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Braccianti in sciopero il 21 maggio: «Questo provvedimento ci rende ricattabili»

Il 21 maggio i braccianti incroceranno le braccia per chiedere diritti e dignità. In decine di città ci saranno flashmob e presidi davanti alle prefetture per contestare le misure di regolarizzazione contenute nel Decreto Rilancio.

«Il Consiglio dei ministri ha licenziato il Decreto Rilancio che contiene un provvedimento di regolarizzazione delle braccia e non della salute delle persone», afferma Aboubakar Soumahoro in un video postato sulla sua pagina Facebook per lanciare lo sciopero dei braccianti di giovedì 21 maggio. Il sindacalista Usb lo aveva detto in diretta televisiva da Lucia Annunziata già due domeniche fa sfidando apertamente l’ex ministro Salvini: «O ci sarà una vera sanatoria o sarà sciopero».
Dopo un lungo braccio di ferro interno alla maggioranza il provvedimento per permettere l’emersione dall’irregolarità dello status e del lavoro è arrivato, ma in forma ridotta e spuntato.

Le provocazioni delle destre e le pressioni del duo 5 Stelle Crimi-Di Maio alla fine hanno imposto un compromesso al ribasso che escluderà centinaia di migliaia di persone dalla possibilità di emergere dall’invisibilità.

Per esempio, tutto il settore edilizia, che pure è affollato di irregolari e controllato da caporali.
La misura prevede due strade per ottenere la regolarizzazione. La prima è la contrattualizzazione di stranieri o l’emersione di un pregresso rapporto di lavoro irregolare nei settori dell’agricoltura e dell’assistenza alla persona (colf e badanti). Questa via risponde quindi direttamente alle esigenze del mercato in questa particolare congiuntura pandemica ed è a completa discrezione dei datori di lavoro.
La seconda strada, invece, permette ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale di richiedere un permesso per attesa occupazione di sei mesi, eventualmente convertibile in lavoro. La possibilità di ottenere un documento per «attesa occupazione» era da subito stata indicata dalle associazioni, in particolare dalla proposta elaborata da Asgi e firmata da migliaia di realtà collettive e singoli, come lo strumento per svincolare il permesso di soggiorno dal contratto di lavoro.

 


La piana di Gioia Tauro (fonte: wikimedia commons)

 

Il governo, però, ha ristretto questa seconda possibilità in maniera consistente, riservandola solo, a pagamento inoltre, a chi ha il permesso scaduto dopo il 31 ottobre 2019 e a chi è in grado di dimostrare di aver già lavorato nei settori di agricoltura e allevamento, cura degli anziani e della casa.

Quando è iniziato il dibattito politico intorno al provvedimento di regolarizzazione si parlava di una misura capace di raggiungere potenzialmente circa 600 mila persone. Nella versione approvata dal governo le stime sono crollate a 200 mila.

Nella realtà diminuiranno ancora. Senza contare che i permessi di sei mesi, in ogni caso, sono estremamente precari e non garantiscono alcun potere contrattuale ai lavoratori per uscire dalle durissime condizioni di sfruttamento in cui sono costretti nelle campagne italiane, soprattutto al sud. Del resto, questo non è mai stato un obiettivo del governo.
«Contestiamo che la regolarizzazione sia subordinata all’utilizzo delle braccia in determinati settori, che sia esclusiva di chi ha un permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019 escludendo gran parte delle vittime dei decreti sicurezza, che sia subordinata a un contratto di lavoro perché rende vulnerabili e ricattabili lavoratrici e lavoratori esponendoli allo sfruttamento», continua Soumahoro.

Il 21 maggio i braccianti incroceranno le braccia per chiedere diritti e dignità. In decine di città ci saranno flashmob e presidi davanti alle prefetture.

Uno dei momenti simbolicamente più forti sarà la marcia che partirà alle 9 di mattina da Torretta Antonacci (l’ex gran ghetto di Rignano) diretta alla prefettura di Foggia, dove i lavoratori consegneranno cassette di frutta e verdura. È grazie al loro sudore che quei prodotti arrivano ogni giorno sulle nostre tavole, anche durante la pandemia. Per esprimere sostegno e solidarietà a questa battaglia, Usb ha invitato i consumatori a evitare in quella giornata «acquisti di frutta e verdura, in segno di solidarietà con la richiesta di regolarizzazione che proviene dall’esercito degli invisibili delle campagne e delle periferie italiane». Un altro appello lo ha rivolto ad agricoltori e contadini: stare dalla parte dei braccianti contro la Grande distribuzione organizzata, che affama gli uni e gli altri.

da DINAMOpress

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