministero per non perdere quanto di buono è stato fatto in questo anno e mezzo.

Ma questo significherebbe puntare sugli Sprar e il decreto sicurezza li elimina…

Certo, ma adesso non avremo né Sprar né Cara e così abbiamo perso tutto. Abbiamo investito risorse ingenti, anche in termini di persone: le associazioni del territorio erano veramente vive e presenti su questo fronte. È una pagine triste. I migranti si erano integrati?

Basti pensare a tutto quello che facevano come attività di pubblica utilità: erano sempre presenti come protezione civile, erano loro che intervenivano in caso di calamità naturale, avevano fatto un corso. Abbiamo fatto anche tanto per la sicurezza, non capisco davvero perché abbiano chiuso proprio il nostro rispetto ad altri Cara che hanno avuto tantissimi problemi. Forse abbiamo fatto troppo sull’integrazione, forse avremmo dovuto fare un po’ meno. Abbiamo lanciato un messaggio sbagliato.

E ora?

Faremo un presidio fisso finché non si decide quali saranno le sorti del Cara. Abbiamo attivato i servizi socio- assistenziali e piazzato delle tende per dare riparo, eventualmente, alle persone con protezione umanitaria che escono dal Cara. Ma mi auguro che l’usa e getta finisca.

Simona Musco

da il dubbio

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